Samb-Perugia: qualcosa sta cambiando

Il pareggio coi perugini ha confermato alcuni problemi della squadra, ma anche nuove soluzioni. L’analisi tattica di Samb-Perugia


Dopo il complicato esordio contro il Südtirol la squadra di Zironelli arrivava al Riviera con una settimana in più di allenamento e aspettative molto contraddittorie su come avrebbe giocato la partita. Ai tanti che si aspettavano cambiamenti sostanziali si aggiungevano quanti credevano sarebbe rimasto tutto uguale, sia per mancanza di fiducia verso la squadra che verso il nuovo tecnico. Col senno di poi quella dei rossoblu contro il Perugia è stata una partita discreta, che ha mostrato qualche novità soprattutto nelle idee, nonostante le difficoltà nella loro applicazione.

La settimana scorsa, a Bolzano, Angiulli aveva descritto la prestazione sua e dei compagni come “una partita di carattere”, evidenziando come fosse difficile applicare così rapidamente nuovi principi di gioco. Quello che aveva dato Zironelli erano “piccole chicche”, che Angiulli e compagni avevano provato a mettere in pratica. Piccole chicche che si sono viste soprattutto nella partita di domenica, in cui si è intravista la direzione del nuovo corso tecnico. Cambiamenti piccoli ma significativi, riconoscibili una volta che si ha a mente il risultato e si riescono a rimettere insieme i pezzi: l’occupazione del campo in ampiezza, scaglionata per le varie fasce di campo; la difesa in avanti, con il pressing uomo su uomo; la fase di uscita, con il coinvolgimento dei due braccetti e la posizione ibrida di D’Ambrosio.

In fase di uscita il centrale rossoblu si alzava oltre alla linea dei due compagni di reparto, quasi in posizione di mediano, con Angiulli al suo fianco o un po’ più avanti, e Nobile vertice basso del rombo di costruzione. D’Ambrosio non contribuiva al possesso, ma fungeva da esca per tenere bassi i due attaccanti avversari, così da lasciare più spazio ad Enrici, Nobile e Di Pasquale.

La mossa permetteva ad Angiulli di partire un po’ più in alto, così da garantire un appoggio centrale tra le linee una volta che la palla passava sull’esterno. In fase di uscita i rossoblu sono passati spesso per vie laterali, sia con le conduzioni dei due braccetti (Enrici e Di Pasquale) che con gli spostamenti in diagonale delle mezzali, D’Angelo e Shaka Mawuli. I due laterali provavano invece a stare alti, almeno nelle intenzioni, per dare ampiezza alla struttura dei rossoblu.

In fase offensiva l’obiettivo era quello di occupare il campo in modo omogeneo, con i due laterali a dare ampiezza, le mezzali nei semispazi e i due attaccanti nella zona centrale, pronti a offrire un’opzione in verticale. In alcuni momenti i rossoblu sono riusciti a fare quanto prefissato, ma per buona parte della gara – anche nel primo tempo, nel loro momento migliore sono stati troppo disordinati: a volte sono mancati i movimenti, troppo in ritardo o non letti bene, altre volte le scelte, troppo conservative. Uno degli elementi di maggior disordine è stato Rubén Botta, che spesso lasciava la posizione da seconda punta per venire a prendere palla a centrocampo, creando scompensi nella struttura posizionale dei rossoblu.

Nella conferenza prepartita Zironelli si era concentrato in particolare sulla posizione di Botta, affermando l’intenzione di usarlo più vicino possibile alla porta, dove poteva creare maggiori pericoli: «Se viene troppo incontro – aveva aggiunto il tecnico – è un problema, perché poi abbiamo solo una punta davanti». È esattamente quanto successo domenica, per larghi tratti della partita. Un lavoro molto utile nel rombo di Montero – dove aiutava la fase di sviluppo, aiutando la squadra a risalire il campo – ma che nel nuovo assetto è sembrato perlopiù deleterio. In molte occasioni i movimenti del fantasista argentino hanno finito per creare vere e proprie ridondanze, che hanno finito per impoverire le soluzioni in possesso dei rossoblu.

Due situazioni, su tutte: al 16esimo minuto Enrici conduce palla fino a centrocampo, dove la salita di Scrugli e il movimento di Shaka avrebbero liberato due soluzioni: la verticalizzazione per Lescano o il passaggio in diagonale per Angiulli. Botta dovrebbe essere in linea con l’attaccante, dove potrebbe ricevere la giocata a muro dell’attaccante o la successiva verticalizzazione del centrocampista, ma invece è sulla trequarti a chiedere palla davanti al compagno. Enrici, invece di provare la palla in verticale, appoggia a lui.

