La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero, in collaborazione con l’Antico Caffè Soriano. Puntata post Arezzo-Samb
Al termine di due partite folli, la Samb raccoglie quattro punti preziosi, che le permettono di mantenere l’imbattibilità e di piazzarsi al quinto posto in classifica. Quella di Arezzo è la prima vittoria al Comunale dopo 37 anni, ma non spegne le polemiche su una squadra che, pur in crescita, fa fatica a strappare applausi (virtuali, visto che dal vivo non si può). La Samb sta crescendo molto, ma per i tifosi la domanda è sempre la stessa: basterà Zironelli per cambiare le cose, o a questa Samb manca ancora l’X Factor?
Michele Palmiero: Caro Angelo, tiriamo un grande sospiro di sollievo. La vittoria di Arezzo, arrivata con le unghie e con i denti, è la boccata di ossigeno che ci voleva e il giusto “raccolto” dopo aver seminato invano contro il Legnago. Sono state due gare molto diverse tra di loro ma al termine dei 180 minuti la Samb ha raggiunto il quinto posto e non è così lontana dal podio, come certe critiche farebbero immaginare.
Angelo A. Pisani: Io vorrei capire da dove vengano tutte queste critiche, che tra l’altro stanno continuando anche adesso dopo la vittoria. Zironelli è alla Samb da un mese, la squadra ha giocato sei partite ed è ad oggi imbattuta: due le ha pareggiate contro Sudtirol e Perugia, che è il massimo che si potesse fare; due le ha vinte, e secondo me anche meritando; le altre due le ha pareggiate per colpa di un portiere che sembrava un fenomeno e un gol nel recupero. C’è chi continua a dire che non ci sono miglioramenti, ma a me sembrano evidenti. Non solo nella squadra, ma anche nei singoli.
Michele: Vabbè, uno su tutti è Masini. Le ultime due gare hanno visto salire le sue quotazioni, se non altro per quello splendido gol al Legnago, e ora – da centrocampista di riserva – potrebbe diventare il titolare della fascia destra. Le qualità ci sono: ha corsa, tempi d’inserimento e quella “garra” che Zironelli aveva invocato in conferenza stampa.
Angelo A: In generale ci sono tanti giocatori che stanno facendo meglio, e molti finora non avevano mai visto il campo, o erano veri e propri oggetti misteriosi. Un esempio su tutti è Malotti. Fino a un paio di settimane fa sembrava un burattino di legno, sembrava sempre sul punto di cadere per terra, ora sono un paio di partite che sta facendo bene; non è ancora perfetto, ma che sta diventando un bambino vero. Per me la mano di un allenatore non si vede solo nei risultati, ma anche e soprattutto nel modo in cui riesce a far crescere i suoi giocatori. E questa squadra piaccia o no è cresciuta, a prescindere dai difetti che ogni tanto continuiamo a vedere. Che ci stanno, perché se un allenatore riuscisse a “fare” la squadra in meno di un mese sarebbe in giro a vincere mondiali e non qui.
Michele: Io faccio fatica a sbilanciarmi in un campionato come questo. Le partite contro Legnago e Arezzo, per esempio, sono difficili da confrontare perché c’è un abisso tra le due in termini di esperienza e qualità. Il Legnago è venuto a San Benedetto per strappare il punticino: è passato in vantaggio per una sciocchezza di Cristini, si è difeso (nemmeno troppo bene) e con un po’ di fortuna ha portato a casa il risultato. L’Arezzo invece è una squadra con valori importanti, anche se ha accusato l’inevitabile stanchezza dell’aver giocato cinque gare in 20 giorni.
Angelo A: Comunque il Legnago ne ha pareggiate sei su sei fuori casa, rimontare non era facile. In più l’abbiamo fatto creando occasioni su occasioni, in una situazione in cui solitamente creare occasioni è la cosa più difficile. Alle spalle abbiamo decine di 0 a 1 o 0 a 0 finiti in questo modo perché quando le squadre si accampavano dietro la partita era praticamente finita. Insomma, per me una partita come quella non deve togliere nulla alle considerazioni fatte sulla crescita della squadra, perché per occasioni avute avremmo dovuto vincerla e basta. Pali, miracoli del portiere ed errori a porta vuota sono sfortune che possono capitare, lo abbiamo visto anche ieri, ma la prestazione c’era, e la squadra deve partire da lì. Ti dirò, a me ha confortato più quel pareggio che la vittoria di ieri.
Michele: Ieri è stata una partita pazza, tipica della nostra amata Serie C. La Samb ha sbagliato tanto, ma mai quanto l’Arezzo: dopo aver esultato per il vantaggio, come il nostro caro amico Iacopo ci ha fatto giustamente notare, la marcatura su Botta assomigliava alle nostre pigre scalate a calcetto. I portieri hanno fatto un brutto errore a testa, anzi, Sala ha sbagliato un po’ anche sul primo (anche se poi si è rifatto), e in generale le difese sono sembrate tutto fuorché impermeabili. L’errore più incredibile resta quello di Pesenti: ero già pronto a lanciare il telecomando, ma per fortuna El pibe di Treviglio ci ha graziato.
