In un anno e mezzo, Francesco Rapisarda si è preso la fascia destra e la fascia al braccio, diventando il beniamino di società, squadra e tifosi
È il 27 gennaio. Dopo la sbornia con la Fermana – un 3 a 0 senza appelli, che vendica la partita di andata e lancia la squadra al (potenziale) secondo posto – la Samb ha trascorso un periodo travagliato. Durante il calciomercato Capuano chiede alla società uno sforzo per tentare l’assalto al primo posto, trovando la sponda di Panfili; la proprietà ha idee diverse, e Andrea Fedeli lo dice in modo così duro da far presagire un clamoroso esonero. Alla partita con la Feralpi la Samb si presenta con cinque giocatori della berretti e perde 1 a 0.
Nella conferenza post gara continua la battaglia a distanza tra allenatore e presidente: il primo reclama acquisti per completare la rosa, il secondo dice che “le riserve non contano, si gioca in 11”. Si giunge a un compromesso: a pochi giorni dalla partita col Gubbio arrivano Perina, Marchi e Bellomo, tutti convocati. L’unico titolare è Perina, che a tre minuti dall’inizio del secondo tempo viene freddato dal quel volpone di Marchi, autore di una prodezza da 50 metri.
Dopo due mesi senza perdere, il Riviera sembra assaggiare il gusto amarognolo della seconda sconfitta consecutiva. La Samb ci prova in tutti i modi, mettendo in fila una serie di lanci lunghi, cross in mezzo, calci piazzati e tiri da fuori. Al 77esimo Esposito sguscia tra le linee e allarga per Ciccio Rapisarda, infilatosi tra centrale e terzino sinistro. Che ci fa lì?
A tutta fascia
Il cambio di ruolo era arrivato nella partita di esordio di Capuano, a novembre. Con il passaggio alla difesa a tre il tecnico sposta Rapisarda qualche metro più avanti, con tutta la fascia a disposizione: è un momento di svolta, per lui e per tutta la Samb. Nelle settimane successive i rossoblu fanno una striscia di 7 partite senza sconfitte, risalendo la classifica; Rapisarda smette di essere un gregario e diventa un giocatore decisivo.
L’esterno catanese viene spesso isolato sulla fascia destra, per essere servito solo nell’ultima trequarti di campo, con la possibilità di attaccare in velocità. Succede anche nella partita col Gubbio, anche se con meno fortuna del solito. Fino al 77esimo, quando arriva quella palla di Esposito.
Rapisarda è al limite dell’area piccola, ma decide di servire Miracoli sul secondo palo; il pallone si intreccia con le gambe di Kalombo, che evita il tap-in ma poi scivola. Arriva di gran carriera Esposito, che incoccia in contrasto con la scivolata disperata del terzino. La palla torna quasi magicamente a Rapisarda, che scarica in rete il pallone del pareggio.
Dalle mani in testa alla palla del pari passa una frazione di secondo, ma Rapisarda è pronto
Un gol non spiega un giocatore, ma può darne un assaggio. Rapisarda non è un giocatore raffinato, non ruba l’occhio, ma ha un’efficacia incredibile. Ne sa qualcosa la Samb, che dopo aver alternato 6 terzini destri in 18 mesi (Montesi, Tagliaferri, Pettinari, Carminucci, Tavanti e Di Filippo) l’ha messo sulla fascia destra e non l’ha tolto più.
Dal giorno del suo esordio, il 21 gennaio 2017, Rapisarda ha giocato praticamente sempre. Titolare fisso con Sanderra e Capuano, quasi con Moriero, che l’aveva messo in panchina con Fermana e Padova, ma dopo aver perso entrambe le gare ha capito l’antifona. Complessivamente, Rapisarda ha giocato 57 partite su 64, ed è stato sostituito soltanto 3 volte.
Ed è forse per questo motivo che sembra qui da sempre, come una rassicurante musica di sottofondo. In una società come quella sambenedettese – spesso iconoclasta, soprattutto coi suoi giocatori più in luce – Rapisarda è stato l’unico calciatore a non essere mai messo in discussione. Non dalla società, non dagli allenatori, non dai tifosi.
L’insospettabile
Ciccio è l’unico superstite di una delle sessioni di mercato più caotiche degli ultimi anni, che hanno portato al Riviera Bačinovič, Grillo, Ovalle, Latorre, Bernardo e Agodirin. Il suo scambio con Giacomo Zappacosta – 0 presenze con la Sambenedettese, 4 col Lumezzane da lì a fine stagione – è uno dei misteri buffi della presidenza Fedeli.
