La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Samb-Triestina
“Dimmi Greg, perché ami le marionette?” “Sai Maxine, non lo so con certezza. Forse perché per un po’ puoi diventare qualcun altro, essere nei suoi panni, pensarla in modo diverso, muoverti in modo diverso, provare cose diverse…”
Proprio come Greg (il burattinaio di John Malkovich), Giorgio Roselli ha preso la Sambenedettese e l’ha fatta sua, cambiandola e facendosi cambiare. Il tecnico ha rinunciato alla sua amata difesa a quattro per dare alla Samb l’abito migliore, e i rossoblu hanno risposto mettendo in campo un gioco solido, sornione ed aggressivo – in perfetto stie col suo allenatore. Sconfitta di misura a Vicenza, vittoria contro la Feralpisalò, pareggi con Pordenone e Triestina: la Samb ha preso solo 5 punti su 12, ma ha dimostrato di potersela giocare con tutti.
Michele Palmiero: Caro Angelo, questo mese doveva essere la nostra Caporetto, e invece è arrivata la riscossa. Abbiamo giocato alla pari contro alcune tra le squadre più forti, dimostrando di poter scendere in campo non solo per non prenderle, ma anche per darle.
Angelo A. Pisani: Non c’è stata Caporetto, ma alla fine è stata una “vittoria mutilata”, perché probabilmente abbiamo raccolto meno di quanto potevamo meritare. No, aspetta: ora che ci penso non è che l’Italia meritasse un granché… Vabbè, in ogni caso possiamo dire che Roselli ha fatto meglio di Cadorna e Diaz.
Michele: Quello sicuramente. Contro la Triestina si è ripetuto lo stesso spartito visto contro Pordenone, Vicenza e Feralpi, ma l’esecuzione è stata migliore. La crescita c’è, è sotto gli occhi di tutti, soprattutto in fase difensiva: non brilliamo, ma siamo sempre sul pezzo. Considerando la mancanza di alternative, la difficoltà del calendario, la pressione della zona retrocessione e la confusione societaria, direi che stiamo molto bene.
Angelo A: Questa settimana ho spesso sentito ripetere che la Samb ora gioca “da squadra”, ma squadra lo eravamo anche quando abbiamo perso a Vicenza e ci siamo fatti rimontare due gol col Pordenone. A cambiare è stata la maturità con cui affrontiamo i momenti difficili: contro la Triestina abbiamo sofferto, ma – a differenza di altre gare – non siamo mai stati in balìa degli avversari.
Michele: Tu sei un rompiscatole di natura e non accetti quella che è una realtà assodata: i risultati legittimano le prestazioni, non viceversa… In questo momento abbiamo un filo di serenità in più, ma è ancora troppo presto per dormire sonni tranquilli: è giusto applaudire alla crescita della squadra, ma le lacune viste nelle partite precedenti restano e sono ben visibili. Spero che questo ciclo abbia dato ancora più carica ai giocatori.
Angelo A: È un circolo virtuoso: i risultati portano fiducia, la fiducia porta più consapevolezza, la consapevolezza aiuta a raggiungere certi risultati. Per “risultati” non intendo solo i 5 punti, ma la capacità di mettere a frutto i famosi “concetti” chiesti dal tecnico. Si parla spesso della “coperta di Linus” del 3-5-2, ma non si deve ricondurre tutto al modulo (che era lo stesso che usava Magi, e uno dei pochi possibili con questo organico).
Michele: Lo stesso Roselli ha ammesso che il cambio di modulo è stata una scelta obbligata. Vero, anche Magi ha utilizzato questo modulo, ma le due Samb non potrebbero essere più diverse. Quest’estate si è tanto parlato del ruolo di playmaker: in cabina di regia Magi ha sperimentato Bove, Gelonese, Signori, Ilari, e ha dovuto mettere da parte il “suo” 4-3-3. Roselli, da vecchia volpe, non si è mai posto questo problema: dopo alcuni esperimenti, ha scelto 11 titolari e ha cucito loro addosso l’unico modulo possibile.
Angelo A: Magi non aveva i giocatori adatti per fare il gioco che aveva in testa, e non gli hanno dato molto tempo per adattarsi e adattare la squadra. Roselli è stato bravo a gestire il momento più difficile, ed è stato capace di far di necessità virtù. A dir la verità anche lui ci ha messo un po’: all’inizio ha cambiato tanto, anche due-tre volte a partita, ma ora ha trovato un equilibrio che non sembrava possibile.
Non era così semplice. C’è l’idea che i giocatori facciano automaticamente bene o male in base alla posizione in campo, ma è una semplificazione sbagliata. Quasi tutti i giocatori sono nello stesso ruolo in cui li aveva messi Magi, la differenza sta nel contesto tattico. Banalizzando, si può dire che la Samb è passata dal difendersi con la palla a difendere lo spazio. Ed è per questo che uno come Gelonese ora è titolare fisso davanti alla difesa.
