Vernecchie rossoblu: 10^ puntata (Vicenza-Samb e Samb-Sudtirol)

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero


Con una delle partite più abuliche e stanche della stagione si chiude l’avventura di Moriero alla Sambenedettese calcio. Il concitato post partita – con le dimissioni poi revocate, seguite dall’esonero – hanno dato una punta di assurdo ad un’esperienza che ha alternato esaltazione e depressione, e lascerà certamente strascichi. Poche ore dopo è arrivato Eziolino Capuano, che nelle situazioni difficili sguazza come una seppia nel brodetto.

Siamo ancora un po’ confusi

Angelo A. Pisani: Partiamo per gradi: la sconfitta in sé non dice nulla di nuovo, abbiamo visto le stesse cose con Renate, Fano e Vicenza. Poca qualità, poco coraggio, poche idee. Una squadra disarmata. La Samb era di fronte ad un esame importantissimo, e ha fatto scena muta.

Michele Palmiero: Io sono d’accordo con le parole dell’allenatore del Sudtirol, Zanetti, quando dice che la Samb ha giocato con foga e ne ha pagato le conseguenze. Io non credo alla squadra che gioca contro il suo allenatore, piuttosto ho visto un gruppo frustrato e troppo arrendevole. Un atteggiamento che posso aspettarmi dai più giovani, ma inaccettabile dai senatori.

Angelo A: La partita di mercoledì ha dimostrato che è inutile aggrapparsi a questa o quella scelta, perché i problemi sono di squadra. Bove-Bacinovic ed Esposito-Valente sono dualismi che non hanno senso, e lo dimostra il fatto che hanno avuto difficoltà tutti e quattro. Ad un certo punto della stagione la squadra si è accartocciata in sé stessa, e la mancanza di un impianto solido ha finito per atrofizzare anche i singoli giocatori.

Michele: La cosa più preoccupante è la mancanza di passi in avanti nel gioco da agosto ad oggi. Non do troppo peso alle due sconfitte di fila, ma la squadra ha avuto un forte processo involutivo. Vero, i problemi dei singoli passano in secondo piano, ma non possiamo nemmeno nascondere di fronte ai problemi dei vari Bacinovic, Tomi, Troianiello.

Durim Ramadani in formissima 

Angelo A: Però bisogna anche mettere le cose in prospettiva. Parliamo di giocatori con pregi e difetti ben marcati, e secondo me non hanno la forza per giocare al di là della squadra. Ci sono giocatori che possono fare di più, però è anche ingiusto chiedere loro cose che hanno mai promesso. Troianiello non è mai stato un bomber, Bacinovic non ha più il dinamismo dei primi anni di carriera, Esposito è sempre stato intermittente. Non si può pretendere un Mancuso ogni anno.

Michele: Quando parlo di aspettative dei veterani non mi riferisco a gol e giocate importanti, quanto della capacità di trascinare il resto della rosa nei momenti più delicati. A Vicenza c’è stato un momento in cui i biancorossi stavano per crollare: in curva i tifosi si picchiavano tra di loro, lo stadio mugugnava per ogni passaggio e gli stessi giocatori sembravano non averne più. In quel momento bisognava ammazzare la partita, e invece li abbiamo fatti resuscitare.

Angelo A: Ecco, il problema maggiore è proprio l’aspetto mentale. La squadra è troppo emotiva, e questo è una cosa che ci portiamo avanti da due anni. La Serie C ha cambiato il nostro peso nel campionato, ma le nostre prospettive sono rimaste le stesse. Le ambizioni di tifoseria e dirigenza sono sempre altissime, e senza il conforto dei risultati, la squadra finisce per sprofondare sotto il peso delle aspettative. La vera maturità sta nel capire che questa squadra, in questo momento, non può essere considerata tra le maggiori pretendenti.