Ruben Botta

Una situazione simile al 28esimo minuto: la Sambenedettese è messa abbastanza bene in campo, Angiulli controlla in posizione centrale e a sinistra la salita di Liporace alle spalle di D’Angelo dà ai rossoblu la possibilità di attaccare la fascia con un due contro uno. Botta dovrebbe essere sulla linea offensiva, così da ricevere alle spalle del centrocampo o aiutare Liporace ad abbassare i centrali avversari. Invece si trova praticamente in posizione di mezzala, dove sta schermando il passaggio in diagonale verso D’Angelo – che si trova in una posizione più vantaggiosa rispetto a lui.

Ruben Botta

Gli errori, ovviamente, non sono stati solo di Botta: ci sono stati momenti in cui il fantasista è stato una risorsa per la squadra, che appoggiandosi a lui ha trovato il modo di resistere alla pressione e riprendere fiato, riorganizzando la fase offensiva. In generale la Sambenedettese ha fatto una partita applicata ma poco precisa, complici alcuni errori tecnici e tattici più che comprensibili, considerando siano solo al decimo allenamento e la seconda partita. Ci sono stati anche momenti in cui la Samb è funzionata molto bene, e con poche giocate è riuscita a mettere in difficoltà un’avversaria forte e preparata come il Perugia.

Al 19esimo minuto Botta viene di nuovo incontro per ricevere palla, ma stavolta D’Angelo e Shaka Mawuli compensano il movimento alzandosi al fianco di Lescano sulla linea offensiva. Il laterale destro, Cancellotti, stringe verso il centro per mantenere la superiorità numerica in mezzo, e questo libera spazio a Liporace sulla sinistra. Quando il laterale rossoblu riceve, Cancellotti si allarga, lasciando un tre contro tre in area di rigore.

Pochi secondi per capire a cosa deve arrivare il gioco posizionale della Samb: occupare tutto il campo, costringendo gli avversari a fare scelte che possono rivelarsi sbagliate, e guadagnarne un vantaggio offensivo. In questo caso il posizionamento della Samb è riuscito a manipolare la struttura difensiva degli avversari, e ha liberato un tre contro tre in area di rigore e una buona occasione al cross per il laterale sinistro. Sul cross di Liporace per Shaka arriva il rigore dell’uno a zero.

Questa azione non è che l’aspetto più evidente di un lavoro ancora abbozzato, che ha bisogno di molto più tempo per arrivare ad un livello accettabile. La Samb ha ancora tante cose da migliorare: nella fase di possesso, nella pressione in avanti, nella gestione generale della partita. Contro il Perugia i rossoblu hanno giocato una buonissima mezz’ora, ma non sono riusciti a mettere le basi per un controllo della gara, sia per una pressione in avanti ancora poco efficace, sia per lo scarso controllo dei momenti della partita.

Nei primi trenta minuti la Sambenedettese era riuscita a pressare bene in avanti, limitando il Perugia alle situazioni in cui Murano e Melchiorri riuscivano a vincere i duelli coi tre difensori. Nel finale di primo tempo, però, i sambenedettesi hanno sofferto troppo il ritorno del Perugia, che una volta trovata la soluzione per aggirare il pressing ha trovato la chiave per prendere in mano la partita. Il gol dei grifoni è partito da un lancio lungo di Dragomir, facilmente controllabile da Liporace, che invece si è fatto prendere dalla fretta e ha spazzato via. Un errore di lucidità, a cui è seguito l’errore tecnico di D’Ambrosio, che ha letto male la traiettoria del cross di Cancellotti lasciando che Melchiorri gli scappasse via.

Gli errori fanno parte del calcio, specie in una squadra che dopo una partenza in pompa magna si è scoperta tutt’altro che infallibile. I rossoblu stanno affrontando un delicato momento di transizione, mentale oltre che tecnico, e hanno bisogno di tempo per arrivare a regime. Dire che nulla sta cambiando – insistendo sugli errori, invece che sulle cose che stanno migliorando – significa non rendere merito agli sforzi della squadra, che in in momento del genere – al netto di critiche, errori e momenti di vuoto – è uscita indenne da due partite contro prima e seconda in classifica. Non è abbastanza, ma non è neanche poco.

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