L’allarme del Mestre vale per tutta la Serie C

Ac Mestre calcio

Stefano Serena, presidente del Mestre Calcio, non iscrive la squadra in C: “Non ci sono le condizioni per fare calcio in modo sano”


Nelle ultime settimane questo giornale ha proposto le prime due parti di Serie C Horror Story, una lunga disamina sullo stato di crisi della terza divisione italiana (l’ultima parte). Nel denso calderone delle società afflitte da gravi problemi economici e strutturali, però, il Mestre Calcio occupa una posizione ben distinta. Il caso dei veneti può essere definito un vero e proprio unicum, dal momento che sul conto della società del presidente Serena non risultano debiti arretrati o penalizzazioni incombenti. La realtà è tanto più semplice quanto dolorosa: per stessa ammissione del suo patron, non ci sono più i presupposti per mantenere in modo sano una società di calcio in Serie C.

La distanza tra costi e ricavi

“La serie C è un campionato in cui ci lasciano le penne moltissime società – ha spiegato Serena – Si spende più che per stare in serie B. E vedrete che quest’anno ci saranno altrettante società che andranno in difficoltà. Io, mi dispiace, non voglio fallire”. Il grido d’allarme lanciato da Serena non è nuovo nel mondo del calcio: l’ultimo ad alzare la voce – in ordine di tempo – è stato il presidente rossoblu Franco Fedeli nel post partita di Samb-Vicenza attraverso una lettera inviata a tutte le società di C. Il sunto dello sfogo di Fedeli è pressoché identico alle dichiarazioni di Serena: mancano le risorse, mancano le strutture, i costi di gestione superano di gran lunga le entrate economiche.

Carenza di strutture

In cima ai pensieri della maggior parte delle società di calcio professionistiche c’è il problema delle strutture. Stadio di proprietà, campi di allenamento, strutture ricettive per il settore giovanile: sono pochissime le squadre in grado di poter garantire un livello minimo di organizzazione. In mancanza di strutture di proprietà, le società sono costrette a tamponare tali esigenze pagando affitti e abbassando notevolmente il livello d’allenamento.

Il Mestre, in tal senso, è una delle società che ha maggiormente sofferto la mancanza di strutture all’altezza: complice anche il filo diretto con il Venezia – e la difficile coabitazione delle due realtà – la squadra è stata costretta all’esilio in quel di Portogruaro.

“È fondamentale che Mestre, intesa come città, possa migliorarsi dal punto di vista delle strutture. Che non siano da patronato. Se si vuole fare calcio ci dev’essere il sano obiettivo di tutti quelli che amministrano la città, per farla crescere. Si tratta di un problema che indica l’indice verso le amministrazioni che negli ultimi 50 anni non hanno investito nulla nello sport. Il sindaco Brugnaro è sensibile al problema, spero che possa dedicarsi all’ammodernamento delle strutture e costruirne di nuove, perché al momento siamo da terzo mondo”.

La conferenza integrale

Padre-padrone: un modello ancora sostenibile?

Lo sfogo del presidente del Mestre – e la decisione, per certi versi “clamorosa”, di rinunciare volontariamente alla C per ripartire dall’Eccellenza – non serviranno a modificare in alcun modo la rotta intrapresa dal calcio italiano. Nonostante le continue crisi, lo sport più seguito dagli italiani resta ottusamente legato a una visione vecchia e non più sostenibile. Il modello del proprietario unico, filantropo milionario disposto a spendere senza logica per il solo intrattenimento delle folle, è chiaramente giunto al capolinea: ad oggi il calcio è per lo più fonte di indebitamento, la funzione di “grande lavatrice” di denaro sporco è resa vana dalle norme anti-riciclaggio e anche l’antico strumento della squadra di calcio come viatico per la visibilità politica è un gioco che non vale più la candela.

Per decenni il calcio è stato tutto questo, oggi non può esserlo più. I modelli virtuosi di  proprietà unica sono mosche bianche rispetto alla miriade di società afflitte da problemi economici e indebitamenti folli. La rinascita del calcio italiana passa anche da un cambiamento culturale da parte di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori: non più oppio dei popoli, ma elemento socio-culturale che, per sopravvivere, deve inserirsi all’interno del tessuto economico della comunità.


Aggiornamento: Serena cambia idea, il Mestre si iscrive

A poco più di 24 ore dalla conferenza stampa il presidente Stefano Serena cambia idea e “in seguito a un inatteso mutamento legato ad alcune trattative” completa l’iscrizione della squadra alla Serie C del prossimo anno. Una mossa improvvisa che, probabilmente, si spiegherà a pieno solo nei prossimi giorni. Il comunicato:

L’A.C. Mestre, tramite il suo Presidente Stefano Serena, comunica che – in seguito ad un inatteso mutamento dello scenario legato ad alcune trattative di queste ultime ore – ha provveduto in serata a fare domanda di iscrizione al campionato di serie C. Eventuali sviluppi conseguenti a tale operazione, saranno resi noti nei prossimi giorni.

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