Alla vigilia della Coppa il tecnico sambenedettese fa un bilancio del lavoro fatto finora, e traccia la strada per quello che sarà
Quello tra Giuseppe Magi e la Sambenedettese è il frutto di un corteggiamento durato diversi anni, tra avvicinamenti, incroci e parallelismi. Dopo una maturazione così lunga, la partita di Coppa arriva in modo quasi “irrituale”, costringendo il tecnico ad un esordio tanto precoce quanto probante.
La piazza sambenedettese vive di eccessi, e in questo momento di astinenza anche un’amichevole può avere il peso di un macigno. In quello che si è rivelato un momento molto delicato, per la società, tecnico e squadra avranno il compito di rassicurare piazza e tifosi, mostrando i primi semi di una stagione positiva. L’osservato speciale sarà ovviamente Giuseppe Magi, che domani ritroverà per la prima volta il suo Riviera. L’abbiamo intervistato.
Mister, come sta andando la preparazione?
“Sono soddisfatto del lavoro fatto finora, questo è un gruppo molto volenteroso e propositivo. In generale questi primi 15 giorni di ritiro sono stati molto positivi, ad oggi siamo oltre le mie aspettative”.
Due settimane fa eravate in 38. Un gruppo così grande influenza il metodo di lavoro?
“Quando si inizia un nuovo percorso è giusto valutare tutti i ragazzi, da chi ha fatto bene (qui o altrove) a chi ha avuto meno spazio. Prima di esprimere un giudizio sui giocatori è giusto lavorarci, così da valutare in prima persona se sono o meno all’altezza. Il gruppo in parte è già stato ridotto: per qualche giorno siamo stati anche in più di 40, ora siamo 28.
Il lavoro non cambia. In questo momento squadra deve trovare una sua identità, anche se sappiamo che non è completa; ora la cosa importante è costruire una base solida per il futuro, per poi aggiungervi i giocatori che ci facciano fare il salto di qualità. Domani ci aspetta una partita non facile, bisognerà giocare con umiltà. Certamente non si vedranno i veri valori della Samb, anche perché finora ci siamo concentrati sulla quantità che sulla qualità. Sono curioso di vedere come risponderà il gruppo”
La squadra deve “trovare una sua identità”, ma nelle sue squadre c’è sempre stato un filo comune: gestione del possesso, occupazione degli spazi, uscita palla a terra. Rivedremo le stesse cose anche qui?
“Stiamo già lavorando in quella direzione, ma siamo ancora agli inizio. Ovviamente ci sono giocatori più abituati a giocare questo tipo di calcio, altri meno; per raggiungere un certo livello ci vuole tempo e pazienza, è un percorso lungo. Ora ci troviamo di fronte a questa partita ravvicinata, con una sola amichevole (poco probante) alle spalle. Per ora non sappiamo ancora quali sono i nostri valori, perciò sono curioso di vedere quanto è stato recepito dalla squadra in queste prime settimane. La condizione atletica sarà precaria: non mi aspetto una squadra in forma (sarebbe strano il contrario) ma voglio iniziare a vedere un po’ di personalità”
Il tempo sarà una condizione fondamentale, ma San Benedetto è una piazza che spesso non dà tregua. Negli ultimi tre anni ci sono stati quattro esoneri. Si riuscirà a invertire la tendenza?
“Il lavoro di noi allenatori ci porta ad essere sempre soggetti ai risultati. Le squadre che danno tempo per lavorare sono poche, e non si può mai sapere. Noi dobbiamo arrivare presto ad un’idea di gioco precisa, fare un calcio che trasmetta passione. Ovviamente vogliamo anche risultati immediati, ma per “risultati” non si intende solo il gol in più o in meno: bisogna dare un senso di personalità di squadra, creare un collettivo che sappia quel che vuole. Le partite possono essere influenzate da tanti fattori – pali, traverse, deviazioni – ma il gioco della squadra resta.
