Vernecchie rossoblu: 31^ puntata (Pordenone-Samb)

Pordenone-Samb

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Immagini di Pisani, video di Ramadani, copertine di Madou. Puntata post Pordenone-Samb


Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, Ezio Capuano si sarebbe ricordato di quella remota sera di novembre in cui aveva vinto la sua partita d’esordio a Ravenna. La Samb era allora una squadra indefinita e scarna, un manipoli di giocatori messi in campo con la speranza di segnare e difendere qualche gol. Il piano tattico era così approssimativo che molte fasi di gioco erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.

Nella giornata che doveva regalare lo slancio verso il secondo posto i rossoblu fanno la caduta più rovinosa della stagione, subendo quattro gol da un Pordenone troppo forte per esserlo solo coi suoi meriti. La sconfitta della Reggiana regala il campionato al Padova e lascia i rossoblu al secondo posto, pur con la minaccia di altre due squadre in 2 punti. Cosa resta, per questo finale di stagione?

Angelo A. Pisani: Ci resta una squadra coi cerotti e con tante incognite, sballottata tra rimpianti e polemiche. Due cose di cui si potrebbe far bene a meno, ma tant’è.

Michele Palmiero: Faccio fatica a commentare questo risultato: da un lato non serve a nulla mettere in croce per un solo risultato la nostra squadra, protagonista comunque di un’ottima stagione; d’altra parte farsi 1000 km per “godersi” questa prestazione non è il massimo della vita. Il ritorno a San Benedetto è stato un calvario…

Angelo A: Dopo un risultato del genere le critiche sono più che lecite, ci mancherebbe. Quello che mi sono chiesto è quanto, di questo risultato, sia stato determinato da tutto quello che c’è stato prima. Tensioni societarie, ambizioni di primato e revascismi, per me, hanno pesato quanto e più delle assenze.

Michele: Vorrei pensarla anche io così, ma dagli spalti a me arrivava una sola impressione: il Pordenone era più forte, più tecnico, più preparato tatticamente e più in forma. Stop. Per la prima volta, da quando Capuano siede in panchina, ho visto una Samb impreparata a ciò che aveva di fronte.

“Un gregge di pecore”

Angelo A: All’inizio la Samb ha tenuto e bene, ma col passare dei minuti ci siamo sfaldati, dimostrandoci stancohi come solo le democrazie sanno esserlo. Per me il Pordenone, a livello di uomini, ci è superiore, specie considerando le assenze. Ma una sconfitta del genere, data l’abituale preparazione di questa squadra, non me la sarei mai aspettata. Col Bassano abbiamo perso contro avversari più bravi, e senza quei due errori potevi anche portare via un punto; domenica abbiamo proprio giocato male.

Michele: Delle tensioni extracalcistiche, poi, si può parlare all’infinito. In primis ha influito il numero di infortunati: giocare a centrocampo con Gelonese e Candellori non è il massimo quando ti trovi di fronte gente come Burrai, Misuraca, Zammarini e quel diavolo di Berrettoni. Poi ci sono le tensioni della settimana, ma con quelle bisogna farci il callo perché ci accompagneranno fino all’ultimo secondo della stagione.

Su questo ci sono pochi dubbi

Michele: Nel frattempo ha perso anche la Reggiana, consegnando la certezza della B al Padova e lasciando il secondo posto a noi. Ora finalmente non dovremo più portare avanti questo ridicolo leit motiv della rimonta al primo posto: né la Samb né la Reggiana hanno avuto la capacità di fare il salto di qualità nei momenti decisivi. Anzi, i granata stanno pericolosamente rallentando e devono guardarsi le spalle da un Sudtirol sempre più lanciato.

Angelo A: Dopo la grande rimonta dei mesi scorsi, sostenuta da un ottimo calcio, mi aspettavo facessero molto di più. E invece, come un tennista spaventato, hanno finito per buttare via tutti i break point. Il che va bene anche a noi, perché – nonostante le ultime partite – continuiamo a restare secondi. Sembra quasi che

Michele: Voglio spezzare una lancia a favore della Reggiana. I granata hanno compiuto una rimonta fantastica giocando diverse partite a ritmi altissimi: ci può stare che sia finita la benzina o che la squadra abbia inconsciamente “frenato” quando è venuta meno l’adrenalina iniziale. Per me resta una delle squadre da evitare nei playoff, perché in gara secca i vari Carlini, Cesarini e Cattaneo possono estrarre il coniglio dal cilindro in qualsiasi momento.

