Samb-Virtus Verona, una sconfitta su cui costruire

Samb-Virtus Verona

Errori e sfortuna hanno rallentato la corsa dei rossoblu, ma si può imparare tanto anche da queste sconfitte. L’analisi tattica di Samb-Virtus Verona


San Benedetto le vittorie hanno un effetto anestetizzante, spingono le aspettative al massimo e intorpidiscono i problemi. Negli ultimi quattro anni la Sambenedettese non ha mai avuto un organico per vincere il campionato, né l’obiettivo dichiarato di farlo, nonostante qualche sparata della dirigenza. Eppure, ogni momento di forma della squadra è sempre stato seguito da una serie crescente di aspettative.

A conti fatti l’unica squadra che ha effettivamente lottato per la promozione è stata quella di due anni fa, che partì male, fece una grandissima rimonta e implose verso marzo, colpita più e più volte dal fuoco incrociato di stampa, dirigenza e (parte della) tifoseria. Negli altri casi si è trattato spesso di sogni irrealizzabili, come quelli che lo scorso anno spinsero alcuni a fare la conta dei punti dal Pordenone dopo gli 11 risultati consecutivi.

Questa abitudine era stata inaugurata già il primo anno, quando la vittoria nell’infrasettimanale contro il Padova − più o meno in questo periodo dell’anno − spinse la proprietà a sognare un campionato di vertice, ambizione che finì per trasformare due pareggi in casa nell’inizio di una vera e propria tragedia greca, che ha portato alle dimissioni dell’allenatore e una causa legale con il direttore sportivo.

Verso la Virtus Verona

A tre anni di distanza, i rossoblu si sono trovati in una situazione abbastanza simile. Gli uomini di Montero arrivavano alla partita di sabato dopo un ottimo inizio di campionato, sporcato solo dalla sconfitta di Pesaro, a cui erano seguiti sei risultati utili consecutivi. Vincendo con la Virtus Verona potevano restare agganciati al treno di testa, e nell’infrasettimanale contro il Padova (un altro) avrebbero avuto l’opportunità di avvicinare il primo posto in classifica.

Per la partita contro i veronesi Montero ha cambiato il meno possibile, inserendo Gelonese al posto di Frediani, lasciato a riposo precauzionale, e sostituendo lo squalificato Santurro con Raccichini. Dall’altra parte Fresco ha confermato l’assetto delle ultime settimane, il 4-3-1-2, con Danti alle spalle di Magrassi e Odongwu. Con questo assetto la squadra di Fresco aveva vinto tre delle ultime quattro gare, perdendo solo nella (contestata) partita contro il Vicenza, in cui erano rimasti in dieci per 50 minuti.

Samb-Virtus Verona

Il modulo dei veronesi ha influenzato il piano gara dei padroni di casa, che per tutto il primo tempo hanno provato a sfruttare l’ampiezza del campo coi due terzini. Angiulli scendeva per fare la salida lavolpiana, mentre Gemignani e Rapisarda si alzavano sulla linea di metà campo, pronti a ricevere il cambio gioco o attaccare lo spazio in situazione di due contro uno.

A sinistra i rossoblu avevano un riferimento in Di Massimo, che restava sempre molto largo, mentre Volpicelli da destra tagliava spesso e volentieri dentro al campo, con Gelonese che ne compensava i movimenti allargandosi sull’esterno. Generalmente i rossoblu cucivano il gioco sulla fascia sinistra, sulla catena Gemignani-Rocchi-Di Massimo, nel tentativo di attirare gli avversari e cambiare gioco sull’altra fascia, dove Gelonese faceva da perno per servire gli affondi di Rapisarda e i tagli di Volpicelli.

Botta e risposta

Dalle combinazioni interno-esterno sulla destra arrivano le prime due occasioni della Sambenedettese, che al 3′ va al tiro con Volpicelli − servito orizzontalmente da Rocchi − e al 4′ sfiora il gol con Angiulli, liberato al limite dell’area grazie a una combinazione tra Rocchi, Gelonese e Cernigoi. Inizialmente la Virtus Verona soffre, ma dopo i primi minuti di sbandamento riesce ad alzare la testa, e alla prima occasione riesce a fare il colpo grosso.

La Virtus Verona era arrivata al Riviera con un piano offensivo molto semplice, che consisteva nel verticalizzare nel modo più veloce possibile. La squadra gestiva il possesso coi quattro difensori e il mediano, e appena trovava lo spazio verticalizzava verso gli attaccanti, che avevano il compito di far salire la squadra tenendo il possesso. Davanti i veronesi cercavano di isolare un tre contro tre sulla linea d’attacco, con Odogwu e Danti che impegnavano i due centrali, e Magrassi che si allargava sul terzino.

Dal canto loro, i rossoblu hanno disturbato la costruzione avversaria solo a tratti, limitandosi perlopiù a delle pressioni individuali, come la marcatura di Cernigoi sul mediano e le avanzate delle due mezzali, che si staccavano sul portatore. La mossa doveva garantire compattezza alla squadra, ma in diverse occasioni i veronesi sono riusciti ad allungare le distanze, creando spazi sia per tentare il lancio che per raccogliere il pallone sulla sponda.