Il mio obiettivo è quello di portare al Riviera (e in giro per l’Italia) una Samb che abbia un’identità di squadra precisa e riconoscibile. Se ci volesse più tempo del dovuto ci saranno problemi, ma questo può accadere ovunque. Quanto mi è successo a Bassano è indicativo: quella vicentina è una piazza tranquilla, ma è andata male. Il calcio è strano e imprevedibile; io posso fare una sola cosa: andare al campo e fare il massimo possibile”
In squadra ci sono due difensori come Miceli e Zaffagnini, due difensori con grandi qualità in fase di costruzione, ma che hanno fatto vedere le cose migliori con la difesa a tre. C’è la possibilità di un cambio modulo?
Miceli e Zaffagnini hanno giocato per tanti anni nella difesa a quattro, non credo avranno problemi. Parliamo di due giocatori molto bravi tatticamente, che possono avere un ottimo rendimento in entrambi i moduli. In queste due settimane abbiamo lavorato con la difesa a quattro, ma non è detto che questa scelta sia definitiva. Non nascondo che non conoscevo Biondi, prima del suo arrivo, ma in queste due settimane ha fatto molto bene. Lui è un altro giocatore che può giocare sia a tre che a quattro, quindi le soluzioni ci sono.
Questa varietà deve essere un vantaggio, andando avanti, ci darà modo di individuare il percorso migliore. Per ora stiamo lavorando sul 4-4-2, ma nel prossimo futuro si può cambiare. I moduli dipendono sempre dalle caratteristiche dei giocatori, perché è da loro che si parte”
A proposito di difesa a tre, un altro giocatore che potrebbe tornare utile è Di Pasquale, che in queste due stagioni ha giocato solo a tratti. È uno dei giovani da “recuperare”?
“Di Pasquale è al pari degli altri giocatori della Samb, e può giocarsi il posto da titolare a pieno titolo, senza guardare la carta d’identità; ma sta a lui dimostrare di meritarsi il posto. In questo caso l’etichetta di “giovane” non vale: giocatori come Di Pasquale, Gelonese o Di Massimo vengono da 3-4 campionati in prima squadra, in D o tra i professionisti, e devono entrare nell’idea di giocarsi il posto alla pari degli altri. Io posso solo accompagnarli in questo percorso, ma sta a loro mettermi in difficoltà”
Di Massimo è spesso citato tra i talenti da valorizzare, ma in questi anni non è riuscito a sbocciare. Per molti la “colpa” sta nei moduli o nel ruolo. Che idea si è fatto sul giocatore, dove lo vede?
“In questi primi 15 giorni il ragazzo ha dimostrato di volersela giocare alla pari con tutti, e sta lavorando intensamente con sacrificio e umiltà. Da questo punto di vista posso solo fargli i complimenti. Io, come ho detto, devo essere bravo ad accompagnarlo in questa crescita. Gli attaccanti sono strani: si pensa spesso che non essere titolare sia una macchia indelebile, ma bisogna cambiare mentalità. Giocatori diversi possono essere utili in momenti diversi, e a volte mettere qualcuno in panchina può essere una strategia per cambiare la partita in corsa.
Il calcio è cambiato, per avere una rosa competitiva servono almeno 15-16 titolari che ruotano, e l’introduzione dei 5 cambi va in quella direzione. Bisogna ragionare così, altrimenti – quando una domenica mancano due giocatori – diventa lecito perdere. Se non si parte sempre con l’idea di far bene, a prescindere dai “titolarissimi” fare un bel campionato diventa difficile. Di Massimo, come Di Pasquale, deve dimostrare di poter essere un titolare, ed essere presente quando verrà chiamato in causa”
A centrocampo la società ha dato molta fiducia a Bove, che l’hanno scorso ha giocato sia sulla mezzala che in mediana, dove però ha mostrato qualche difficoltà nel posizionamento difensivo. Lei come pensa di utilizzarlo?
