Il pareggio con la Virtus Verona non dovrebbe sorprendere

Analisi: Samb-Virtus Verona

La partita del Riviera non ha fatto altro che confermare le difficoltà dei rossoblu. L’analisi tattica di Samb-Virtus Verona


A fine partita, mentre i giocatori andavano testa bassa verso la curva, qualcuno avrà forse ripensato alla sconfitta in casa col Vicenza, e alla dissonanza tra i cori e gli incitamenti di allora e i fischi sempre più diffusi di quel momento. Quella Samb veniva da un esaltante 2 a 0 alla Ternana, a cui erano seguiti i pareggi di Pordenone e Terni, giunti al termine di partite apprezzate anche se sofferte, nonostante le insofferenze presidenziali.

Da quel momento le cose sono precipitate rapidamente: dopo il pareggio con la Feralpi i rossoblu sono crollati a Trieste, nella partita che ha segnato il capolinea della gestione Roselli. Nell’ultima settimana, poi, è successo di tutto: dal ritorno in squadra di Magi (accolto con la non esaltante etichetta di «meno peggio») a quello sui giornali di Capuano, entrato nella schermaglia con un’intervista di fuoco. Quest’ultima ha aperto un altro fronte, quello con il Corriere Adriatico, che ha avuto l’unico effetto di inasprire le ultime ore prima della partita.

I primi cambi di Magi

La situazione ambientale non era affatto facile, per i rossoblu, che pure avevano cercato di mettersi al riparo svolgendo gli ultimi due allenamenti a porte chiuse. Alla vigilia Magi aveva provato a distendere gli animi affermando di sentire la fiducia su di sé, e di averne per la sua squadra, chiamata a invertire la tendenza. La speranza era quella di fare punto e a capo, possibilmente con una vittoria scaccia crisi. Dal canto suo, il tecnico aveva chiuso la conferenza con queste parole «Ho le mie idee, non vengo qui a fare il compitino».

Sulla carta, l’undici titolare era simile a quello che ci si poteva aspettare da Roselli, con Fissore largo a sinistra, Ilari, Gelonese e Rocchi a centrocampo e il duo Stanco-Russotto in attacco. Le novità erano essenzialmente due: il ruolo di Ilari, trequartista alle spalle dei due attaccanti, e la posizione di Russotto, schierato sul lato destro.

Formazioni Samb-Virtus Verona

Il 3-4-1-2 della Sambenedettese. Dall’altra parte la Virtus Verona conferma l’assetto delle ultime settimane, che aveva portato 4 vittorie in 5 partite

Due cambi apparentemente poco significanti, ma che si sono rivelati fondamentali nell’impostazione della partita. La squadra di Magi ha sorpreso gli ospiti con un’aggressione subito alta, con Ilari in marcatura a uomo su Giorico, una delle principali fondi di gioco dei veronesi. La mossa – completata dalle marcature di Rocchi e Gelonese sulle due mezzali – permetteva ai rossoblu di bloccare il centro del campo, dando più agio alla pressione di Stanco e Russotto.

I due attaccanti avevano il compito di schermare la verticalizzazione dei centrali, scalando in fascia una volta che la palla arrivava ai terzini. A destra Russotto aveva l’aiuto di Rapisarda, molto alto; a sinistra Fissore restava spesso bloccato, in modo da garantire la superiorità numerica della difesa contro Danti, Ferrara e Grbac. La solita, grande generosità di Stanco ha permesso alla squadra di non scoprirsi troppo.

Un buon inizio

Nei primi minuti l’impostazione della Sambenedettese mette in difficoltà la squadra di Fresco, che finisce per lasciare l’iniziativa ai rossoblu. L’assetto asimmetrico della squadra – con Ilari in mezzo, e Rapisarda molto alto – permetteva ai padroni di casa di creare diverse situazioni di vantaggio grazie ai movimenti di Russotto: stringendosi, poteva creare un due contro uno con Ilari ai lati di Giorico; allargandosi, poteva crearne un altro con Rapisarda al fianco di Manfrin.

Samb-Virtus

Rocchi e Gelonese sono marcati, ma Russotto e Ilari sono in superiorità numerica su Giorico. Stanco e Rapisarda spingono la difesa in basso

Al 10′ Rapisarda scende sulla fascia e mette dentro una grande palla per Ilari, murato da Giacomel. È la prima di tante azioni costruite sulla fascia destra, dove alla grande spinta del laterale si aggiunge – sempre più frequente – l’apporto di Russotto, quasi un’ala aggiunta. Nel giro di pochi minuti i rossoblu guadagnano quattro calci d’angolo, alzando sempre di più la pressione sui veronese.

Al 19esimo l’attaccante libera il tiro-cross di Rapisarda, respinto da Giacomel; pochi secondi dopo riceve una verticalizzazione sulla destra, salta Sirignano e mette un cioccolatino per Ilari, che spara altissimo. In Curva iniziano a rimbrottare i primi fischi, ma alla prima azione utile il centrocampista fa partire e conclude l’uno a zero, in un’azione simile a quella di pochi secondi prima.

Col destro aveva sparato alto, col sinistro mette in rete pochi secondi dopo essersi inventato un esterno elegantissimo

Il ritorno della Virtus Verona

Dopo lo scotto dell’uno a zero la Virtus riesce a riorganizzarsi, tamponando Rapisarda con lo spostamento di Onescu sulla fascia sinistra, con Grbac sulla fascia destra. Il passaggio al 4-4-2 dà più linearità alla squadra di Fresco, e permette ai veronesi di mandare in confusione le marcature dei rossoblu, migliorando la fase di possesso.

