La partita del Rivera delle Palme ci ha dato un assaggio della squadra che vuole Montero. L’analisi tattica di Samb-Triestina
«Il calcio non deve essere sacrificio»
Negli ultimi mesi la narrativa intorno alla Sambenedettese ha attinto a piene mani dal personaggio Montero, che da giocatore si era rivelato uno dei principali interpreti di un calcio “vecchio stile”, fatto di forza di volontà e coraggio, sacrificio e garra charrua. Agli stessi principi si sono rifatti i tifosi che l’hanno accolto, chiedendogli di costruire una squadra umile e operaia, ma che fosse in grado di lottare con tutti.
In questo inizio di stagione Montero ha sovvertito pregiudizi e pronostici, costruendo una squadra coraggiosa e intraprendente, che ha messo da subito al centro la tecnica. Dopo il 3 a 1 in casa del Fano, che ha seguito il 3 a 3 in coppa con l’Imolese, i rossoblu si sono confermati anche nella prima al Riviera delle Palme, nonostante un avversario complicatissimo.
Contro la Triestina la Sambenedettese ha dimostrato a pieno la fiducia nel suo progetto tecnico, e nonostante la pericolosità dell’avversario è rimasta fedele ai suoi principi. Quelli di una squadra che cerca sempre di costruire il possesso dal basso, per attirare gli avversari e creare spazi; che prova a impegnare gli avversari in ampiezza e profondità, approfittando della spinta dei terzini; che sfrutta le rotazioni tra centrocampo e attacco, per liberare gli uno contro uno sulla fascia o la verticalizzazione tra le linee.
Tutto parte dalla difesa
Nella conferenza di presentazione Montero aveva citato più volte il ruolo del difensore centrale, come esempio della modernità del calcio, ma anche come metro di giudizio: «Adesso il centrale deve saper giocare palla a terra […] voglio che i miei centrali riescano a giocare sulla linea di centrocampo». La Samb ha avuto alcuni di questi momenti a Fano, ma ha fatto ancora meglio al Riviera. Miceli e Di Pasquale sono stati il punto di partenza di tutte le azioni della squadra, supportati da Santurro (il portiere) e Angiulli (il mediano).
Il rombo di costruzione ha permesso alla Samb di avere superiorità in zona palla, permettendo ai terzini di salire sulla linea offensiva. Il loro supporto ha dato più libertà a Orlando e Di Massimo, che in questo modo potevano tagliare dentro al campo per ricevere, o allargarsi per cercare l’uno contro uno col terzino.
La squadra di Montero ci ha provato sin dai primi minuti, e ha continuato per tutta la gara, nonostante alcuni rischi. La Triestina ha sfiorato il gol al secondo minuto con una percussione di Mensah, arrivato a tu per tu con Santurro, ma si è fatta vedere soprattutto nella seconda parte del primo tempo, quando ha alzato la linea di pressione. Pavanel ha chiesto a Mensah di pressare in linea coi due attaccanti, per pareggiare l’inferiorità numerica, mentre Maracchi ha iniziato ad alzarsi in marcatura su Angiulli.
Coraggio nelle scelte
I rossoblu hanno perso un paio di palloni pericolosi, ma hanno insistito sulla palla a terra, sfruttando gli spazi alle spalle della Triestina. Appena possibile la squadra cercava di verticalizzare, cercando di sfruttare lo spazio o la superiorità numerica. Questo spingeva la squadra ad un atteggiamento molto fluido: Rocchi e Gelonese si sono alzati spesso sulla trequarti, ma a volte venivano incontro al posto del mediano; Di Massimo e Orlando partivano larghi, ma spesso tagliavano dentro al campo; Cernigoi si muoveva spesso in diagonale, cercando lo spazio alle spalle di centrale e terzino.
L’atteggiamento propositivo ha coinvolto anche i quattro difensori, che spesso si prendevano grandi responsabilità, cercando passaggi filtranti o provando a spezzare le linee in conduzione. In alcune situazioni la Samb ha rischiato, ma da una di queste giocate – un taglio di Rapisarda verso il centro del campo – è partita anche la migliore occasione della gara, quella per Cernigoi, fermato da una strepitosa parata di Offredi.
Dopo la partita di Fano, Montero è stato chiaro: «Se non si rischia non vince». Alla mezz’ora Di Pasquale ha rischiato di regalare un gol a Granoche, ma pochi minuti dopo – con un’altra azione rischiosa – ha fatto partire una delle migliori occasioni della partita: Di Massimo riceve in posizione di trequartista e può servire Cernigoi, fermato solo dal fuorigioco.
Angiulli si sposta e Di Pasquale si inserisce nello spazio, servendo un filtrante per Di Massimo; Cernigoi parte una frazione di secondo prima, scivolando in fuorigioco
A viso aperto
In generale la Samb non ha mai avuto paura di osare, anche quando significava fare la scelta più complicata. I rossoblu hanno avuto diverse occasioni da rete, sfumate per imprecisione o sfortuna, ma sono riusciti a tenere a bada la Triestina per buona parte della partita. Dopo il tiro di Mensah in avvio l’unica, grande occasione degli ospiti è arrivata a metà secondo tempo, quando Ferretti ha approfittato di un’ingenuità difensiva per ricevere palla, girarsi e mandare in porta Gatto, fermato dal palo.
L’azione mette in luce diverse letture sbagliate della Samb: inizialmente Angiulli è troppo distante, e Di Pasquale esce tardi per paura di lasciare la linea; quando Ferretti riceve e si gira Gemignani è troppo schiacciato in avanti, mentre dovrebbe scappare indietro. Il palo evita uno svantaggio che sarebbe stato incredibile.
Pavanel ha mischiato molto le carte, e ha chiuso la partita con un 4-3-3 molto offensivo, con Granoche solo davanti, Steffè e Gatto mezzali, Beccaro a sinistra e Ferretti a destra. Nelle battute finali la Sambenedettese ha avuto il merito di non perdere lucidità, a dispetto delle tante occasioni sciupate in zona gol.
Un buon inizio
Lo 0 a 0 è un risultato deludente, vista la prestazione, ma conferma la validità del percorso tattico intrapreso dai rossoblu. Dopo appena tre partite ufficiali, la squadra di Montero ha già mostrato un’impronta chiara e riconoscibile, e un’organizzazione tale da avvicinarla a squadre di tutt’altro livello. Non sono scomparse tutte le incognite intorno alla squadra – profondità della rosa, forma degli avversari, tenuta difensiva – ma la partita di ieri lascia diverse sensazioni positive.