“Ad essere sincero non ho ancora una risposta. In questi 15 giorni abbiamo giocato una sola amichevole, col Cascia, ed è ancora presto per dare un giudizio. Non nascondo che ci siano segnali positivi, davanti alla difesa. Le risposte vere arriveranno a partire dalla partita di domani e nelle partite successive. Nel caso riscontri lacune nel ruolo sarà mio compito lavorare sul ragazzo, per renderlo più completo. Il lavoro difensivo si fa anche e soprattutto sui reparti, bisogna ragionare anche a livello collettivo”
Cruyff diceva “Se devo difendere questa stanza da solo sono un disastro; se devo difendere solo questa sedia sono il migliore”
“Sì, è giusto. Bisogna sempre provare a creare un contesto tattico adatto alle qualità di tutti. Detto questo, il ruolo degli allenatori sta anche nell’insegnare, nel costruire i giocatori. Tutti noi vorremmo i giocatori già pronti, perché nel calcio non hai tempo per lavorare, ma è giusto che ci siano società che puntino sui giovani, che sia per valorizzare o capitalizzare. In Italia la situazione economica del calcio è critica, quindi ben venga chi ai ragazzi ci crede e vuole farli crescere. Il bello di questo lavoro è anche quello di lanciare le carriere, aiutare i giocatori a diventare quello che ancora non sono, Magari tra qualche anno li rincontro e gli ricordo cosa gli ho insegnato qui”
Parlando di carriere, quella di Stanco alla Samb resta in bilico. Questa estate l’attaccante sta facendo molto bene, ma c’è ancora il rischio che parta. Come si gestiscono queste situazioni?
“Con Stanco è tutto molto più semplice, perché parliamo di un grande professionista. In queste settimane Francesco si sta allenando con grande attenzione, e per me è facile gestirlo. Lui sa che ha un contratto con la Sambendettese, e finché sarà qui sarà sotto la mia lente di ingrandimento: voglio portarlo al top della condizione e preparare la stagione al meglio. Ci sono cose extra campo che andranno affrontate, ma per me non è un problema: giustamente la società fa le sue valutazioni, io penso al campo”
Però manca ancora qualcosa. Cosa si aspetta dal mercato?
“Questa squadra va completata, e su questo c’è piena sintonia con la società. In questo momento cerchiamo profili con qualità tecniche e personalità, che aiutino il gruppo ad alzare l’asticella. Vogliamo calciatori di spessore, che possano dare un impatto tangibile al nostro campionato. Con gli arrivi giusti potremo fare una stagione da protagonisti”
Intanto c’è la Sanremese. Quale squadra imposterà, per domani? Quali indicazioni aspetta?
“Sul modulo non c’è da fare pretattica: giocheremo come nell’ultima amichevole, col 4-4-2. In questo momento è il modulo che ci dà più certezze, aiutandoci a coprire bene tutte le zone di campo – specie considerando la nostra condizione atletica. Domani non mi aspetto una squadra in forma, anche perché – col lavoro che stiamo facendo in questi giorni – essere troppo freschi sarebbe abbastanza preoccupante.
Dai ragazzi mi aspetto una partita fatta con molta umiltà. Ci saranno parecchi errori, me li aspetto, ma spero che insieme agli errori arrivino anche la voglia di recuperare ed aiutarsi. Non importa chi c’è di fronte: che sia squadra di Serie A o Serie D non non deve cambiare il nostro atteggiamento. In ogni caso sarà una partita difficilissima, perché le difficoltà fisiche cancelleranno la differenza di categoria. Basti vedere le amichevoli degli ultimi giorni, dove abbiamo visto squadre di A e B perdere con compagini molto inferiori.
Quello che pretendo è attenzione e concentrazione, dobbiamo far funzionare la testa, anticipare le difficoltà e lavorare di gruppo. In questo preciso momento la nostra crescita passa per questi aspetti: il passaggio del turno sarà una conseguenza”.