Samb-Mantova: una questione di qualità

Samb-Mantova

La squadra di Montero ha vinto perché è riuscita a mettere i suoi nelle condizioni migliori per incidere. L’analisi tattica di Samb-Mantova


La partita col Mantova ha segnato due esordi importanti della stagione della sambenedettese: quello dei tifosi al Riviera, e quello in campo di Rubén Botta. Il primo è stato un ritorno parziale, che ha dato un po’ di colore e rumore a uno stadio desolatamente vuoto; il secondo è stato un arrivo entusiasmante, che ha riempito gli occhi dei tifosi rossoblu.

Poche volte, come nella partita di domenica, la prestazione di un singolo si è identificata così tanto con la sua squadra. Botta non è stato solo il giocatore più influente della Samb, ma è quello che ne ha rappresentato meglio la prestazione, regalandoci il senso di una partita che i rossoblu hanno giocato con qualità e intelligenza, riuscendo ad avere la meglio su un’ottima avversaria.

I rossoblu non sono stati perfetti: sullo 0 a 0 hanno rischiato almeno due volte lo svantaggio, e c’è stato un momento – a metà secondo tempo – in cui sembravano perdere di mano la partita. La loro forza non è stata nella perfezione, ma nella costanza: la costanza con cui hanno giocato palla a terra, affrontando il pressing del Mantova; la costanza con cui hanno cercato di difendere alti, anche a costo di lasciare spazio alle spalle; la costanza con cui hanno continuato a rischiare la giocata, nel tentativo di vincere e non sopravvivere alla partita.

La squadra di Montero è partita dal 4-3-1-2 delle ultime settimane, con Nobile in porta; Scrugli, D’Ambrosio, Di Pasquale ed Enrici in difesa; Shaka Mawuli, Angiulli e D’angelo a centrocampo; Botta sulla trequarti, alle spalle di Nocciolini e Maxi Lopez. Dall’altra parte Troise ha scelto una soluzione ibrida: sulla carta il Mantova partiva col solito 4-3-3, con Cheddira e Rosso ai lati di Vano, ma in fase di non possesso i virgiliani si mettevano a specchio per pressare alta la manovra rossoblu.

Da sinistra Cheddira si stringeva al centro per marcare a uomo Angiulli, mentre Rosso e Vano prendevano in consegna i due centrali di difesa, con l’obiettivo di indirizzare il possesso verso l’esterno. Il passaggio da centrale a terzino era l’innesco per la pressione del resto della squadra: terzino e mezzala sul lato palla si stringevano sui loro diretti avversari, mentre la mezzala sul lato debole accorciava al fianco di Zibert, per coprire un eventuale passaggio al centro.

L’atteggiamento aggressivo del Mantova ha messo molta pressione alla Sambenedettese, che dal canto suo ha avuto il merito di non farsi prendere dall’ansia, e ha continuato a giocare con la testa alta, nel tentativo di sfruttare gli eventuali spazi che gli avversari potevano concedere.

I meccanismi di gioco non erano molto diversi da quanto visto nelle ultime settimane: la Sambenedettese puntava a svuotare il centro con le due mezzali (soprattutto coi movimenti ad allargarsi di Shaka Mawuli, a destra), per poi cercare la traccia centrale, verso le due punte o il trequartista. La differenza l’ha messa Rubén Botta, che ha dato un rifugio sicuro alla palla, aiutando la squadra a gestire meglio i ritmi della partita.

L’argentino ha avuto praticamente carta bianca: poteva scendere in mediana per scambiare palla coi compagni, allargarsi sulla fascia per ricevere a campo libero o alzarsi sulla trequarti per ricevere le sponde di Nocciolini e Maxi Lopez. Quando la Samb era in zona rifinitura, Botta era il primo riferimento a cui dare la palla, e ogni volta che la riceveva succedeva qualcosa.

