La Lega Pro sta cambiando pelle

Rappresentativa Lega Pro

Le nuove maglie della rappresentativa testimoniano la voglia di innovare (e rinnovare) l’immagine della Lega Pro. Ne abbiamo parlato con Rupertgraphic


Due stagioni fa, quando abbiamo fatto la guida alle maglie del girone B, ci siamo trovati di fronte un inferno kafkiano: siti internet fermi agli anni ’90, foto sgranate, canali social in stato di semi abbandono. Gran parte delle squadre non avevano ancora fatto la presentazione delle maglie, altre − a pochi giorni dall’inizio del campionato − non avevano neanche le divise pronte. Queste mancanze possono sembrare veniali, ma raccontano bene i problemi e le mancanze che avrebbero segnato quel campionato di Serie C. Da lì a fine stagione sono arrivati i fallimenti di Modena, Vicenza e Reggiana, la dissoluzione del Bassano e la mancata iscrizione del Mestre.

Dal canto suo, la Sambenedettese si era rivelata una delle squadre virtuose del campionato, facendo una grande stagione sia sul piano del marketing che su quello sportivo. Nella stagione 2017-18 la società fece un grandissimo lavoro nella creazione e nella presentazione delle divise, che quell’anno fecero il record di vendite, e la squadra chiuse la stagione al terzo posto in classifica.

L’importanza del branding

Per molti versi, l’attenzione di una società verso marketing e branding è un sintomo di salute. In questo senso non dovrebbe sorprendere il calo della Sambenedettese, che negli ultimi due anni − complice il progressivo disinteresse della proprietà per la squadra, e i tanti cambi societari − ha finito per fare passi indietro anche da quel punto di vista. Due anni fa, dopo i problemi con Erreà, la società ha dovuto cambiare fornitore ridosso dell’inizio del campionato (con risultati scadenti); quest’anno la dirigenza ha deciso di evitare problemi e andare al risparmio, rinunciando direttamente allo sponsor tecnico. La divisa home è arrivata solo il 5 ottobre, un ritardo che ha portato molte critiche della tifoseria.

Le difficoltà della Sambenedettese sono abbastanza circostanziate, ma restano indice di un problema più generalizzato e comune a tante realtà di Serie C. Problemi economici che vanno a inficiare anche la gestione sportiva e amministrativa. In questo senso si possono capire gli sforzi della Lega, che sta cercando di stabilizzare la situazione puntando sulla sostenibilità economica e il rilancio dell’immagine della categoria. Il lavoro è ancora agli inizi, ma l’indirizzo è preciso: da una parte iniziative come lo sciopero dello scorso dicembre, gli incontri col governo e lo studio sull’impatto economico del campionato; dall’altro un diverso tipo di comunicazione, che punta a proporre la Serie C come “La Lega dei comuni”, per attirare attenzione, pubblico e risorse economiche.

Questa spinta è stata inserita in un complessivo rilancio del branding, che parte dalla Lega nel tentativo di coinvolgere tutte le squadre in Serie C. Negli ultimi due anni la Lega Pro ha organizzato diverso incontri con gli addetti stampa e gli uffici marketing, ha rilanciato i canali social, ha inaugurato una partnership con RDSha inaugurato una partnership con RDS, si è ritagliata uno spazio su Sky e ha lanciato il campionato di e-sports della Serie C. La scorsa settimana la Lega è arrivata sul palco di Sanremo con la vice-presidente Capotondi, che ha consegnato ad Amadeus il pallone dedicato ai 60 anni della Serie C.

Le nuove divise

In questo senso va anche la presentazione delle nuove divise della rappresentativa della Lega Pro, sempre in collaborazione con Erreà. Nell’ambito della stessa è stato organizzato un incontro di formazione: “La maglia da gioco, il principale strumento di marketing nel calcio”. Un dibattito sul valore della maglia da gioco nei processi di comunicazione, nelle strategie di marketing e nei percorsi di sostenibilità. A dimostrazione dell’importanza economica e comunicativa che possono avere le divise da gioco, anche in Serie C.

Abbiamo chiesto un breve parere ad Alberto Mariani, alias Rupertgraphic, creative designer e autore dell’omonima pagina Facebook/Instagram/Twitter, da sempre attento al lavoro tecnico e comunicativo che sta intorno alle divise sportive.

«Personalmente apprezzo la scelta di creare un tris di maglie di lega. Mostra come ci sia sensibilità sul tema maglie e sul loro potenziale in termini di identità e comunicazione. Inoltre è un ottimo per fare squadra all’interno di una lega con tante realtà diverse tra loro. Le prime due strizzano l’occhio alla nazionale, e ci può stare, perché di fatto la Lega Pro con 60 società e città riesce davvero a mappare il calcio italiano e a rappresentarlo, oltre che tecnicamente, culturalmente ed emotivamente».

Maglie Lega Pro

«La terza è davvero coraggiosa, è interessante che sia il frutto di un laboratorio e di una discussione tra le squadre intente a creare qualcosa out of the box. I colori che ricordano Spotify e Instagram, la grafica aggressiva a linea spezzata, il contesto fuori dal campo sembrano proprio voler avvicinare un pubblico giovane, segno di coraggio e una grande voglia di refresh da parte della Lega Pro».

Maglie Lega Pro


La Lega Pro è all’inizio di un lavoro lungo e complesso, e non è detto che queste iniziative siano sufficienti a rilanciare una categoria piena di problemi come la Serie C. Eppure qualcosa inizia a muoversi, dimostrando che una crescita è ancora possibile. Se le squadre riusciranno a seguire l’esempio, riaccendendo l’interesse dei tifosi, potrebbe cambiare anche il futuro della categoria.

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