Vernecchie rossoblu: 35^ puntata (Samb-Cosenza)

Vernecchie Rossoblu

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Guest star: Edoardo Tarullo. Immagini di Pisani, copertine di Madou. Puntata post Samb-Cosenza


Dopo la sbornia dell’ultimo dentro-fuori giocato al Riviera i rossoblu speravano di poter ribaltare anche la sconfitta di Cosenza, ma stavolta – nonostante uno stadio colmo di spettatori, aspettative e tifosi – la magia non si è replicata. La stagione si chiude con una grande delusione e una grandissima Curva, capace di far uscire con un sorriso nonostante la sconfitta. Ora, e stavolta per davvero, è finito er sogno.

Angelo A. Pisani: Ragazzi, guardiamo il lato positivo: il pesce ce lo mangiamo a San Benedetto, che è pure più buono.

Michele Palmiero: Sì, però due arrosticini (vabbè, anche quarantacinque) me li sarei mangiati volentieri. Ho sempre temuto che il ritorno col Cosenza sarebbe stato ben diverso dalla partita col Piacenza, e purtroppo è andata così. Non siamo riusciti a essere più forti di loro, dal punto di vista fisico e mentale. Dispiace tanto, anche perché si era creato un grande entusiasmo.

Edoardo Tarullo: Quoto Michele: sugli arrosticini (meglio delle olive fritte, che restano in Serie B con partite sospette), e sulla nostra prestazione. Il rammarico forte è il fatto di non essere usciti con una prestazione all’altezza del pubblico, ma tutto sommato il Cosenza si è rivelato più forte sotto tutti gli aspetti.

Samb-Cosenza

Angelo A: In 180′ la squadra di Braglia ha rischiato solo per un quarto d’ora, per il resto ha sempre tenuto in mano la qualificazione. Si è vista la differenza che può mettere una squadra solida, coerente e conscia della partita – sua e degli avversari. La nostra prestazione è stata una delusione, ma non ha fatto che confermare i difetti mostrati nelle ultime settimane: poche alternative tecniche e tattiche. Braglia invece ha preparato due gare perfette, utilizzando al massimo una rosa giovane ma di grande qualità.

Braglia - Thanos

Michele: La panchina del Cosenza era fortissima, poco da dire. Basti pensare ai loro subentranti: Baclet, Perez, Calamai, Ramos e Loviso, giocatori che possono essere titolari in tutte le squadra di C. La cosa più impressionante sono i loro giovani, forti e smaliziati come veterani. A cominciare dalla coppia d’attacco.

Edoardo: Ragazzi, nella doppia sfida Tutino ha dimostrato di essere di un’altra categoria. Se penso che poteva arrivare qui mi viene da mangiarmi i gomiti. Lui è quello che mi ha impressionato di più, ma c’è da dire che il Cosenza ha molti giovani molto forti. Se il presidente vuole davvero fare una squadra giovane di un certo livello bisogna prendere esempio dal Cosenza.

Samb-Cosenza (1)

Angelo A: Sì, però bisogna anche gestire la stagione come ha fatto il Cosenza. Braglia (subentrato a Fontana) ha avuto tanto tempo e tanta fiducia, anche nei momenti difficili. Cose così negli ultimi anni si sono viste poco, da queste parti, e temo che a San Benedetto – a prescindere dalle sue buone intenzioni – non ci siano la misura, la pazienza e le condizioni per portare avanti un progetto che non sia subito vincente e inattaccabile.

In questa piazza, come ho già detto, non c’è più la capacità di fare i conti con la sconfitta: ogni risultato che non sia la vittoria diventa una caccia al colpevole, e ovviamente ricade tutto sul reparto tecnico (l’unico messo fattivamente sotto esame ogni settimana). I risultati si vedono: sei allenatori e una cinquantina di giocatori cambiati in 3 anni.

Fedeli walk with me (1)

Michele: Il progetto giovani sulla carta è sempre affascinante, il problema è che è una strada piena di ostacoli, in salita, e per noi sconosciuta. Negli ultimi 10 anni – per colpa del dilettantismo – la Samb ha dovuto sempre giocare per vincere. Ora che siamo in C non avremmo questo obbligo, però non riusciamo a scrollarci questa ossessione da “ben altri palcoscenici”.

Angelo A: Mai come negli ultimi tre anni la società sambenedettese ha avuto l’appoggio e il supporto della piazza e della stampa locale. Il che è giusto, perché questa è l’unica dirigenza solida avuta negli ultimi 10 anni. Ma questo appoggio bisogna usarlo in modo costruttivo, senza fare vittimismo per alcune critiche, e senza usare la stampa come cassa di risonanza per critiche e regolamenti di conti interni. Altrimenti diventa una guerra mediatica continua. Se la società dice: “Facciamo un progetto giovani, arriviamo tra le prime 10 e poi divertiamoci” nessuno le dirà nulla. Anzi.

