La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Samb-Fano
«E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell’Ipocrisia
Perché una mano lavasse l’altra, tutti colpevoli e così sia
E minacciosi ed un po’ pregando incenso sparsero al loro dio
Sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io»
Dopo il buon pareggio in casa dell’Imolese i rossoblu impattano anche con il Fano, al termine di una partita bloccata e frustrante. Lo 0 a 0 finale ha fatto esplodere le critiche di stampa e presidente, che hanno fatto eco ai primi fischi di una Curva desolatamente semivuota. Gli stessi che osannavano Roselli ora si affannano a criticarlo, indicandolo come primo e unico colpevole dei problemi della squadra. Una storia già vista…
Michele Palmiero: Incredibile ma vero: Samb-Fano è stata una delle partite più noiose del campionato. Chi se lo sarebbe mai aspettato? D’altronde si confrontavano due squadre che segnano valanghe di gol ogni partita, con difese ballerine e l’abitudine ad avere il pallino del gioco per 90 minuti… Non prevedevi anche tu uno spettacolare 4 a 3 per noi?
Angelo A. Pisani: Ma naturalmeeeente! Dai, facciamo i seri. Che la partita sarebbe stata brutta lo sapevamo già, perché fare questi catastrofismi? Si poteva fare meglio, chiaramente, ma dalle critiche che ho sentito mi pareva fossimo ultimi in classifica. Controllo e siamo ancora decimi. Che ci aspettavamo? Sappiamo che la Samb è in difficoltà, e sappiamo che il Fano è un avversario complicato; una partita così era più che probabile.
Michele: Il Fano ha segnato solo 14 gol, e nonostante ciò ad oggi è salvo… Ci sarà un motivo, no? I granata sono bravissimi nel far giocare male gli avversari, e questa è anche la nostra caratteristica migliore. Mister Roselli lo aveva detto alla vigilia: per sbloccare una partita di questo tipo serve la giocata del fuoriclasse. In campo, però, non c’erano fuoriclasse ma “solo” 22 onesti giocatori di C che hanno seguito alla lettera le direttive degli allenatori.
Angelo A: Ogni prestazione si basa grossomodo su due fattori: il contesto tattico e le prestazioni individuali. A livello tattico non abbiamo provato cose di un certo tipo (uscita palla a terra, cambi di gioco verso destra, recupero alto), ma siamo mancati a livello individuale. Abbiamo sbagliato tanti passaggi e tante scelte tecniche, e in un contesto così bloccato queste cose le paghi. Il problema secondo me è a monte, perché vista da fuori la squadra è stremata sia a livello tecnico che fisico.
Michele: La condizione fisica è un fattore determinante per noi. La Samb difende bassa, deve risalire il campo con velocità e spende tante energie in transizione. Non è un caso che due giocatori come Calderini e Rapisarda – chiamati a continui strappi in velocità – vivano momenti di alti e bassi. Qualcuno potrebbe obiettare che, stando così le cose, sarebbe stato importante allungare la rosa a disposizione del mister…
Angelo A: Tutti quanti abbiamo aspettato il mercato di gennaio pensando che ci saremmo rinforzati, e non è stato così. La rosa è corta, le alternative sono poche e la squadra in questo momento è in calo. Dalle ultime quattro potevamo tirare fuori più punti, perché c’è stata anche un po’ di sfortuna, ma non bisogna pretendere molto di più da questa squadra.
Michele: Per l’ambiente quella col Fano era una partita da vincere a tutti costi, lo 0 a 0 ha scontentato tutti. Ora è dura, perché ci aspetta un ciclo terribile: Ternana (due volte), Vicenza, Feralpisalò e Triestina. Secondo me, conoscendo i nostri, il concetto va quasi ribaltato: le partite più difficili sono state contro le squadre che si chiudono, contro le grandi abbiamo sempre trovato spazi e opportunità. Il problema è che stanno venendo meno tante certezze costruite finora.
Angelo A: Nei mesi scorsi, quando abbiamo iniziato a mettere in fila i 12 risultati utili, Roselli ripeteva sempre lo stesso concetto: i punti vanno bene, ma la cosa più importante è la consapevolezza. Secondo me la crescita della Samb ha avuto una forte componente mentale, perché tatticamente eravamo preparati anche nelle prime gare, ma la squadra ha iniziato a girare solo quando è aumentata la fiducia in quello che si stava facendo. Ora che i risultati sono calati la situazione si sta facendo pesante, e la squadra ne risente.
Michele: Ad un certo punto la consapevolezza è cresciuta talmente tanto da convincere qualcuno ad alzare l’asticella delle aspettative. I giornali hanno iniziato a contare i punti che ci distanziavano dal Pordenone, il Presidente ha chiesto più “coraggio” ma, a mio avviso, anche la squadra (magari a livello inconscio) ha creduto di poter faticare meno senza compromettere il raccolto.