Michele: Questo peso delle aspettative ha finito per schiacciare tutti, compreso l’allenatore. In questo senso è emblematica l’evoluzione delle conferenze di Moriero da luglio ad oggi. Il coraggio – perché no, a volte anche sfrontato – d’inizio stagione ha lasciato spazio a un atteggiamento conservativo, quasi astioso nel ribattere le critiche ricevute. Molti hanno sottovalutato un aspetto secondo me importante: Moriero quest’anno era ad un bivio, sulla panchina della Samb si giocava il futuro della carriera. Non penso se la sia giocata male, dal punto di vista dei risultati, ma non si è rivelato all’altezza sotto il profilo della gestione e della comunicazione.

Angelo A: Io credo che l’importanza della posta in palio lo abbia spinto ad accettare un carico di aspettative eccessivo. Dalle ambizioni di promozione diretta al gioco offensivo promesso in estate, fino all’esaltazione di un organico che aveva potenzialità e ambizioni, sì, ma davvero poche certezze. Moriero si è affidato troppo all’entusiasmo, ha caricato eccessivamente la squadra e distolto l’attenzione dalle lacune che poi hanno finito per seppellirla.

Non sappiamo ancora se sono problemi della squadra o della gestione, ma ad oggi il tanto decantato organico non è mai stato all’altezza delle aspettative. Parte della rosa è stata sottoutilizzata o accantonata, e non sappiamo se per poca fiducia o poca bravura, mentre quasi tutti i giocatori importanti hanno fallito nel dare sicurezze. A questo aggiungiamo il fatto che – a parte qualche eccezione – le certezze sono arrivate solo dai giocatori già in rosa.

Michele: D’accordo, però le certezze non cadono miracolosamente dal cielo. Vanno cercate con razionalità, occorre del tempo: tutto il contrario di quello che accade a San Benedetto. Capuano sarà il quinto allenatore in 2 anni e mezzo: non si può mettere in discussione tutto e tutti dopo due sconfitte. Quest’estate la società aveva fatto un passo in avanti, costruendo una rosa di proprietà con giovani di valore e talenti in cerca di rilancio. Una scelta coraggiosa, che però si è scontrata con la gestione dello staff: con tutti i suoi pregi e i difetti, Moriero andava tutelato di più. Oppure non doveva essere preso fin dall’inizio.

 

Angelo A: Il problema sta a monte, nella pianificazione della stagione. L’anno scorso Federico e Palladini hanno avuto più libertà, ma sono stati accusati del momento negativo; quest’anno ogni scelta è passata attraverso procuratori “amici” (parole dell’ad Andrea Fedeli) e il vaglio della dirigenza, il che ha creato una frattura all’interno del reparto tecnico. Non potendo esonerare il procuratore di, in società è rimasto un solo colpevole.

Moriero ha la sua parte di colpa, ma le parole di Fedeli (“Mi sono fidato troppo a firmare certi contratti”) mostrano che le responsabilità non finiscono lì. Capuano è un allenatore capace di adattarsi in qualsiasi situazione, ma ha anche la forza di farsi sentire: spero che ci riesca.

Michele: Ecco, Capuano. Guardando il curriculum, mi viene da pensare che sia un eccellente allenatore a breve termine – l’anno scorso ha preso un Modena disastrato e lo ha salvato – ma ha girato tantissime piazze senza mettere mai le radici. Per lui sarà un banco di prova importante.

Angelo A: Ha sempre tirato il meglio nelle situazioni difficili, penso che a San Benedetto (con una dirigenza solida e seria) avrà la possibilità di esprimersi al meglio. Come dissi la scorsa estate, tra gli allenatori del girone Capuano è l’unico che sembra capace di sopportare l’impatto con una piazza così esigente. Coi presidenti fumantini, poi, Eziolino ha sviluppato un callo indistruttibile.

Michele: Fin da quando ha iniziato ad allenare, il giudizio su Capuano si è alternato tra chi lo adora e chi non lo sopporta. Io non ho gradito l’atteggiamento degli ultimi mesi a Modena, ma non parto prevenuto. Anzi, insisto nel dire che va tutelato e fatto lavorare con la maggiore serenità possibile. Al di là dei risultati, spero che non si riveli un tappabuchi per la stagione, ma l’inizio di un percorso ragionato.


L’immagine di Madou è ispirata a Better Call Saul, la serie tv creata da Vince Gilligan. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!

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