Teramo-Samb: padroni in casa d’altri

I rossoblu espugnano il Bonolis con una partita organizzata e intelligente


Nel post partita di Bassano – a 8 giorni dal suo arrivo, e con la vittoria di Ravenna alle spalle – Ezio Capuano ha ricevuto le prime critiche in qualità di allenatore rossoblu.

Per capire la realtà sambenedettese – e l’importanza della vittoria di ieri – si deve partire da qui. La gara di Teramo non aveva nulla di decisivo, ma il contesto della partita (specie dopo la conferenza di Gianni) l’ha caricata di un peso specifico altissimo. Contro un Teramo affamato e fiducioso i rossoblu si giocavano gran parte della loro credibilità, per la classifica (sempre più corta) e per i tifosi (sempre meno pazienti).

Reduce dalla sfortunata e rocambolesca sconfitta di Caserta, Capuano ha deciso di accelerare il passaggio al 3-5-2, inserendo Bove dal primo minuto, con Di Massimo e Miracoli in attacco. Una mossa che garantiva un assetto a specchio col Teramo e (soprattutto) dava maggior compattezza in zona centrale, a costo di qualche sbocco offensivo in meno.

Il 3-5-2 del Teramo è molto verticale ma accorto: la prima intenzione di gioco è sempre verso Tulli e Barbuti, ma se lo spazio è coperto la trasmissione passa agli esterni, che si abbassano per garantire un’uscita senza rischi. L’idea è sempre quella di avanzare rapidamente, a fiammate. I due attaccanti si posizionano sempre sulla rispettiva verticale per sfruttare lo screen pass (l’esca del primo giocatore per la ricezione del secondo); le due mezzali si allargano spesso sulla verticale degli esterni in possesso, così da non togliere profondità né ampiezza.

Centro intasato, Ventola (esterno destro) riceve basso. La mezzala sul suo lato (De Grazia) è pronta ad avanzare sull’esterno. Notare la posizione in verticale delle due punte, Tulli e Barbuti

Restringere il campo

Per avere la meglio della partita, Capuano decide di annientarla. Cosciente di non avere vantaggi, su spazi aperti, i rossoblu decidono di restringere il più possibile il campo a disposizione, facendo gravitare la squadra sempre stretta e compatta intorno al pallone, in ogni zona di campo.

Miracoli e Di Massimo partono abbastanza bassi (uno a copertura di Amadio, l’altro in disturbo sui centrali) e corrono soprattutto all’indietro, cercando di chiudere gli spazi lasciati liberi dall’intenso pressing dei tre di centrocampo. Gelonese, Bacinovic e Bove sono sempre in zona palla, spesso racchiusi in pochi metri, con l’esterno sul lato palla aggressivo sul pari ruolo avversario e il centrale del lato quasi in posizione di terzino.

La pressione dei rossoblu in zona palla

La partita inizia a giocarsi su spazi strettissimi, finendo rapidamente sul piano fisico e agonistico: i rossoblu sono più preparati, e iniziano presto a prendere in mano la gara.

La densità dei rossoblu in zona palla rallenta la fase di ripartenza (specie con Miracoli e Di Massimo molto arretrati). Occasionalmente i rossoblu provano a sfruttare gli scambi stretti sulla zona Bacinovic-Bove-Di Massimo, con Miracoli a fare da sponda, ma il rifugio principale è (al solito) il cambio di gioco verso Rapisarda, che riesce a creare superiorità anche nelle situazioni in cui parte molto arretrato.

La partita dei rossoblu si gioca su queste aperture (di fiato, anche) verso destra, mentre il Teramo prova a concentrarsi sulle (poche) situazioni di libertà concesse dagli ospiti. A fine primo tempo si contano pochissime occasioni: i teramani ci provano un paio di volte da fuori, i rossoblu sfiorano il gol sull’unico scambio nello stretto andato a buon fine (triangolo tra Miracoli e Di Massimo, con quest’ultimo che non riesce a chiudere il tap-in).

Forza sotto pressione

Nella ripresa Capuano cerca di insistere proprio sul gioco nello stretto, inserendo prima Esposito e poi Vallocchia. Su una situazione di gioco intasata (come tante nel primo tempo), i due saranno i protagonisti del vantaggio rossoblu: Vallocchia riceve sul centrosinistra, scambia con Esposito e mette dentro per la mischia che porta al gol di Bove.

La qualità di Esposito e Vallocchia, la tigna di Miracoli

Il vantaggio spacca definitivamente la partita. Pochi secondi dopo il Teramo sfiora subito il pareggio su calcio d’angolo, e successivamente inserisce una punta (Foggia) al posto di un centrocampista. Il passaggio al 3-4-1-2 è solo indicativo: il Teramo alza cinque giocatori in fase di possesso (le due punte, i due esterni e Tulli), lasciando ai tre centrali il compito di lanciare lungo per gli attaccanti.

La partita diventa, se possibile, ancora più caotica: nella parte centrale del secondo tempo la gara si gioca sui (tanti) lanci verso la linea offensiva teramana, coi rossoblu schiacciati sulla propria trequarti nel tentativo di non lasciare superiorità numerica. Al 77esimo i rossoblu sfiorano il 2 a 0 sulla grandissima giocata di Esposito per Bove (fuori di un soffio), ma alla fine decidono di abbassare il baricentro per intasare al massimo la zona nevralgica di campo.

Il Teramo riesce a mettere alcuni traversoni pericolosi e al 79esimo sfiora il gol con Foggia (liberato da uno screen pass verso Tulli-Barbuti), ma le occasioni migliori arrivano tutte su calco piazzato. All’88esimo, proprio su corner, i biancorossi hanno la palla che potrebbe far saltare la gara: campanile in area e doppio tentativo di Graziano, fermato da una super risposta di Pegorin (subentrato ad Aridità al 7′).

Due parate strepitose

Il miracolo del portiere rossoblu rinfranca i sambenedettesi e deprime i teramani, che – dopo l’espulsione sciocca di Caidi – si buttano in avanti, subendo il contropiede che porta al fallo da rigore su Esposito, con la successiva espulsione di Calore e la realizzazione di Miracoli.

Padroni al Bonolis

La vittoria dei rossoblu a Teramo (la prima in 12 anni), davanti 900 tifosi sambenedettesi, ha tutto l’aspetto di una riconciliazione. Con la classifica, che torna a sorridere, con la dirigenza, che ha vissuto la settimana come una catarsi, coi tifosi, che possono festeggiare la vittoria di un derby (per quanto minore).

Nonostante diffidenza, critiche e inciampi Capuano ha raddrizzato classifica e squadra, dando ordine ad un collettivo che sembrava essersi perso nelle proprie contraddizioni. Il lavoro non è concluso, e l’impressione è che manchi ancora molto; ma in attesa di Pordenone, Albinoleffe e Triestina la Samb può tirare un sospiro si sollievo.

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