Nonostante sia partita relativamente presto, per la Sambenedettese la pianificazione della nuova stagione ha avuto diverse interruzioni. La partecipazione alla Coppa Italia ha costretto gli uomini di Moriero a seguire un percorso poco lineare, con una sola amichevole probante prima delle gare di coppa con Lucchese e Cesena. L’uscita dalla competizione ha lasciato i rossoblu privi di partite ufficiali per più di un mese, con poco tempo per ripianificare altre amichevoli di livello.
Quella col San Nicolò è stata, a conti fatti, una partita informale: durante la settimana non è arrivata alcuna comunicazione a mezzo stampa, l’ingresso era libero e i sambenedettesi hanno giocato con la maglia d’allenamento. Nonostante il buon livello dell’avversario (il San Nicolò viene da un terzo posto in D), il 4-0 non può significare molto; tuttavia, è stato utile a capire il piano che ha in testa Moriero per la sua squadra.
Le scelte di formazione
Nel primo tempo Moriero ha confermato il 4-2-3-1, con alcune sorprese. L’utilizzo di Rapisarda e Ceka si giustificano con l’esigenza di accumulare minuti, mentre l’inserimento di Gelonese a centrocampo sembra una scelta più focalizzata, specie dopo le ultime gare. Nel centrocampo a due il dinamismo del centrocampista si è rivelato fondamentale, ed è probabile che lo rivedremo in campo anche per la prima di campionato.
Al suo fianco è stato inserito Di Cecco, che rispetto a Damonte (utilizzato a Cesena) offre più garanzie e varietà in fase di non possesso. Nei 45′ a loro disposizione i due hanno giocato come ci si aspettava facessero: l’ex Ancona ha giocato in posizione più arretrata, dando appoggio alla fase di uscita e copertura preventiva nelle fasi di possesso; Di Cecco si è mosso più in verticale, cercando di porsi come collegamento intermedio verso i quattro giocatori offensivi.
Gelonese aiuta la difesa nella fase di uscita, Di Cecco si muove in verticale
Le difficoltà in possesso
Nonostante Di Cecco i rossoblu hanno continuato ad avere difficoltà nella gestione del possesso. Il 4-2-3-2 toglie – essenzialmente – un giocatore dalla catena di fascia, costringendo il mediano o il trequartista a farsi incontro per garantire una soluzione di gioco in più. L’ex Catania e Di Massimo (oggi trequartista) si sono mossi spesso in ritardo, ben seguiti dai sannicolesi, e la Samb si è trovata a dover gestire il possesso quasi esclusivamente sull’asse terzino-esterno, rallentando la manovra.
Conson serve sulla destra Rapisarda, ma il resto della squadra è ferma e il terzino deve indietreggiare
Nonostante queste difficoltà la Samb insiste nel tenere i quattro giocatori offensivi molto alti, a occupare il campo in ampiezza; il possesso viene tenuto in modo abbastanza conservativo, ma la mossa permette ai rossoblu di far abbassare il baricentro del San Nicolò. Una volta che la Samb riesce a mettere le tende nella metà campo avversaria, la posizione degli attaccanti diventa estremamente pericolosa.
Nelle situazioni di possesso prolungato i rossoblu riescono a creare importanti situazioni di superiorità numerica, sfruttando le discese dei terzini (soprattutto Rapisarda) sulle fasce e la posizione centrale di Di Massimo. In questo modo la Samb riesce a liberare almeno un uomo, creando le opportunità per cercare la rete.
Rapisarda scende sulla fascia, permettendo il taglio di Troianiello. L’attaccante attira due avversari, liberando Di Massimo al centro
Come con la Lucchese, la supremazia offensiva si risolve in rete grazie alle giocate di Esposito. Il giocatore viene poco sollecitato nella costruzione della manocvra (che si svolge soprattutto a destra), ma negli ultimi 16 metri si rivela fondamentale. I due gol del primo tempo hanno entrambi la sua regia, con due azioni irresistibili: palla ricevuta al limite dell’area, nascosta a un avversario e consegnata sulla testa di Sorrentino e il destro di Di Massimo.
Finalmente pressing
Pur non cambiando il modo di segnare, la Samb mostra evoluzioni nel modo di difendere. I rossoblu continuano a prediligere una copertura ordinata, con due linee da quattro dietro alla punta e al trequartista, ma in alcune fasi la squadra abbozza una pressione alta sul campo, mostrando la destinazione a cui Moriero (con la forma fisica giusta) intende arrivare.
Le alternative
Nella ripresa Moriero ha cambiato quasi tutta la squadra, schierando un 4-3-3 con Troianiello e Valente al fianco di Miracoli, e il trio Damonte-Bacinovic-Vallocchia a centrocampo. Una scelta influenzata dalla presenza dello sloveno, che in questo modo aveva meno responsabilità in fase di non possesso. Il modulo è durato poco, però; dopo i primi 15′ i rossoblu sono tornati col 4-2-3-1, con Vallocchia sulla trequarti.
Una mossa che ha riportato a galla i problemi di possesso già visti nel primo tempo, acuiti dalla maggiore staticità di Damonte e Bacinovic. Per quasi tutta la ripresa l’unica soluzione di gioco era sulla verticale Tomi-Valente, a sinistra.
Bacinovic e Vallocchia sono marcati, e a Tomi non resta che servire Valente
Ancora una volta, l’esterno zeviano è stato tra i più positivi: imprendibile nell’uno contro uno, il giocatore è riuscito, da solo, a creare tutte le occasioni maggiori del secondo tempo. Nei 45′ a disposizione l’esterno mette a referto 3 cross, un tiro, 5 dribbling e l’assist per il tap-in di Troianiello. A prescindere dal calo dei sannicolesi, infarciti di riserve, la prestazione dell’esterno resta una garanzia in linea con le ultime prestazioni.
Nel finale la rete di Trillò (in fuorigioco, probabilmente) arrotonda il risultato, mostrando la profondità delle scelte (anche under) a disposizione dell’allenatore.
Cosa aspettarsi
In attesa della sfida al Modena i rossoblu non sembrano ancora aver risolto i problemi visti nelle prime giornate (non definitivamente, almeno) ma Moriero ha più di un motivo per sorridere. In attesa della crescita fisica della squadra, che – probabilmente – porterà ad un’evoluzione della fase di non possesso – i rossoblu possono appoggiarsi sulla qualità delle proprie soluzioni offensive, sperando che la coperta non si riveli troppo corta.