Piunti vs Fedeli

Edoardo: Parlare di progetto giovani in una città come San Benedetto, con una società del genere, con la gestione comunicativa vista negli ultimi due anni, sembra voler sfidare il destino. Per portare avanti un progetto del genere servirà un salto di maturità da parte di tutti. Dal presidente, che dovrà astenersi dal commentare con certi toni i singoli, al pubblico, che dovrà capire e seguire il progetto della società. Bisogna ragionare da tifosi e imprenditori, tutelando la squadra e gli investimenti.

Michele: Esatto. Bisognerà evitare questo clima da “Nomination del Grande Fratello” creatosi nel post partita, dove si fa sempre caccia al colpevole. Il presidente non si morde mai la lingua, ma spesso è la stampa che butta l’amo. Se dicono di amare la Samb potrebbero essere più cauti anche loro. Negli ultimi anni abbiamo visto situazioni spiacevoli con tanti giocatori, ma spesso si trattava di professionisti esperti. Coi giovani bisognerà stare molto più attenti.

Edoardo: Io infatti metto nel discorso anche gli organi di stampa, che dovranno astenersi dalle solite critiche aprioristiche. A San Benedetto abbiamo marchiato come scarsa gente come Bucchi e Melchiorri, arrivati giovanissimi e subito scaricati; gente che poi è arrivata in Serie A (meritatamente), dimostrando qualità che non gli avevamo riconosciuto.

Angelo A: Non serve neanche tornare così indietro: due anni fa Mancuso era stato subito etichettato come una pippa, e quest’anno farà la preparazione con la Juventus. Quest’anno si sono viste tante situazioni simili: io faccio sempre l’esempio di Miracoli, che è stato il miglior centravanti degli ultimi 5 anni, ma è stato massacrato per tutta la stagione. Giocatori come Gelonese, Tomi, Patti e Miceli (criticatissimi) hanno tirato avanti la carretta tutto l’anno, meritavano più rispetto.

Michele: Ti dirò di più, io sono convinto che non serva una rifondazione, perché questa squadra ha dimostrato di avere buoni valori. Non ha il potenziale per vincere il campionato (nessuno gliel’ha chiesto) ma questa è una buona base per ripartire l’anno prossimo. Specie se si ricomincerà l’anno senza queste pressioni.

Angelo A: Una piccola rivoluzione sarà fatta per forza, perché certi rapporti ormai sono compromessi. Ad esempio, oggi Andrea Fedeli ha detto che Miracoli non resta, e che “Sarà contenta la stampa che l’ha sempre criticato”. Immagino non abbia mai ascoltato le conferenze stampa del padre… La società deve proteggere tutti i giocatori, anche quando sbagliano, anche quando non li sentono più “loro”. Anche se pensano di cambiarli tutti a fine anno.

Fedelish Gambino

Edoardo: Dopo anni di dilettantismo e di campi indecenti si può essere anche con una Serie C a buoni livelli, magari togliendosi qualche soddisfazione. A me il progetto giovani stuzzica tantissimo, e nel caso sarò il primo sostenitore. Come realizzarlo? Tre semplici consigli:

  1. Comunicare in modo chiaro e coerente (sin dalla campagna abbonamenti);
  2. Affidarsi a dirigenti competenti nell’ambito specifico;
  3. Scegliere un allenatore adeguato al compito, dandogli piena fiducia.

E tenersi i giovani – questo non è un consiglio, è un obbligo.

Michele: Aggiungo un quarto consiglio: per arrivare in fondo ai playoff bisogna usare il 3-5-2. Un modulo usato da tre delle quattro squadre arrivate in semifinale: Sudtirol, Catania e Cosenza (considerando quanto ci prendo con i pronostici, il Siena ha già un piede e mezzo in Serie B). A parte scherzi, in un progetto giovani il mio allenatore ideale dovrebbe avere alle spalle una bella carriera da giocatore, avere esperienza coi giovani e – lungi da me pretendere troppo, sia chiaro – una vaga parvenza di gioco offensivo.

Angelo A: Michele, all’inizio temevo ti riferissi a Moriero. Io quest’anno, per qualche mese, ho visto un allenatore preparato e con una precisa idea di calcio: spero di rivederne uno all’inizio dell’anno prossimo.

Edoardo: Allo stato degli atti – sapendo del progetto societario, e con l’idea di vedere un buon calcio – il nome giusto potrebbe essere il tanto invocato Magi. Però torniamo sempre a quanto detto prima: un allenatore così, con giocatori giovani, ha bisogno di tanto tempo. E meno conferenze stampa circensi possibili.

Angelo A: Magi è un grande allenatore, ma non ha ancora gli anticorpi per resistere alle critiche feroci che riceverebbe qui alla prima sconfitta. Servirebbe un allenatore con più esperienza, uno che possa usare i suoi risultati passati come scudo contro le tante critiche che (inevitabilmente) lo ricopriranno. Uno che abbia la forza (anche dialettica) di affrontare le pressioni di un presidente così istrionico e una piazza così esigente. Oh, domenica c’era Sarri al Riviera…


La copertina di Madou è ispirata alla locandina di “Youth – La giovinezza”, film di Paolo Sorrentino. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati! 

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