Il pareggio del “Romeo Galli” dimostra che non ci sono partite semplici in questa Serie C. L’analisi tattica di Imolese-Samb
L’ultima trasferta della Sambenedettese a Imola era arrivata lo scorso agosto, in Coppa Italia. Era la prima uscita ufficiale di entrambe le squadre, che non avendo punti in palio decisero di giocarsela a viso aperto, dando vita a una sfida piena di emozioni.
Fino a quel momento si fantasticava su una Sambenedettese arcigna e lottatrice, pronta alla garra e alla lotta, ad immagine e somiglianza del Montero giocatore. Tutto ciò a dispetto dello stesso interessato, che fin dall’inizio espresse l’intenzione di costruire una squadra capace di costruire da dietro, tenere la difesa alta e avere il controllo del possesso, giocando in modo sempre propositivo. Inizialmente la piazza aveva sottovalutato le sue parole, ma la prima uscita della squadra – quella di Imola, per l’appunto – finì 3 a 3 ai supplementari, mostrando ai tifosi quanto fosse profonda la tana del bianconiglio.
Cinque mesi dopo la Sambenedettese è tornata al Romeo Galli con un bagaglio pesante, fatto di esperienza, qualche scottatura e una maggiore consapevolezza. Nonostante momenti difficili gli uomini di Montero non hanno mai rinunciato ai propri principi, anche a costo di rischiare, e lo stesso poteva valere per l’Imolese, che dopo un inizio molto complicato è lentamente riuscita a riprendersi.
La nuova identità dell’Imolese
Buona parte del merito va a Gianluca Atzori, che dopo il suo arrivo è riuscito a dare maggiore compattezza alla squadra, senza rinnegare il percorso tattico costruito da Coppitelli. Ad inizio anno l’Imolese era una squadra propositiva ma fragile, che riusciva a costruire bene la giocata, ma era spesso costretta a scoprirsi coi due terzini; questo dava molti pericoli in transizione, mettendo la difesa in difficoltà. Dopo il suo arrivo Atzori ha deciso di passare alla difesa a tre, rinunciando a un centrocampista. La mossa ha permesso di dare più compattezza in zona centrale (con due mediani davanti ai tre centrali), e tenere più alti i due terzini sugli esterni, fondamentali per dare ampiezza.
Col nuovo assetto la squadra emiliana ha messo in fila cinque risultati utili consecutivi, nonostante avversari complicati come come Carpi, Piacenza e Sudtirol. Anche per questo motivo il tecnico laziale ha confermato in blocco quasi tutta la squadra, inserendo Alimi e Latte Lath al posto di Tentoni e Ngissah Bismark. Tante conferme anche per Montero, che rispetto alla partita con la Feralpisalò ha sostituito solo Di Pasquale, infortunatosi durante la rifinitura, inserendo Carillo.
L’inizio complicato della Sambenedettese
La preferenza data a Carillo al posto di Miceli si poteva spiegare con la volontà di avere un centrale mancino sul suo lato forte, vista la conferma di Biondi a destra, ma è stata per molti versi sorprendente. Senza i due centrali più abili nel gioco da dietro i rossoblu hanno trovato molte più difficoltà del solito a sviluppare il possesso, complice la pressione molto alta impostata dai padroni di casa.
In fase di non possesso la squadra di Atzori pressava con un baricentro abbastanza alto, coi due attaccanti in pressione sui centrali difensivi e Belcastro a uomo su Angiulli. L’obiettivo era quello di rallentare l’uscita palla della Sambenedettese, isolando il più possibile i due terzini, gli unici giocatori liberi dalla pressione degli emiliani.
Padovan e Latte Lath pressano i due difensori, mentre Belcastro marca a uomo Angiulli. Santurro è costretto a cercare la palla lunga per Rocchi
Quando la Samb aveva il possesso nella propria trequarti i due laterali restavano bassi al fianco della difesa, per coprire i due esterni e (soprattutto) assorbire al meglio gli inserimenti di Frediani, che in questo modo poteva venire marcato lasciando comunque un centrale libero (si formava un cinque contro quattro sulla linea difensiva).
Quando la palla arrivava sulla fascia (verso Gemignani, Rapisarda o Rocchi, che spesso si abbassava per ricevere) Schiavi e Valeau si alzavano per pressare, e dietro la linea diventava a quattro, con il terzo centrale che scivolava sulla fascia per marcare l’esterno offensivo. In questo modo l’Imolese poteva dare sempre pressione sul portatore palla, senza concedere troppi spazi ai lati del terzetto difensivo.
Valeau lascia la linea per pressare Rocchi, che si era allargato per ricevere; Della Giovanna si allarga su Orlando, mentre Schiavi (sull’altra fascia) torna in linea
In questa situazione i rossoblu avrebbero potuto (e forse dovuto) gestire con più coraggio il possesso dal basso, spostando il pallone da una fascia all’altra allo scopo di liberare e sfruttare gli eventuali dovuti ai vari scivolamenti difensivi. Nella conferenza post-gara Montero ha accennato a questa situazione, dicendo che durante la settimana aveva preparato i suoi a “toglierla dal centro”, cioè cercare il più possibile le fasce, sfruttando eventuali spazi ai lati della difesa a tre.
La Sambenedettese ci ha provato: nella prima frazione del primo tempo Biondi, Carillo e Santurro sono stati tra i giocatori più sollecitati nella fase di possesso, con Angiulli a supporto, ma la buona pressione dei padroni di casa li ha costretti spesso ad accelerare il cambio gioco in fascia (con palloni troppo alti, lenti o imprecisi) o lanciare lungo per evitare di perdere il pallone.