La Virtus passa al 4-4-2, con Grbac e Onescu sulla fasce. Qui Ilari segue Giorico, ma Rocchi è in ritardo su Casarotto. Succederà molto spesso

L’aggiunta di un mediano (Casarotto) al fianco di Giorico mette spesso in difficoltà Ilari, che senza l’appoggio di Rocchi (poco reattivo) si trova spesso in inferiorità numerica, indeciso se prendere come riferimento il giocatore più vicino al pallone o il suo uomo. La seconda parte del primo tempo vedrà molte di queste scelte sbagliate, che permetteranno agli ospiti di alzare lentamente il baricentro. Nonostante qualche concessione, la Samb rischia poco: nel primo tempo l’unica occasione pulita della Virtus arriva al 43esimo, con un sinistro a giro di Giorico.

Nella ripresa la partita cambia definitivamente, sia per l’atteggiamento della Sambenedettese – più accorto, rispetto al primo tempo – che per la maggiore aggressività degli ospiti, scesi in campo con un atteggiamento più offensivo. Per limitare i due laterali di centrocampo Fresco decide di attaccarli, tenendo molto alti Onescu e (soprattutto) Grbac, che per abbassare Rapisarda viene spostato sulla sinistra.

L’assetto del secondo tempo: la posizione alta di Grbac e Onescu tiene bassa i due laterali, che finiscono per lasciare molto spazio a Manfrin

L’imprecisione della Sambenedettese

La squadra di Magi soffre molto, anche perché senza un riferimento alto sulla fascia dimostra grandi difficoltà ad uscire. I rossoblu provano a compensare con un possesso più ragionato, ma l’eccessiva imprecisione della squadra – che ha pochi riferimenti, ma anche poca qualità nelle scelte – finisce per facilitare la Virtus, che inizia a recuperare il pallone altissima.

Nei primi dieci minuti la Samb perde due palloni sanguinosi in fase di uscita, e al terzo errore viene punita dal gol dell’uno a uno. Casarotto ruba palla a Rocchi, Manfrin salta Ilari e serve Ferrara sulla sinistra: ottimo cross, pessima copertura di Miceli; Danti arriva e segna.

Un carnet di errori: il passaggio affrettato di Biondi, il controllo sbagliato di Rocchi, la copertura in ritardo di Ilari e Rapisarda, il non intervento di Miceli

Poche alternative

Siamo al 56esimo, e la Samb sembra già non averne più. Dopo il pareggio Magi decide di accelerare i cambi, e nel giro di 15 minuti inserisce Bove, Di Massimo, Signori e D’Ignazio, tutti giocatori che (almeno sulla carta) dovevano aiutare la squadra ad allungarsi, garantendo quegli “strappi di 40-50 metri” che il tecnico citerà in conferenza.

L’idea non era sbagliata, perché in questo modo la Sambenedettese avrebbe avuto modo di ovviare alle difficoltà nel possesso palla, sfruttando i tanti spazi che la Virtus concedeva in fase di ripartenza. Tuttavia, la mossa riesce in una sola occasione, a cinque minuti dalla fine, con una bella palla in verticale che Di Massimo spara alle stelle.

Per il resto gli unici che creano pericoli sono i veronesi, che vanno al tiro con Danti e Ferrara, e nel finale sfiorano il gol con la punizione di Nolè. Nel frattempo da parte rossoblu c’è solo tanta confusione, ben rappresentata dalle prestazioni di Di Massimo e De Paoli, piantati sulla trequarti in uno stato quasi ectoplasmatico, mentre Stanco correva su e giù per la fascia nel vano tentativo di tenere a galla la partita.

Per molti versi, il vero problema della Sambenedettese, il fraintendimento che ne ha avvelenato la stagione, sta tutto lì. Le altre questioni – l’ennesimo pareggio in casa, i problemi tecnico-tattici, la condizione fisica – non sono che conseguenze, sintomi dei problemi creati questa estate, e a cui lo scorso inverno non si è voluto porre rimedio.

Guardarsi in faccia

I fischi dello stadio sono forse ingenerosi, ma rappresentano al meglio l’esasperazione di una tifoseria che ancora oggi continua a sentirsi dire che i problemi sono gli altri, nonostante mesi e mesi di evidenza. Allenatori, giocatori, ex dipendenti, membri della stampa: una lunga lista di nemici che non riescono a nascondere il vero problema della squadra, e cioè il modo in cui è stata formata in questa estate e quello in cui (non) è stata aggiustata dopo la fine di dicembre.

La stagione era iniziata con gli ammonimenti di Magi, che parlava di 14-15 titolari affidabili, ed è continuata con lo stesso mantra ripetuto da Roselli, esonerato quando era più facile dargli la croce anziché ammettere che la squadra non ne aveva più. I giocatori che tirano avanti la carretta sono sempre gli stessi, stremati e insultati da chi ogni settimana reclama un nuovo salvatore della patria, sempre diverso a seconda della panchina.

Nel frattempo, dalla società continuano i messaggi di smobilitazione (questi sì destabilizzanti), amplificati proprio da cdi in nome della “tranquillità” della piazza avevano ricusato ogni tipo di critica, accettando con un’alzata di spalle le tante mancanze di rispetto di chi due anni fa parlava di Serie B, e oggi di cessione. In questo momento l’unica consapevolezza è che andrà molto peggio, prima di andar meglio.

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