Le ottime azioni della Samb arrivano grazie alle belle giocate di Nocciolini e Maxi Lopez, ma entrambe le azioni partono dai piedi di Botta

La prestazione del trequartista non sarebbe stata possibile senza il contesto della sua squadra. A livello tattico, grazie ai movimenti e alle coperture che gli hanno permesso di muoversi su tutto il fronte d’attacco; a livello tecnico, grazie agli appoggi e alle rifiniture dei giocatori con cui riusciva a legare il gioco.

A ben vedere, la partita dei rossoblu si è distinta anche e soprattutto per le giocate dei suoi giocatori migliori: le coperture spalle alla porta di Maxi Lopez, che hanno dato una sicurezza sui palloni alti; i movimenti in profondità di Nocciolini e Shaka, che hanno aiutato ad allungare ed allargare la difesa avversaria; la sicurezza in appoggio data da D’Angelo e Angiulli.

La partita della Samb non è stata una somma di qualità individuali, ma un recinto che ha permesso a queste qualità di esprimersi. La squadra di Montero ha giocato su più registri, alternando giocate sul breve e sul lungo, ma l’ha fatto coi tempi e la preparazione giusti, mostrando momenti di grande brillantezza offensiva.

Lo stesso atteggiamento si è visto nelle fasi di non possesso, in cui la Sambenedettese è riuscita a pressare alto e con efficacia, spinta in avanti dal sacrificio dei suoi giocatori offensivi. Nocciolini, Botta e Maxi Lopez si sono spesi tanto in fase di non possesso, aiutando la Samb sia nella pressione alta che nelle rincorse indietro, togliendo un po’ di peso alla fase difensiva.

La partita, come detto, non è stata perfetta: la Samb ha rischiato in diverse occasioni, ma ha avuto la forza di non rinunciare al suo gioco, e alla fine è stata premiata dagli episodi. Dopo i due gol sfiorati dal Mantova, con le occasioni per Vano e Cheddira, i rossoblu hanno dato uno strappo alla gara con due splendidi gol in poco più di dieci minuti.

Il 2 a 0 non ha spento il Mantova, che nel secondo tempo non ha mai smesso di provarci, cercando di riaprire la partita. Nella ripresa la squadra di Troise è passata al 3-4-1-2, cristallizzando i movimenti che già si erano visti nel secondo tempo, con le discese di Silvestro a sinistra compensate dalla posizione di Bianchi, bloccato a destra.

I virgiliani hanno iniziato a sfruttare con più efficacia l’ampiezza del campo, con i due esterni sulla linea degli attaccanti, e tre giocatori in mezzo pronti a ricevere o saltare in area dii rigore. Per la prima volta i rossoblu hanno iniziato a inseguire, e Montero ha cambiato assetto della squadra, spostando Nocciolini (poi sostituito da Bacio Terracino) e Botta sugli esterni, in quello che a tutti gli effetti era un 4-5-1.

Ancora una volta si è vista l’influenza delle qualità tecniche nelle scelte tattiche della squadra: per buona parte della ripresa ai rossoblu è bastato stare bassi e compatti a difesa della propria trequarti, consci che una volta recuperata palla c’era la possibilità di appoggiarsi a Botta per la ripartenza, a Maxi Lopez per i lanci lunghi e a Shaka Mawuli per allungare la squadra.

Nella seconda metà della ripresa, quando la spinta del Mantova si è fatta più pesante, la Sambenedettese si è affidata ai guantoni di Nobile, che ha mantenuto il risultato con due parate decisive. Al fischio finale, nonostante un secondo tempo più complicato, la partita non è mai sembrata veramente in pericolo.

A una settimana e mezzo dalla partita con la Fermana i rossoblu si sono dimostrati una squadra più forte e matura, dimostratasi finalmente capace di gestire i momenti della gara, dimostrando di aver capito la differenza tra intensità e frenesia. Pur rischiando qualcosa ne è uscita con una vittoria fondamentale, conquistata con una delle migliori prestazioni di tutto il 2020. Il campionato è ancora molto lungo, e c’è ancora tanto da dimostrare, ma dopo questa vittoria ci sono tanti motivi in più per sorridere.

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