Vernecchie rossoblu: 23^ puntata (Feralpisalò-Samb)

Vernecchie: Feralpisalò-Samb

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Feralpisalò-Samb


Che ci sia un legame magico tra le Vernecchie e la Sambenedettese non è una novità. Due stagioni fa la puntata numero 23 coincise con la vittoria sul Fano, decisa da un gol mangiato da Fioretti a tempo scaduto. Questa volta a prendersi la scena è Fissore, autore del pareggio a partita praticamente conclusa. Il punto di Salò ha tolto un piccolo peso dalle spalle di Roselli, ma le parole di Fedeli restano tutt’altro che concilianti. Ormai, presidente e allenatore sembrano arroccati sulle proprie posizioni, vicini e distanti, un po’ come Il Boss e Il Rabbino di Slevin.

Michele: Slevin e Boris messi in fila sono troppo, è difficile continuare sullo stesso livello… Angelo, ho un’idea: facciamo come la Samb del primo tempo, non scendiamo in campo!

Angelo A: Ogni scusa è buona per non lavorare, eh. Mi sembri Russotto e Calderini in fase difensiva.

Michele: Guarda, ad occhio direi che ho corso più io all’ultima partita a calcetto che loro due contro la Feralpisalò.

Angelo A: Ma tu fai il portiere.

Michele: Appunto.

Angelo A: A proposito di portieri, possiamo finalmente dirlo: ottima partita di Sala. Dopo due tre settimane infernali è riuscito a prendersi una piccola rivincita. Ovviamente, appena un giocatore esce dal fuoco incrociato ne entra un altro. Anzi, stavolta sono almeno due o tre.

Samb - The Office

Michele: Vabbè, di Russotto e Calderini poco da dire, praticamente non si sono visti. Stavolta ho sentito critiche anche contro Rapisarda, e sinceramente mi dispiace. Sa quando è a San Benedetto l’ho visto giocare in almeno quattro ruoli diversi, senza che venissero mai meno l’impegno e il sacrificio. Una prestazione un po’ così ci sta, anche perché il problema è stato di squadra.

Angelo A: Roselli ha fatto diverse scommesse nel primo tempo – il cambio modulo, Russotto e Calderini insieme, e Rapisarda in mediana – e col senno di poi possiamo dire che non hanno pagato. Ovviamente sono tutti partiti in quarta, accusando giocatori e mister. Però vorrei far notare ai soliti starnazzatori che alcune di quelle scelte erano le stesse che predicavano da mesi. E che alla fine l’abbiamo rimessa a posto col 3-5-2.

Michele: Negli ultimi giorni ho letto alcune cose stravaganti: non si avanti con i pareggi, giochiamo col freno a mano, i più forti stanno in panchina… ma secondo voi Roselli gioca per perdere? È una talpa pagata dai nemici della Samb per affondarci? Il mister ha fatto le sue valutazioni, giuste o sbagliate che siano, ma l’obiettivo è sempre quello di mettere in difficoltà l’avversario.

Angelo A: Ma sì, ogni volta si spiegano tutte le partite con le solite scemenze. Il “centrocampo lento”, il “pressing asfissiante”, i “fenomeni” che non giocano… Prendi una partita persa o pareggiata a caso, dimmi se non trovi due di queste tre di queste parole chiave. La scorsa settimana scorsa si invocava Russotto, adesso Di Massimo. Alla fine vince sempre chi non gioca.

Michele: In molti casi uno o due ingressi ti cambiano la partita, ma domenica è stata una questione “collettiva”. Nel secondo tempo è stata la squadra a giocare meglio, con più coraggio e fiducia, e alla fine il pareggio è arrivato, un po’ per merito un po’ per fortuna. Di Massimo ha battuto il corner vincente ma non ha fatto moltissimo, lo stesso Bove ha sbagliato molti passaggi. La rimonta è stata soprattutto di squadra. Che useranno per attaccare Roselli.

Feralpisalò-Samb

Angelo A: Per quanto mi riguarda il lavoro di un giornalista sportivo, davanti a un allenatore, è quello approfondire e chiarire, chiedendo il perché delle sue scelte, non convincerlo delle proprie idee. Lo dico sempre, qua è pieno di profeti del senno di poi, che spiegano la partita solo col risultato (male). Se avessi a disposizione Roselli gli chiederei come aveva impostato la gara, o cosa cercava da Rapisarda in quel ruolo; l’atteggiamento di chi va lì e gli dice “devi fare così” è assurdo. E lasciamo perdere il rispetto, qui si parla proprio di professionalità. Che a San Benedetto non c’è.

Michele: L’altro giorno ne ho parlato con Luca Bassotti, del Corriere Adriatico, e ha fatto un ragionamento simile al tuo. Però io ho sempre il solito dubbio: possibile che non si riesca a concludere una conferenza in tranquillità? Ultimamente Roselli è una furia, e non è tutta colpa dei giornalisti.

Angelo A: Qui l’allenatore è sempre in mezzo a due fuochi, quello della stampa e quello del suo presidente. Aggiungici pure il “peso” della piazza sambenedettese, che tutti conosciamo, e il gioco è fatto.

Michele: Va bene il presidente, va bene l’ambiente, ma bisogna anche dire ogni allenatore arriva dicendo di essere pronto a ricevere critiche e consigli, perché «aiutano a crescere», tempo due mesi e la tensione sale sempre a mille. Il tuo discorso ci sta, ma in questo momento alla prima domanda Roselli si mette sulla difensiva.

