Lega Pro, chiesta la sospensione dei campionati alla Figc

Serie C stagione 2019-20

I club di Serie C si sono riuniti: no alla ripresa dei campionati, sì alle 4 promozioni. Il comunicato ufficiale


Le 60 società che compongono la Serie C si sono riunite telematicamente per discutere dell’eventuale ripresa del calcio giocato. Il parere unanime è di non scendere in campo poiché non sussistono le condizioni per rispettare i protocolli necessari. Troppo alto il rischio per i tesserati, troppo alti i costi per mettere in sicurezza strutture e personale.

La proposta della Lega Pro è di bloccare definitivamente i campionati, garantendo la promozione a 4 squadre: le 3 meglio classificate dei rispettivi gironi, più una quarta tramite il merito sportivo. Con il criterio stabilito, a sorridere sarebbe il Carpi in virtù della migliore media punti, mentre il Bari resterebbe in C. Questo il commento del presidente Francesco Ghirelli: «Il metodo utilizzato dalla Lega Pro da sempre: un indice in base alle partite giocate, una media punti insomma. Non abbiamo riflettuto sul nome dei club ma su un dato oggettivo: possono dire tutto meno che il sottoscritto non abbia l’onestà intellettuale di essere il presidente di tutta la Lega Pro».

Tra le proposte c’è anche il blocco delle retrocessioni in D; dal dilettantismo salirebbero le 9 in cima alle classifiche dei gironi, ma non sarebbero ammessi ripescaggi. Ora la palla passa al Consiglio Federale, che dovrà approvare o meno le proposte della Lega Pro.

La crisi dei club

In attesa di avere notizie ufficiali sul calcio giocato, prosegue la lunga via crucis delle società di terza divisione. Ad onor del vero, la crisi economica che affligge le serie minori del calcio italiano non è iniziata con l’emergenza Coronavirus, ma la pandemia ha inevitabilmente aggredito un sistema già in grande difficoltà. L’esempio lampante è quello del Catania, club in enorme difficoltà economica dall’inizio della stagione e oberato di debiti da anni. I giocatori hanno deciso di mettere in mora la società per il mancato pagamento degli stipendi: l’ennesimo macigno sulle spalle di un club sempre più sull’orlo del fallimento.

Notizia dell’ultima ora è anche la decisione del Piacenza di tagliare diversi stipendi dei propri tesserati. L’allenatore Franzini e il direttore Matteassi lasciano ufficialmente il club emiliano, insieme al capitano Antonio Pergreffi che commenta così: «C’era già una difficoltà di base sulla programmazione da attuare per poter affrontare la prossima stagione, soprattutto dopo questa emergenza sanitaria che ha colpito tutti noi. La società, pur di iscriversi, ha chiesto uno sforzo da parte di tutti i giocatori, e cioè di andare incontro alla società per permettere di rispettare i programmi e di salvaguardare la realtà Piacenza; considerate queste richieste, ho accettato di dare una mano, e abbiamo quindi risolto il contratto lasciandoci in maniera più che positiva, sperando che magari un domani le strade possano incrociarsi nuovamente».

Taglio degli stipendi?

La strategia attuata dal Piacenza potrebbe essere imitata da diverse altre società alla ricerca di tagli alla voce dei costi. Tuttavia, l’Assocalciatori ha già espresso da tempo una netta contrarietà: « Posso capire che i top club possano chiedere la sospensione di alcune mensilità a star milionarie, ma noi abbiamo società minori che vogliono che i propri dipendenti si taglino almeno due mensilità su quattro. Quando per chi guadagna 2.500 euro al mese non percepire una mensilità è un sacrificio già non da poco» è il commento del vicepresidente AIC Umberto Calcagno.

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