In questo contesto tattico è venuta fuori la maggiore fisicità dell’Imolese, che oltre ai tre centrali poteva contare sul supporto di un giocatore solido e intelligente come Alimi. Nel primo tempo il centrocampista di proprietà dell’Atalanta ha fatto suoi quasi tutti i palloni vaganti, ingolfando le transizioni della sambenedettese e regalando ordine ai suoi compagni di squadra, che grazie al suo appoggio potevano recuperare palla e ripartire subito in verticale.
Alcune delle azioni di Alimi, che si fa trovare sempre al posto giusto al momento giusto
Alla centralità difensiva di Alimi si aggiungeva quella offensiva di Belcastro, primo riferimento e cardine di tutte le azioni offensive dei padroni di casa. In fase di possesso l’Imolese alzava i due laterali sulla trequarti e teneva i due mediani abbastanza bassi, per assorbire le transizioni, lasciando a Belcastro la libertà di svariare per tutto il campo e ricevere nella posizione migliore; da lì potevano allargare per le due fasce, servire in verticale gli attaccanti o provare la percussione.
Equilibrio complesso
Nel primo tempo la partita si è giocata in un equilibrio abbastanza precario, nonostante le poche occasioni. La Sambenedettese ha provato a gestire il possesso da dietro, allo scopo di liberare spazio oltre la linea di pressione, mentre l’Imolese ha continuato sempre a pressare alto, nel tentativo di recuperare velocemente palla e ripartire.
Quando una delle due squadre riusciva a prevalere sull’altra nasceva sempre un’occasione: al 30esimo minuto la Sambenedettese è riuscita a far scorrere velocemente la palla in direzione di Gemignani, Rocchi si è liberato alle spalle del centrocampo e Rapisarda ha trovato spazio per partire a campo aperto; otto minuti dopo l’Imolese ha pressato bene in avanti, costringendo la Samb a rilanciare male e regalare palla a Carini, che ha liberato Belcastro al limite dell’area di rigore.
La migliore azione della Samb e l’occasione più grande dell’Imolese nel primo tempo, sulle due azioni più distintive dell’una e dell’altra squadra
Nel secondo tempo la Samb entra in campo con più aggressività, e ha la fortuna di spezzare subito l’equilibrio: al 49esimo minuto i rossoblu guadagnano un corner dopo un affondo sulla fascia, e sulla battuta di Frediani Rapisarda spunta in mezzo all’area di rigore, mettendo in rete l’uno a zero.
Il vantaggio dei rossoblu ha influenzato il resto della gara, convincendo l’Imolese ad alzarsi e la Sambenedettese a difendere in modo più conservativo. Col passare dei minuti la squadra di Atzori prende sempre più campo, con buona pace della Sambenedettese, che si compatta dietro con l’obiettivo di recuperare palla e ripartire a campo aperto. Nella parte centrale della ripresa la partita si acquieta, con le due squadre incapaci di riaprire o chiudere definitivamente la partita.
Il risultato fa il gioco della Samb, che pure non riesce a ripartire con qualità, e va al tiro solo con due conclusioni sgangherate di Di Massimo e Orlando. Al 70esimo Montero cerca di aiutare la squadra con l’inserimento di Cernigoi al centro dell’attacco, ma il suo ingresso ha poco impatto, e con lo scorrere della gara la squadra finisce per abbassarsi troppo a ridosso della trequarti, costretta a una lunga e ottundente attesa.
Dal canto suo l’Imolese non ha mai mollato il freno, spingendo sempre con convinzione, nonostante le difficoltà a trovare le occasioni giuste. Ancora una volta le due squadre si sono trovate in un equilibrio precario, e come ad inizio ripresa è stato un calcio piazzato a cambiare la partita. L’occasione giusta è arrivata al 92esimo minuto, con il colpo di testa di Vuthaj, che è spuntato sul secondo palo e ha messo la parola fine alla partita.
Problemi di gestione
Dopo il pareggio si è parlato molto dei rischi presi dalla squadra una volta in vantaggio, con riferimento alla partita con la Reggiana, ma il vero errore dei rossoblu è stato quello di non provarci − o almeno, non farlo con la giusta convinzione. Nella seconda parte della ripresa i rossoblu hanno commesso l’errore di accontentarsi, un po’ per scelta e un po’ per costrizione, dando coraggio ad un’avversaria che non ha lasciato nulla di intentato, e a conti fatti si è meritata il punto.
Il pareggio è maturato negli ultimi minuti di una partita sfiancante, in un momento dove è soprattutto la lucidità a decidere le partite. Non è un caso che la Sambenedettese abbia sbagliato l’ultima verticalizzazione con Angiulli, autore di una grandissima prestazione, e non è un caso che l’Imolese abbia costruito l’uno a uno con tre subentranti: Ngissah, che ha guadagnato la punizione con un bello scatto; Tentoni, che ha messo un gran pallone in mezzo; Vuthaj, che si è liberato e ha messo dentro.
I rossoblu sono stati sfortunati, ma in questo caso si è trattato di una sfortuna inattaccabile, che ha riequilibrato quanto si era visto nei novanta minuti prima. Domenica la differenza tra il pareggio e una grande vittoria passava per pochi dettagli, quelli propri di una grande squadra, che ha un certo tipo di rosa e sa portare a casa un certo tipo di partite. La Sambenedettese non è ancora quel tipo di squadra, e per la rosa che ha è difficile che lo diventi.
I due punti persi fanno male, ma non bisogna avere la presunzione di gridare allo scandalo: con il pareggio di domenica l’Imolese è arrivata al sesto risultato utile in campionato, in una serie che ha portato gli uomini di Atzori a sfiorare la vittoria col Sudtirol e battere il Carpi, che al momento è secondo in classifica. A ennesima riprova che in questo campionato non ci sono risultati scontati, e anche le partite “in discesa” sono complesse e pieno di insidie.