L’analisi, i momenti e le prospettive alla vigilia di Pordenone-Samb
La stagione del Pordenone si divide in due parti, separate da una partita storica rivelatasi pesante come un macigno. Lo scorso dicembre la grande corsa dei ramarri in Coppa Italia, culminata con la partita contro l’Inter, sembrava dare senso ad una stagione iniziata bene (l’imbattibilità nelle prime 11, il primo posto) e andata lentamente scemando, fino al quinto posto.
Contro la squadra di Spalletti i ramarri hanno quasi sfiorato il miracolo sportivo, fermando i nerazzurri sullo 0 a 0 e cedendo solo ai rigori. La gara che doveva dare nuova linfa al campionato dei friulani, alimentando la rincorsa al primo posto, ha finito per lasciare soltanto macerie.
I motivi di un crollo
Dare ogni responsabilità alla partita con l’Inter (come in un peccato di hýbris) è suggestivo, ma non sarebbe corretto. I problemi dei neroverdi affondano le loro radici già da inizio anno, nonostante i tentativi di Colucci nel formare una squadra capace di andare oltre alle sue mancanze strutturali.
In estate la partenza di Tedino aveva innescato un profondo ripensamento della squadra che – nei due anni precedenti – aveva mostrato un gioco tra i migliori della Serie C. In estate, oltre al tecnico, sono partiti sei titolari (Tomei, Semenzato, Ingegneri, Suciu, Cattaneo e Arma), rimpiazzati con giocatori di ottimo livello – ma alla prima esperienza in friuli.
Colucci ha cercato di mantenere il buono dell’esperienza Tedino (controllo del possesso, gioco nello stretto), cercando di improntare una fase offensiva più verticale e diretta, in modo da sfruttare al meglio la forza fisica di Gerardi (preso al posto di Arma) e le qualità dinamiche di giocatori come Lulli, Formiconi, Misuraca e Sain-Maza. Il gioco più fisico e verticale degli uomini di Colucci ha pagato per buona parte del girone di andata, salvo incappare in una serie di pareggi che ne hanno pregiudicato i primi posti della classifica.
Il problema è stato – banalmente – nella riuscita offensiva: quando i punti hanno iniziato a pesare i neroverdi si sono trovati di fronte squadre più chiuse e rinunciatarie, disposte ad abbassarsi pur di togliere la profondità agli avversari. La mancanza di un impianto di gioco solido come negli anni passati ha aumentato il peso sul reparto offensivo, indebolito dall’infortunio di Berrettoni e dal rendimento sotto le aspettative di Gerardi e Sainz-Maza. Queste difficoltà hanno sconvolto gli equilibri della squadra, che ha iniziato a scoprirsi di più – e subire troppo.
Dopo le prime 11 giornate il Pordenone è primo, imbattuto, con 21 punti; nelle 12 gare successive la squadra di Colucci ne perde 7, raccogliendo appena 12 punti (ultima per rendimento) e segnando la miseria di 9 gol. Il 14 febbraio, dopo il 3 a 0 subito con la Feralpisalò, la squadra passa a Fabio Rossitto.
I cambi di Rossitto
Alla conferenza stampa di presentazione il tecnico parla – addirittura – di obiettivo salvezza, facendo intuire di voler lavorare soprattutto a livello mentale: “Voglio inculcare a tutti i ragazzi passione, voglia di lavorare, coraggio”. A gennaio la squadra aveva già cambiato molto, cercando di risolvere i problemi offensivi con gli arrivi di Bombagi, Cicerelli e Nocciolini.
Nonostante la grande qualità del suo attacco (ulteriormente rinforzato) il Pordenone continua ad avere problemi in fase offensiva. Rossitto ha cercato a lungo di trovare la formula giusta, provando a trovare un equilibrio tra le due fasi di gioco. Finora il lavoro del tecnico non ha dato i suoi frutti: la squadra ha peggiorato il proprio rendimento difensivo (da 1.2 a 1.7 gol subiti a partita), mostrando gravi lacune anche a difesa schierata.
Rispetto a Colucci il tecnico ha provato a impostare un 4-3-3 più reattivo, così da poter avere più spazi in fase di transizione. A centrocampo, al fianco di Misuraca e Burrai, Zammarini è diventato un punto fisso; davanti, invece, il tecnico ha fatto più esperimenti. Finora la coppia di esterni più utilizzata è stata quella formata da Bombagi e Berrettoni, due che garantiscono la possibilità di passare al 4-4-2 (con Bombagi e centrocampo e Berrettoni seconda punta).
La squadra prova sempre a giocare in velocità, ma non rinuncia ad alzare la pressione, provando a creare le situazioni di superiorità numerica viste anche nella gestione Colucci. Nelle fasi di possesso più prolungate la squadra alza anche cinque, sei giocatori sulla linea offensiva, cercando di sfruttare la superiorità numerica in zona centrale.
Il Pordenone prova a schiacciare gli avversari in fase offensiva. Bombagi e Berrettoni si stringono al centro, dove avanza anche Burrai, sulle due fasce avanzano Zammarini (mezzala sinistra) e Formiconi (terzino destro)
I problemi offensivi
Nonostante gli exploit realizzativi con Mestre (3) e Reggiana (4), il Pordenone non sembra ancora aver superato i problemi in fase offensiva, complice una fase di possesso troppo legata alle invenzioni dei suoi giocatori migliori. I numeri non sono tutto, ma c’è un dato molto significativo: 8 degli ultimi 12 gol segnati dal Pordenone sono arrivati sugli sviluppi di calci piazzati, e solo 4 su azione.
La novità delle ultime settimane è stata l’utilizzo di Nocciolini come prima punta: i movimenti a venire incontro dell’ex Parma si stanno rivelando utilissimi, in fase di possesso, aiutano la squadra a salire e aprono spazi per gli inserimenti di Misuraca e Zammarini.
Nocciolini viene incontro e appoggia a Burrai, che ha a disposizione il lancio in profondità verso il centro o il cambio di gioco per la discesa di De Agostini
La mossa non ha risolto tutti i problemi del Pordenone, ma sta aiutando la squadra a trovare più varietà offensiva. Non a caso, 3 dei 4 gol segnati su azione sono arrivati su inserimenti delle due mezzali. Ancora poco, ma abbastanza su cui lavorare per le ultime giornate. In questo senso, la partita coi rossoblu sarà uno snodo fondamentale.
Verso Pordenone-Samb
Per gli uomini di Rossitto la partita con la Sambenedettese sarà la prova del fuoco. Quella del Bottecchia sarà una sfida interessante, che metterà contro la maggiore delusione e la maggior sorpresa di questo campionato. La grande qualità del Pordenone è una minaccia costante, in qualsiasi momento, ma i rossoblu (nonostante le assenze) possono contare su una migliore organizzazione, in fase di possesso e non.