Michele: Per giocare un 3-5-2 così aggressivo Gelonese è il mediano perfetto. In mezzo al campo, però, la grande scoperta di Roselli è senza dubbio Rocchi. Appena arrivato a San Benedetto il mister aveva demolito il famoso “progetto giovani”, dicendo (senza troppi ghirigori) che gli under a disposizione erano inaffidabili. Poco dopo ha tirato fuori dal cilindro questo furetto impazzito, che gioca con una maturità e una personalità rarissima (specie per un classe 1997).
Angelo A: Per Rocchi vale lo stesso discorso fatto per Gelonese: due giocatori che con l’idea di calcio di Magi avrebbero sofferto, ma che sembrano fatti su misura per quello che chiede Roselli. In questo momento abbiamo un centrocampo di grande sostanza, con tre giocatori intelligenti tatticamente, bravi ad aggredire l’avversario e pericolosi in transizione. Toglierli non sarà semplice, secondo me. Rocchi è entrato un po’ per caso, ma non è un caso che nelle ultime due Ilari sia partito due volte dalla panchina.
Michele: La frase che Roselli ripete allo sfinimento è: “Per me i titolari non sono quelli che scendono in campo dall’inizio, ma i 14-15 giocatori che sto utilizzando in ogni gara”. Ilari fa parte di questa rosa, mentre Bove deve ancora dimostrarlo. In questo 3-5-2 lo vedrei in competizione con Rocchi, ma sei così sicuro che Roselli non vorrà provarlo davanti alla difesa? Finora nessun tecnico ha resistito alla tentazione di trasformarlo in regista.
Angelo A: Vabbè, l’unico che è sembrato davvero convinto è stato Moriero, e i risultati non sono stati un granché. Capuano l’ha fatto giocare mezzala, e secondo me era anche l’intenzione di Magi (che però si è trovato senza alternative). Bove è un giocatore di grandi prospettive, ma davanti alla difesa deve migliorare ancora molto, sia nelle letture difensive che nella ricezione del pallone spalle alla porta. Con Moriero ha perso tempo, con Magi non ha avuto tempo di lavorare. Vediamo con Roselli.
Michele: Non si può dire che al mister non piacciano le sfide difficili. Bisogna capire se trasformare Bove in regista sia più un manierismo, una forzatura o una chiave di volta per migliorare il sistema di gioco. Il ragazzo è talmente giovane da rendere prematura ogni bocciatura, ma non può nemmeno permettersi il lusso di perdere altri mesi per capire se può avere una carriera davanti alla difesa. Non se lo può permettere nemmeno la Samb…
Angelo A: Sinceramente non vedo perché Roselli dovrebbe andare a complicarsi la vita mettendo un giocatore così diverso davanti alla difesa, specie ora che sembra aver trovato un equilibrio. Secondo me sarà molto più facile cambiare le due mezzali (dove Ilari e Bove possono dare più qualità, anche a partita in corso) che il mediano davanti alla difesa. Ma non si sa mai.
Michele: Col tempo potrebbe anche cambiare il nostro modo di difendere. Paradossalmente, il calendario ha aiutato Roselli a lavorare sulla fase difensiva, perché potevamo permetterci di abbassare la linea e giocare di rimessa. Sono curioso di vedere come funzionerà questo sistema contro squadre diverse: prima o poi toccherà a noi avere il pallino del gioco, e lì non basteranno le sgroppate di Calderini e Rapisarda.
Angelo A: In questo momento i margini di crescita sono nella fase offensiva. Io sono stato tra i primi ad evidenziare l’ottimo lavoro di Roselli (quando non era ancora di moda) ma ora bisogna fare un salto di qualità. In questo momento la Samb subisce poco e crea sempre occasioni, ma stanno arrivando quasi tutte in transizione o da situazioni su palla ferma. Che va benissimo, ma non deve bastare.
Michele: Intanto abbiamo perso un pezzo, perché Minnozzi ha rescisso per andare al Tolentino. Un suo addio era nell’aria perché, quando sono arrivate le partite ufficiali, non è stato mai nemmeno preso in considerazione. Secondo me poteva puntare almeno alla Serie D, ma come resistere al richiamo del nostro amato pantaloncino Mosconi?
Angelo A: Ricapitoliamo: arriva dopo una lunga osservazione (non difficile: giocava a pochi km di distanza), gli fanno due anni di contratto, lo impongono come unica alternativa a Stanco, lo fanno rescindere dopo 200 minuti giocati in 4 mesi. Hashtag #programmazione, hashtag #progettogiovani.
Michele: Minnozzi è stato la prima vittima del famigerato “progetto giovani”. Quando si buttano nella mischia così tanti under puoi fare grandi scoperte (come Rocchi) ma ti esponi anche a cocenti delusioni. Minnozzi è passato dall’essere esaltato dalla società in precampionato a rescindere a novembre. Ecco, questa cosa voglio dirtela: la rescissione di contratto a novembre è una cosa talmente triste da non volerla augurare nemmeno al peggior nemico. Nemmeno a Di Massimo.
La copertina di Madou è ispirata a “Essere John Malkovich”, il film di Spike Jonze. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!