La Samb ci è andata vicino, nonostante tutto

Analisi: Padova-Samb

La squadra di Montero era riuscita a imbrigliare i padovani, ma alla fine la partita è stata decisa dagli episodi. L’analisi tattica di Padova-Samb


Nella conferenza prima della gara Montero aveva fatto la conta delle assenze con una scrollata di spalle, garantendo che la Sambenedettese avrebbe comunque mantenuto la sua identità: «Noi faremo sempre le nostre partite, consci del fatto che loro hanno giocatori importanti. Andremo a fare il nostro gioco».

Il tecnico rossoblu partiva da San Benedetto con la consapevolezza di dover rinunciare a Di Pasquale, Di Massimo, Rocchi e Frediani, una truppa molto nutrita a cui si sarebbe aggiunto anche Orlando, fermato da una noia muscolare nella rifinitura. Senza cinque potenziali titolari Montero ha dovuto per forza di cose sperimentare, presentando una squadra che contava due attaccanti (Volpicelli e Cernigoi), due mediani (Gelonese e Angiulli), tre difensori centrali (Biondi, Miceli, Carillo) e tre terzini (Rapisarda, Gemignani e Trillò).

A prima vista l’undici titolare ha lasciato molti interrogativi, tra chi si presupponeva un 3-5-2 a specchio e chi si aspettava il solito 4-3-3, con Gemignani esterno alto (un ruolo in cui aveva già giocato lo scorso anno) e Carillo terzino. Alla fine non è stata la prima né la seconda opzione, perché i rossoblu sono scesi con un assetto diverso, che vedeva Biondi terzino destro e Gemignani terzino sinistro, con Rapisarda e Trillò sulle fasce e Volpicelli dietro la punta. Un 4-4-2 classico, almeno in partenza.

Padova-Samb

In realtà la squadra di Montero ha avuto un’interpretazione molto fluida, in entrambe le fasi. Quando la squadra era in possesso Biondi stringeva al fianco dei due centrali, per mantenere la superiorità numerica coi due attaccanti padovani, lasciando ancora più spazio a Rapisarda, che si poteva allargare avendo tutta la fascia a disposizione. Dall’altra parte, invece, Trillò e Gemignani si stringevano al turno verso il centro del campo. In queste fasi la Samb faceva quindi una transizione dal 4-4-2 al 3-5-2, per attaccare meglio in ampiezza senza perdere la compattezza centrale data dal centrocampo a tre.

La presenza di Biondi aiuta i due centrali, che possono mantenere la superiorità numerica; davanti, quando Gemignani si alza Trillò stringe sul semispazio sinistro  

Una scelta sui principi

I moduli sono solo numeri del telefono, servono solo a semplificare; a contare sono i principi di gioco messi in campo dal tecnico rossoblu. La Sambenedettese partiva da un modulo abbastanza lineare per poi replicare alcuni meccanismi già visti: l’abbassamento di un terzino vicino ai due centrali si era già visto contro Piacenza e Modena, che come il Padova giocavano con le due punte; le combinazioni in fascia tra Trillò e Gemignani si erano già viste con Di Massimo e Frediani, che in alcune situazioni si scambiavano occupando uno la fascia e l’altro il semispazio sinistro.

La Samb ha cambiato modulo, ma come promesso da Montero non ha rinnegato i propri principi. Agli adattamenti della squadra si sono aggiunti quelli sull’avversario. Quella di Sullo è una squadra molto quadrata, tecnica e forte fisicamente, ma ha un gioco molto lineare: i padovani cercano spesso la verticalizzazione verso i due attaccanti, e una volta consolidato il possesso occupavano il campo in ampiezza, con i due esterni pronti a cercare il cross in area di rigore.

Il pericolo principale era rappresentato da Baraye, un esterno offensivo “mascherato” da quinto di centrocampo, capace di catalizzare il gioco e creare sempre superiorità numerica. Per questo motivo Montero ha messo nella sua zona Rapisarda, che nelle fasi di difesa posizionale lo seguiva praticamente a uomo, lasciando Biondi vicino ai centrali, pronto ad assorbire gli eventuali inserimenti dei centrocampisti patavini.

Padova-Samb

Gli accorgimenti della Samb riescono a limitare e molto il Padova, che nel primo tempo riescono a creare un’occasione solo alla mezz’ora, con il cross di Baraye sfiorato da Pesenti e concluso in porta da Fazzi sul secondo palo. Per il resto i rossoblu tengono benissimo il campo, costringendo più volte il Padova al fallo tattico, che porta gli uomini di Sullo a chiudere la prima frazione con tre ammoniti (e potevano essere anche di più).

I cambi del Padova, le lacune dei rossoblu

Nella ripresa il tecnico biancoscudato la partita sembra proseguire sugli stessi binari, con il Padova che prende gradualmente più campo, spinta dagli inserimenti di Ronaldo e Germano al posto di Mandorlini e Castiglia (entrambi ammoniti). La Samb si abbassa ma continua a difendere con ordine, rischiando solo al 53esimo, su un’altra bella giocata di Baraye, che quasi manda Germano in porta.

Col passare dei minuti la spinta del Padova si fa sempre più pressante, e le ripartenze dei rossoblu si fanno sempre più rarefatte. Nel corso della ripresa i padroni di casa rinforzano l’assalto con gli inserimenti di Soleri e Santini, che accentuano ancora di più il contrasto con l’unico cambio operato nella Samb nei primi 80 minuti, Garofalo. Nonostante tutto i rossoblu difendono bene, rischiando quasi esclusivamente su alcune situazioni da calcio piazzato.

L’unico grande rischio nella fase centrale della gara è su un colpo di testa di Santini al 70esimo, su uno dei tanti piazzati battuti da Ronaldo, che pochi minuti prima aveva protestato per un mani involontario di Cernigoi. Nel finale i rossoblu sembrano avviarsi verso il pari, ma a meno di dieci minuti dalla fine − sull’ennesimo calcio piazzato − Ronaldo approfitta di una indecisione della difesa per riprendere palla, infilarsi in area e prendere il rigore dell’uno a zero.

Il gol decide di fatto la gara, anche perché i rossoblu subiscono quasi immediatamente il raddoppio, causato da un errore in uscita di Trillò, appena abbassato in posizione di terzino per l’inserimento di Panaioli. I due gol in tre minuti tagliano le gambe alla squadra, che nel finale rischia addirittura il terzo in contropiede, nell’azione che porta Trillò al rosso diretto.

Cosa riportare da Padova

Nella conferenza di avvicinamento alla gara Montero aveva promesso la solita squadra, e così è stato almeno per i primi 45 minuti, in cui una Samb molto raffazzonata è riuscita a tenere testa alla prima in classifica. Nella ripresa sono venute fuori le lacune strutturali della squadra, acuite dal contrasto con il Padova, una squadra che per qualità e profondità della rosa vale pienamente il primo posto in classifica.

Il campionato della Sambenedettese è un altro, e le sconfitte delle ultime due settimane − influenzate anche dal caso, oltre che dalla scarsità delle scelte − non tolgono nulla nel percorso della squadra, che resta ampiamente positivo. Del resto, che la Samb avesse una rosa corta si sapeva già ad inizio anno, a dispetto dei mistificatori che dopo tre vittorie la volevano a competere per il primo posto, e adesso hanno iniziato a cantare a tinte fosche la discesa in classifica. Momenti del genere erano già in conto, ma la squadra ha mostrato un’identità che va oltre agli uomini in campo. E questa, nonostante tutto, resta ancora la migliore notizia possibile.

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