Intervista ad Hugo Colace, che ha smesso i panni di calciatore per diventare il manager del Bangor City di Domenico Serafino
Argentina, Brasile, Inghilterra, Messico, Francia, Paraguay, Gibilterra, Italia…e infine il Galles. La carriera da calciatore di Hugo Colace è stata un’avventura tutt’altro che banale. Il centrocampista argentino, da poche settimane, ha appeso gli scarpini al chiodo per diventare il manager del Bangor City.
«Ero venuto al Bangor per giocare – racconta Colace – ma il lockdown ha cambiato improvvisamente i piani. La pandemia ha costretto me e tanti altri giocatori a passare tanto tempo lontano dalla famiglia, ma la società ci ha riservato il migliore dei trattamenti aiutandoci in un momento così difficile. Poi è arrivata la chiamata del presidente Serafino, che mi ha proposto di diventare il manager del Bangor City e ho accettato subito. Ho preso questa decisione perché conosco il campionato, conosco i calciatori che abbiamo a disposizione. Abbiamo fatto 3-4 acquisti importanti. Ho fiducia che possiamo vincere il campionato».
Le parole di Hugo Colace confermano le grandi ambizioni che stanno accompagnando Domenico Serafino nelle sue avventure calcistiche. «Parlo spesso con il Presidente e quotidianamente con i dirigenti. Il Bangor City inizierà la preparazione il 10 agosto, la squadra non è ancora al completo ma arriveranno nuovi giocatori importanti. Noi abbiamo come obiettivo quello di tornare in prima divisione e puntare a qualificarci in Europa League. Quest’anno stavamo facendo bene ma la pandemia ha bloccato tutto: stavolta vogliamo vincere il campionato. Il Presidente ha fatto e continua a fare un lavoro impressionante al Bangor City. Nel lavoro è serio e programma con attenzione ogni passo; chiede tanto a noi e dà tanto. Dal punto di vista umano per noi è stato fondamentale in questi mesi. Non ci ha mai lasciato soli».
Nelle ultime ore è diventata ufficiale la collaborazione tra il Bangor City e l’Inter, che porterà in Galles la sua Academy. «Stiamo parlando di un grandissimo club, uno dei migliori in Europa, con tanti professionisti di valore assoluto. Al Bangor non c’è mai stata una collaborazione con un club così importante. Sarà importante per il nostro futuro e per aiutare a crescere i giovani».
Il legame tra il Bangor e la Sambenedettese potrebbe portare a diversi scambi di calciatori e dirigenti. Pedro Pasculli è già operativo nel ruolo di consulente, mentre il centrocampista Santiago Chacon vestirà la maglia rossoblu, in attesa degli arrivi di Gonzalo Laborda e Esteban Goicoechea. Saranno pronti per il calcio italiano? L’allenatore risponde scherzosamente: «I giocatori che ha portato a San Benedetto li vorrei anche qua. A parte gli scherzi, sono contento per loro perché è una crescita professionale importante. Con Chacon ho giocato insieme ed ha una grande tecnica individuale che farà la differenza. Non avrà problemi ad ambientarsi perché mentalmente è un professionista che sa giocare sotto pressione.
Con Goicoechea ho giocato a Gibilterra e, quando sono arrivato al Bangor, ho consigliato a Serafino di prenderlo immediatamente perché è un vichingo. Ha un bel mancino, ha carattere, ha esperienza…l’ho raccomandato io e ora ho perso un guerriero (ride ndr): i tifosi impazziranno per lui. Anche il portiere Laborda ha una forte personalità ed è bravo nelle uscite. Dovrà imparare l’italiano per essere leader. e comunicare con la linea difensiva».
Inizierà da Bangor la carriera di Colace come allenatore. In futuro può esserci l’arrivo in Italia? «Mi piacerebbe sicuramente allenare in Italia in futuro. Da allenatore ho la stessa filosofia che avevo da calciatore: la voglia di arrivare lontano e raggiungere gli obiettivi. Ho giocato tanto all’estero, con la famiglia lontana, ma ho sempre voluto mettermi in gioco superando nuove sfide. Anche come allenatore il desiderio è quello di raggiungere risultati importanti. Amo molto il calcio britannico: un gioco diretto, ad alta intensità, molto diverso da quello italiano che ho visto nelle esperienze da voi (ha giocato in Serie D con Siderno e Orvietana). Nel mio staff ci sono sia collaboratori britannici che italiani: vogliamo creare il giusto mix per riuscire a vincere».