Angelo A: Sì, però con un paio di partite decenti potevano giocarsi la promozione in casa. Dopo i saliscendi dello scorso anno, e l’orribile inizio con Menichini, sembravano pronti a sparigliare tutte le carte in tavola, e per un po’ di tempo ci sono anche riusciti. Nelle ultime settimane hanno sbagliato tutti i match point per avvicinarsi al Padova, ma fortunatamente hanno aiutato anche noi.

Michele: Basta guardare il cammino di Bassano, Pordenone, Feralpi e Triestina per rendersi conto di una cosa: nel Girone B il concetto di continuità è un perfetto sconosciuto. Lo stesso Padova, nonostante fosse la squadra più forte mentalmente, ha provato in tutti i modi a riaprire il campionato a suo danno. La grande differenza rispetto all’anno scorso non è tecnica, secondo me, ma mentale: ci sono tante squadre con grandi individualità, ma pochissime sono state in grado di dare continuità a gioco e risultati.

Angelo A: Un po’ dipende anche dalla difficoltà di questo girone. Il Padova non è migliore di Venezia, Parma e Pordenone dello scorso anno (su questo pochi dubbi), ma il livello per me non è calato, anzi. L’anno scorso dietro le prime tre c’era il vuoto, quest’anno ci sono tante “grosse” squadre, e le piccole (come Mestre, Albinoleffe, Ravenna) sono molto più preparate e competitive. Il nostro andamento può deludere ma in questo momento è così per tutti, e un motivo c’è.

Michele: Sulla carta c’erano diverse squadre più forti, ma sul campo abbiamo fatto molto, molto meglio. È per questo che le dichiarazioni di Capuano – quelle in cui incensa gli avversari e amplifica la loro forza – spesso fanno storcere il naso: i curriculum dei giocatori servono a poco se poi in campo i cosiddetti “squadroni” non riescono a mettere insieme due vittorie di fila.

Angelo A: Capuano usa termini forti ma dice cose giuste. Squadre come Padova, Reggiana, Feralpisalò, Bassano, Pordenone e Triestina hanno squadre oggettivamente più forti, con obiettivi (e budget) iniziali molto diversi dal nostro. Loro partivano favoriti, il fatto che siamo avanti non cambia le forze in campo a partita secca. La preparazione della squadra è importantissima, ma le partite si vincono anche coi giocatori. La scorsa settimana il Pordenone ha messo dentro Cicerelli, Caccetta e Bombagi, noi abbiamo cambiato Stanco e Miracoli (che a me piacciono) e neanche ce ne siamo accorti.

Michele: Non sono discorsi sbagliati, ma in questo momento della stagione il messaggio dovrebbe essere unitario: più che rimarcare quanto fatto bisognerebbe cercare di spingere la squadra in avanti, anche a costo di far buon viso a cattivo gioco. Altrimenti continui a creare le solite frizioni, e questo non aiuta di certo.

Angelo A: In questo momento Capuano sta cercando di fare quanto non sono riusciti a fare i suoi predecessori: andarsene con la piazza dalla sua parte. Che il mister parta a fine stagione è ormai chiaro: la società non vuole tenerlo, e lui probabilmente non resterebbe. Il fatto è che questa separazione “in pectore” ha creato una frattura di visioni: il presidente è sempre più insofferente, ma “resiste” perché sta finendo; il mister, invece, vuole rivendicare i suoi meriti prima di partire, perché sa che i riconoscimenti sono l’unica cosa che resteranno. E questa cosa li porta a scontrarsi.

Michele: Penso che situazioni del genere ci siano sempre state nel calcio. È la prima volta, però, che vengono “messe in piazza” senza alcun filtro: lì sta il nocciolo della questione. Secondo me Fedeli e Capuano avrebbero potuto tranquillamente non sopportarsi senza farlo sapere a squadra, tifosi, giornali, addetti ai lavori e abitanti del Circolo Polare Artico.

Angelo A: Che ci vuoi fare, quando finiscono le storie d’amore è sempre così.


La copertina di Madou è ispirata alla locandina di “The Passion”, di Mel Gibson. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati! 

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