Angelo A: Il problema è sempre lo stesso: ogni volta che la Samb va bene le aspettative (meglio, le pretese) aumentano a dismisura, e ai primi segni di cedimento la squadra viene schiacciata. Il problema è che questo giochetto non parte dai tifosi, o comunque dal basso, ma dal presidente stesso. Quello che a gennaio – quando la squadra era in salute, e tutte le altre si rinforzavano – ha deciso di fare un mercato al risparmio. Per carità, scelta più che lecita. Ma poi non puoi lamentarti se la squadra non compete ai primi posti…
Ilari aveva mandato un messaggio in codice già alla cena di Natale
Michele: Vogliamo ricordare qual era l’obiettivo dichiarato dalla dirigenza ad inizio stagione? Migliorare il terzo posto, con questa squadra qui, che lui stesso ha attaccato a più riprese. Le mancanze di rispetto, verso la Samb e i suoi tifosi, sono queste, non l’inserimento di questo o quel giocatore…
Angelo A: Quando sono andato a vedere l’intervista di Fedeli quasi non ci credevo. «Tutti gli allenatori, non solo lui, non hanno rispetto della proprietà, fanno come pare a loro e decidono loro chi mettere…». Ma che cazzo significa, chi dovrebbe decidere? Come si fa a parlare di rispetto dei ruoli in questo modo?
Michele: Tra tutti gli sfoghi del Presidente questo è stato il più sorprendente. Posso capire le conferenze post-partita, con la delusione ancora “calda”, ma dire certe cose a tre giorni di distanza è assurdo. Che senso ha scagliarsi così contro l’allenatore? Quello che oggi “non ha rispetto per la proprietà” è lo stesso che ha preso la squadra in zona retrocessione e l’ha portata tra le prime dieci.
Angelo A: È sempre il solito atteggiamento tafazziano, che ormai conosciamo benissimo. Ogni volta si dice che il presidente “caccia i soldi” e può fare come gli pare, ma poi non si venga a lamentare se lo stadio è mezzo vuoto. Non parlo al presidente, ma all’imprenditore: che devono andare a vedere i tifosi? La squadra schifosa, il non-gioco, l’attaccante grande grosso e coglione?
Come una matrigna cattiva
Michele: Dal punto di vista del marketing è stato un mese disastroso. Aggiungiamoci la decisione di organizzare la “giornata rossoblu” contro la Ternana, in uno dei momenti peggiore della stagione: la ciliegina sulla torta. So già che mi vuoi dire, risparmiami la cavolata del “Si vabbè ma la giornata rossoblu era già stata fissata”. Una società è tenuta a lavorare per portare più gente allo stadio, non per svuotarlo.
Angelo A: Ho capito, ma chi poteva prendere queste decisioni? Il presidente sta a Pomezia, arriva la domenica e guarda solo i presenti, a San Benedetto l’unico dirigente è il segretario Palma, visto che Andrea Fedeli e Gianni (amministratore delegato e direttore generale) non sono stati sostituiti. Il problema non è che la decisione in sé, ma il fatto che è stata presa mesi fa da persone che non ci sono più. E nessun altro ha il potere decisionale per spostarla…
Michele: Queste sono problematiche che provocano più danni di quanto si immagini. La programmazione, il modo di comunicare, la gestione del quotidiano: per alcuni sono tutti fattori che passano in secondo piano rispetto alla solidità economica del proprietario. Eppure le azioni di una dirigenza hanno una ripercussione in campo, come una papera del portiere o un errore del centravanti.
Angelo A: Guarda, l’unica consolazione è che sabato incontreremo la Ternana, una squadra fortissima sulla carta, ma che al momento è più in difficoltà di noi. Con un Riviera come si deve si potrebbe fare un bello scherzetto alle Fere. Spero che l’odore del sangue spinga molti a venire allo stadio, perché con la spinta giusta potremmo fare l’impresa.
Michele: Con una vittoria potremmo affossarli, questo è certo. Un anno e mezzo fa scrivevo di come la Ternana fosse il primo esempio di “franchigia NBA” applicata al calcio italiano. In pratica l’Unicusano aveva abbandonato il Fondi per trasferire armi e bagagli in Umbria. La proprietà aveva promesso di tutto e di più, e a fine anno è retrocessa. Quest’estate non è cambiato nulla, perché dopo le grandi promesse della proprietà sono tornate le delusioni in campo.
Angelo A: I risultati sportivi sono quello che sono, ma secondo me sei troppo ingeneroso. Per carità, queste manovre non sono simpatiche neanche a me, però le ambizioni le hanno davvero, e non si sono mai tirati indietro, cacciando un bel po’ di soldi sia l’anno scorso che quest’anno. Diciamo che Ranucci il suo lo sta facendo: ogni mese paga sugli 800 mila euro al mese, che non sono pochi, e a differenza di altri ha rimarcato più volte che lui non ha intenzione di abbandonare. Secondo me il problema non sono le Unicusano (che nel calcio investono e ci credono), semmai le Seleςo (che promettono e poi spariscono).
Michele: Ah, sfondi una porta aperta… Quello che è accaduto al Pro Piacenza è uno schifo assoluto, ed è assurdo che si sia arrivati a questo punto. Io sono abbastanza sicuro che questi disastri siano un messaggio del Dio del calcio verso noi tifosi. L’unica cosa da fare è prenderla con filosofia, concentrandoci sulle cose belle.
II grande ritorno del nostro Durim
La copertina di Madou è ispirata a “Moon”, di Duncan Jones. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!