Samb-Virtus Verona

Qui una delle occasioni del primo tempo. Gelonese alza la pressione su Sirignano, ma alle sue spalle Danti, Odogwu e Magrassi abbassano la difesa, creando spazio per Onescu tra le linee

Il vantaggio del Virtus Verona arriva proprio su una di queste situazioni: al 7′ minuto Odogwu riceve un lancio di Manfrin, copre palla e allarga per Onescu, in vantaggio su Rapisarda. Sul cross del centrocampista arrivano due errori tecnici, la respinta corta di Miceli e il successivo intervento di Raccichini, che legge male il tiro dal limite di Danieli.

La rete sembra poter spezzare le reni alla Sambenedettese, ma gli uomini di Montero reagiscono abbastanza in fretta, spingendo sugli stessi canali di gioco visti a inizio primo tempo. Come nelle prime due occasioni parte tutto da un cambio gioco, stavolta da destra a sinistra, con il lancio di Gelonese per Di Massimo; l’esterno controlla, salta netto Rossi e mette per l’uno a uno di Volpicelli.

Cambi obbligati e non

Il gol sembra spostare l’inerzia della gara, ma poco dopo la partita si ferma per il brutto infortunio al gomito di Rocchi, uscito in barella e sostituito da Bove. Il ritmo dei rossoblu si spezza, quel tanto che basta per permettere al Virtus Verona di riorganizzarsi. Al 34esimo il tecnico approfitta dell’infortunio di Manfrin per inserire un altro centrale, Curto, con lo spostamento di Sirignano sulla fascia, e nei minuti successivi i veronesi iniziano a difendersi con un 4-4-2 più corto e bloccato, che diventa effettivo con l’ingresso di Sammarco a inizio secondo tempo.

I rossoblu spingono con generosità, ma nonostante il dominio territoriale le migliori occasioni tra primo e secondo tempo arrivano su due grandi verticalizzazioni di Angiulli per Di Massimo: nella prima l’esterno abruzzese fa un buon assist per Bove, anticipato; nella seconda spreca.

Ordine e disordine

Nella ripresa la frenesia della squadra di casa fa i conti con la freddezza dei veronesi, lucidi e sornioni nel difendere con ordine e aspettare il momento giusto. Questo arriva al 59esimo minuto, quando Angiulli sbaglia l’intervento sulla rimessa di Giacomel e manda fuori tempo Di Pasquale, che commette un’ingenuità trattenendo Odogwu. Il centrale si becca la seconda ammonizione e lascia la squadra in dieci.

L’uomo in meno costringe Montero a sostituire Volpicelli con Carillo, lasciando i soli Cernigoi e Di Massimo in attacco. Nel momento più complicato della gara i rossoblu hanno forse il loro momento migliore, spinti alla carica dalla grande prestazione di Gelonese, che dopo l’espulsione tira avanti la squadra con una serie di grandi interventi. È suo il break a centrocampo che fa partire l’azione dell’occasione di Di Massimo, servito da Gemignani, è sua la veronica che fa partire l’azione del potenziale 2 a 2, chiusa da lui stesso con un tap-in giudicato in fuorigioco.

Al 67esimo minuto il centrocampista è protagonista di un altro episodio contestato, un contatto con Onescu in area avversaria, giudicato regolare dell’arbitro. Nell’azione successiva Odogwu riceve la rimessa di Giacomel a centrocampo, spezza la doppia marcatura della Sambenedettese, scambia con Magrassi e batte Raccichini in uscita.

Il 2 a 1 fa esplodere definitivamente la gara, spingendo i rossoblu a mollare gli ormeggi. Montero mette Orlando al posto di Bove e butta tutti i suoi in attacco, dando vita a venti minuti di fuoco. I rossoblu ci provano in tutti i modi, alzando la pressione al punto da spingere Miceli in attacco, con Orlando e Di Massimo sulle fasce e il solo Carillo in copertura. Le occasioni arrivano a grappoli: i rossoblu sfiorano la rete con Gelonese, Cernigoi, Miceli e Angiulli, ma alla fine la Virtus resiste, portando via una vittoria che lascia una grandissima ferita.

Cosa è mancato?

La sconfitta dei rossoblu ha avuto una forte componente di caso, ma tanto è bastato per spostare la conversazione verso la profondità della rosa, discussa anche e soprattutto da chi neanche una settimana fa parlava dei primi posti in classifica. Tanto a rafforzare l’impressione di un discorso lecito in generale, ma usato per giustificare con motivazioni semplici una partita molto complessa.

Nella partita di sabato la Sambenedettese ha fatto tutto per vincere: ha avuto il 62% del possesso palla, ha fatto venti cross in più (28 contro 8) ed ha provato il triplo dei tiri (18 contro 6). In totale ha prodotto 1.42 xG, contro gli 0.49 della Virtus Verona, che ha segnato due gol con gli unici due tiri nello specchio. Considerando gli oltre 30 minuti giocati in inferiorità numerica, sono cifre incredibili.

La differenza della gara non è stata nei mancati cambi, che non sono pesati nella produzione, né nella gestione dell’arbitro, che a conti fatti resta una componente della gara, alla stregua di pali e traverse colpite. La differenza è stata nelle scelte tecniche e nel caso, che la scorsa settimana avevano premiato i sambenedettesi, e sabato li hanno puniti. Le vittorie delle ultime settimane hanno portato al massimo l’entusiasmo, esagerando forse troppo le aspettative; questa sconfitta fa male, ma può aiutare a trovare un equilibrio su cui costruire.

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