Angelo A: Di solito per quei palloni si parla del fatto che “bastava stopparla”, lui l’ha fatto e l’ha comunque mandata fuori. Quando è arrivata la punizione del gol mi ero detto che se volevamo vincere bisognava segnare lì: mancava così poco alla fine che forse, stavolta, saremmo riusciti a resistere. Stavamo comunque per non farcela, ma abbiamo avuto fortuna. Sarebbe stata la terza volta che ci riprendevano, sempre nel giro di pochi minuti, e a quel punto avremmo dovuto parlare di un’opera di Beckett più che di una partita. Io ho già iniziato a sentire critiche contro Nobile, come se non ci si ricordasse tutti gli interventi decisivi fatti in questo inizio di campionato. Se un gol come questo ogni 15 partite è il prezzo da pagare ci metto la firma, va benissimo.
Michele: L’errore c’è, ma ma Nobile resta un giocatore fondamentale. In questa stagione l’hanno criticato molto per il suo gioco aggressivo, ma il suo supporto in uscita vale ogni possibile incertezza, anche perché copre tante magagne della nostra fase difensiva. Se al posto di Nobile avessimo avuto un portiere più “timido”, oggi staremmo parlando di tutt’altra stagione.
Angelo A: L’avevo già scritto dopo l’amichevole contro la Roma: un portiere del genere – tecnico, intelligente, tempestivo nelle uscite – ti permette di tenere la linea difensiva venti metri più avanti, e questa è una cosa importantissima. Capisco l’insofferenza dei nostalgici del calcio anni Sessanta, ma comunque Nobile è forte anche tra i pali, quindi anche loro dovrebbero aver poco da dire. Se pur di criticarlo vi attaccate a un gol segnato da una pozzanghera fate pure, ma a me va bene così.
Michele: Lo stesso discorso vale per Botta, reo di non aver segnato a fine partita con la porta dell’Arezzo sguarnita. Ma chi se ne frega? Ha segnato, ha mandato in porta i compagni, ha servito un assist d’oro per il gol di D’Angelo. In questa categoria non c’è nessun altro in grado di polarizzare in questo modo una partita di calcio.
Angelo A: C’è chi ha parlato dell’errore a porta vuota, chi gli ha dato dell’egoista perché non l’ha passata, ma in realtà il problema di quell’azione era uno soltanto: siete in tre contro un uomo solo, bisogna arrivare al fischio finale, non hai nessuna fretta al mondo, perché cazzo tiri? Ecco, il problema non è tanto quello di averla mandata fuori, quanto la possibilità che l’arbitro facesse ripartire l’Arezzo, visto che dietro avevamo la stabilità di una torre di jenga dopo 30 turni. Fortunatamente è uscita, e quindi a posto così. Detto questo, Rubén Botta ha fatto due assist e un gol in due partite. Ci vuole fegato per lamentarsi.
Michele: Nelle ultime settimane ci sono molte critiche, spesso generalizzate, ma la maggior parte di queste sono rivolte al gioco, definito poco brillante. Per me il vero problema è la tenuta difensiva: noi soffriamo contro tutti, indipendentemente dal modulo o dalle caratteristiche degli avversari.
Angelo A: Mah, secondo me non è così. Le uniche partite in cui abbiamo veramente sofferto sono state quelle con Ravenna e Arezzo: nella prima c’è stato un blackout generale, dove il problema più che nella tenuta difensiva è stato nel possesso palla e nel pressing (cose legate alla fase difensiva, ma non “di tenuta”); ieri invece non siamo mai riusciti a gestire, nonostante siamo andati tre volte in vantaggio, ma mi è sembrata una questione mentale oltre che tattica. Non a caso i rischi maggiori sono arrivati subito dopo i nostri vantaggi, quando è calata la tensione. Per me il problema sta sempre quello, la gestione della palla, perché se sei capace di difenderti con la palla tra i piedi non hai paura hai già lo strumento per allentare la pressione. Noi a quello non ci siamo arrivati, e il risultato è che quando gli avversari si buttano in avanti rischiamo di soffrire come nella partita di ieri. Anche perché poi sui duelli individuali siamo tutt’altro che perfetti.
Michele: A proposito di duelli, domenica ci aspetta la difficile trasferta al “Nereo Rocco”. È arrivato quel momento dell’anno in cui la Triestina solitamente cambia allenatore, e infatti è arrivato Bepi Pillon. Gli alabardati sono maestri delle aspettative insoddisfatte, ma restano un avversario ostico e imprevedibile. Sarà l’occasione per salutare l’ex capitano Rapisarda, uno che al di là dell’addio quasi polemico ha sempre dato tutto per i colori rossoblu. Con Zironelli sarebbe tornato molto utile, tra l’altro.
Angelo A: Pillon, Lodi e Granoche: io continuo a pensare che Milanese faccia il calciomercato con un Football Manager del 2008. In ogni caso allenatore, regista e bomber restano pericolosi anche in epoca contemporanea, quindi limito le battute e dico soltanto “partita difficile”.
La copertina di Madou è ispirata all’artwork del programma X Factor. Meme di @apakakov. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. Intanto iscrivetevi al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!