A immaginarli tutti in fila, gli acquisti del gennaio 2017, viene da pensare al lineup de I Soliti Sospetti: un gruppo eterogeneo e strampalato, con un protagonista ancora da decidere.
Per tutti quanti si tratta di Bačinovič, ex Serie A arrivato all’ultimo giorno di mercato, dopo una lunga serie di smentite e contro smentite. I più ingenui, invece, vagheggiano dietro i video sgranati di Latorre con la maglia uruguayana, sperando nel Nuovo Macaluso.
Rapisarda gioca bene, ma il suo apporto passa un po’ in secondo piano, anche perché sulla sua fascia c’è un certo Mancuso, ala tecnica-ma-poco-prolifica che ha deciso di segnare la bellezze di 26 gol (con 9 assist) in 37 partite. Il terzino ha un rendimento poco appariscente, ma inizia a farsi riconoscere per la sua affidabilità: tanta corsa, tante rincorse, qualche scorribanda in area avversaria. Una di queste porta al calcio di rigore contro il Lecce, nell’andata dei playoff. A Mancuso si sciolgono le gambe, e il 2 a 1 non arriva.
Nella stagione successiva c’è l’incontro con Capuano, che – nonostante le turbolenze societarie, qualche smargiassata e tantissime polemiche – lascia alla Samb un patrimonio invidiabile. Con il tecnico campano Rapisarda cambia ruolo, ed è come se la sua camminata si riallineasse, trasformandolo nel protagonista che tutti aspettavano, anche se nessuno si aspettava fosse lui.
Rapisarda è uno di quei giocatori picareschi e indomiti che non possono che piacere. Le sue corse su e giù sulla fascia sono elettrizzanti, capaci di infiammare i tifosi con la stessa eccitazione di un assalto al fortino. Ciccio ci prova spesso, e si vede sbarrare la strada tante volte, ma non si ferma mai. E alla fine, in un modo o nell’altro, riesce sempre ad averla vinta.
Rapisarda corre su ogni terreno senza aver mai problemi. In pratica è la via di mezzo tra un 4×4 e un motorino
Con la maggiore valorizzazione tattica Rapisarda ha trovato sempre più influenza, migliorando la qualità del suo gioco e delle sue scelte. Le sue corse sono diventate più incisive, e il suo rendimento ha iniziato a farsi sentire anche in zona offensiva.
Negli ultimi sei mesi della scorsa stagione Rapisarda ha segnato 4 reti, più di quanto aveva fatto in tutta la carriera. Insieme ai gol – un piccolo compendio di prontezza, rimpalli azzeccati e cinismo – Ciccio ha mostrato di avere la forza di unire quantità e qualità. Nel 2018 i suoi passaggi chiave sono aumentati sensibilmente, mostrando margini di miglioramento che non sembravano appartenergli.
Con un po’ di fortuna, Rapisarda avrebbe fatto molti assist in più
A forza di provarci, il terzino rossoblu è diventato un giocatore di qualità, capace di incidere con un peso specifico sempre maggiore. Dopo i pareggi contro Pordenone e Gubbio – in due partite complicatissime – il terzino ha messo dentro l’assist dell’uno a uno col Ravenna, che ha lanciato la rimonta, e segnato il vantaggio sul Teramo. Ai playoff ha segnato il 2 a 0 sul Piacenza, che ha messo in sicurezza il passaggio del turno.
Una certezza per la Samb
Dopo un exploit del genere ci si aspettava l’ennesimo divorzio sofferto, col giocatore in partenza verso una delle tante squadre di B e C interessate a lui. E invece – nonostante le tante difficoltà avute per gli altri protagonisti della stagione – è tutto filato liscio, senza tira e molla, problemi o polemiche.
Al suo arrivo la Sambenedettese gli aveva proposto un contratto di sei mesi: alla fine della stagione ha rinnovato per due anni, a cui è seguito un rinnovo per altri tre. Nessuno come lui. Dal suo arrivo i rossoblu hanno cambiato quattro allenatori, tre capitani e decine di giocatori, ma il terzino è sempre rimasto un punto fermo.
La fascia di capitano non è che il sigillo di questo rapporto, il simbolo di qualcosa fatto lì per restare. Dopo tanti (e deludenti) uomini copertina, scommesse strampalate e capitani a tempo i rossoblu si sono ritrovati in casa il giocatore che hanno sempre aspettato. All’inizio un po’ zoppicante, e poi dal passo sempre più sicuro.