Angelo A: Hai appena fatto un battutone sul fatto che è difensivista, vero? Birbante. Ti dirò, domenica Roselli sembrava Zeman: tre attaccanti in campo, Ilari mezzala e Rapisarda mediano. Alla faccia del catenacciaro.

Michele: Quindi secondo te Rapisarda ha giocato mediano-mediano, davanti alla difesa?

Angelo A: Beh, a me è sembrato di sì. A fine partita Roselli ha parlato di 4-2-3-1, ma in molte fasi era evidente il centrocampo a tre, che poi diventava a due quando Ilari da mezzala si allargava sulla fascia. In ogni caso il mediano l’ha fatto. Per qualità fisiche può anche starci, ma gli manca ancora troppo a livello tecnico-tattico. Il che è comprensibile, perché di Lahm ce ne sono pochi. Meglio mezzala.

L’avevamo già fatta, la ricicliamo

Michele: Secondo me Rapisarda ha una dote che farebbe la fortuna di qualsiasi mezzala: il tempo d’inserimento. Non so quanto possa essere incisivo in quella zona di campo, ma le possibilità ci sono. Alla fine è un ’92, ha ancora tempo per migliorare. Se tutti gli allenatori continuano a chiedergli qualcosa in più un motivo c’è.

Angelo A: Vero. Secondo me ci stanno lavorando tanto, e infatti negli ultimi mesi è migliorato tantissimo a livello tecnico, soprattutto nei cross, e non è un caso che abbia iniziato a battere i calci d’angolo. Tutte armi che sarebbero utili in caso di uno spostamento sulla mezzala: se ricordi era stato provato lì anche nella partita di andata col Ravenna, quindi Roselli è da un po’ che ci sta pensando.

Michele: Purtroppo col 3-5-2 (non dico “solito”, altrimenti il mister si arrabbia) lui è troppo importante sulla fascia, anche perché le alternative sono poche… A proposito di alternative, ieri c’è stata la conferenza di D’Ignazio ed è stata molto più interessante di quanto mi aspettassi. Ma quanta sfiga ha quel ragazzo? A inizio stagione era titolare a Bari, 5 partite e un gol, poi si è fatto male il terzino destro (un ’99) e l’unica alternativa era uno della stessa età a sinistra. E D’Ignazio ha smesso di giocare. Questo per farti capire quanto siano inutili, o perfino dannose, le regole sugli under in Serie D.

Angelo A: Scusa un attimo, ma come si fa ad essere così disorganizzati con gli under? Praticamente sono partiti a inizio stagione con la consapevolezza che se ne mancava uno ne dovevano cambiare due…

Michele: Vabbè, non è neanche facile trovare terzini affidabili con quell’età…

Angelo A: Infatti il problema è quello: perché li vuoi per forza terzini, che senso ha? La Serie D ha queste regole non scritte che non hanno senso. Ogni squadra mette come under i due terzini, un portiere e un giocatore messo a casaccio dalla metà campo in su. Uno dovrebbe prendere i giovani migliori possibili, e metterli in campo dove c’è bisogno. In Serie D ci sono 168 squadre, quindi più di 300 terzini under titolari, in nazionale non arriviamo ad averne due decenti. Ci sarà un motivo? Vengono messi in campo solo per fare numero.

Michele: E infatti 9 giovani su 10 smettono di giocare una volta che diventano over. Ieri ho chiesto a D’Ignazio di dirmi che ne pensava, e lui stesso ha detto che la regola non ha senso. Non ci vuole una laurea per capirlo.

Angelo A: Questo sicuramente, anche perché nella nostra squadra a livello di lauree mi sa che siamo pochini. Hai visto le convocazioni alle Universiadi? Noi non ne abbiamo mandato neanche uno. Ah, la linea verde…! Comunque è la cosa che mi ha detto Alfredo Donnarumma, che ho intervistato un paio di mesi fa. A chi servono queste regole? Non sono meritocratiche, e fanno più danni che altro.

Michele: Il problema è culturale, come le quote rosa in politica. Non dovrebbero servire ma servono. E probabilmente è più semplice fare queste regolette che cambiare la mentalità di chi fa calcio in Italia… Io metterei un limite ai prestiti, intanto, così qualcuno inizierà a puntare un minimo sui settori giovanili.

Angelo A: Se ci pensi è assurdo, perché per una squadra di calcio (a qualsiasi livello) puntare sui giovani cresciuti in casa sarebbe la scelta più logica, sia dal punto di vista economico che da quello “emotivo”. Non dico investire un milione l’anno come il Pordenone (che però poi fa delle grandi plusvalenze…), ma quanto basta per avere un paio di ragazzi buoni ogni tanto…

Michele: Nel professionismo italiano sono due le strade più battute: investire sul settore giovanile (a farlo sono poche, ma buonissime società) oppure puntare su tanti under in prestito dalle big. A San Benedetto è stata preferita la terza via: puntare su giovani che arrivano a parametro zero dalla D o dall’Eccellenza. I risultati non vanno nemmeno commentati, sono sotto gli occhi di tutti.


La copertina di Madou è ispirata alla locandina di Slevin – Patto Criminale, diretto da Paul McGuigan. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!

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