La Samb si sta normalizzando, ma rischia di perdersi

Analisi: Carpi-Samb

Le ultime giornate hanno mostrato una squadra forse più equilibrata, ma anche meno brillante e coraggiosa. L’analisi tattica dopo Carpi-Samb


Al giro di boa del campionato si può tranquillamente affermare che i rossoblu hanno vissuto almeno tre o quattro vite. Dopo un inizio un po’ altalenante la squadra di Montero ha vissuto un momento eccezionale, seguito da una lunga serie sfortunata e negativa; dopo la vittoria sul Rimini i rossoblu sembravano poter tornare a volare, ma hanno finito per alternare buoni risultati in casa e delusioni in trasferta.

Nell’ultimo mese e mezzo i rossoblu hanno attraversato una situazione paradossale, ed è sembrato quasi che si muovessero in una delle scale impossibili di Escher: ogni volta che sembravano risalire si sono trovati a scendere. Al Riviera sono arrivate tre vittorie consecutive, tutte per 2 a 0, a cui sono seguite altrettanti delusioni in trasferta. Dopo il crollo di Bolzano e il pareggio di Imola i rossoblu sono scivolati anche contro il Carpi, in una partita che poteva spezzare la “maledizione”, e ha finito per rafforzarla.

Guardare solo ai risultati e indicare un pattern è molto semplice, ma non sarebbe onesto. Al Cabassi i rossoblu si sono trovati di fronte a una missione abbastanza complicata, così come era successo al Galli e al Druso: il Sudtirol aveva vinto cinque delle ultime sei gare, l’Imolese non perdeva da cinque giornate e il Carpi arrivava da una striscia di sei vittorie consecutive. Il punto conquistato è abbastanza misero, ma considerando il momento e le condizioni delle tre gare viene da pensare che per fare qualcosa di diverso sarebbe servito molto di più.

Un momento di transizione

La delusione delle ultime settimane viene dall’immagine che molti avevano della Sambenedettese, una squadra capace di restare fedele al proprio gioco anche contro le avversarie più forti, e anche nelle situazioni più complesse. In questa prima metà del campionato i rossoblu hanno mostrato spesso il loro lato più brillante, quello di una squadra capace di costruire l’azione dal basso, liberare spazi e andare in verticale, che punta a tenere un baricentro alto e non ha paura di andare in uno contro uno.

L’ha fatto anche e soprattutto contro le grandi, mostrando un gioco di qualità contro avversarie come Feralpisalò, Reggiana, Piacenza e Triestina, che pressavano alto e avevano a disposizione un grande reparto offensivo. Questo coraggio ha portato alcune grandi vittorie, alcuni pareggi sfortunati e alcune grosse delusioni: gli episodi hanno deciso diverse gare, ma nonostante le critiche i rossoblu hanno lasciato l’impressione di un saldo positivo.

Dopo la partita col Sudtirol le critiche sui rischi della squadra si sono fatte più pesanti, e qualcosa è forse cambiato. Sette giorni dopo la squadra di Montero ha giocato una grande partita con la Feralpisalò, ma nelle settimane successive la squadra ha perso un po’ di coraggio, e con esso parte della sua naturale brillantezza. Contro l’Imolese la Samb ha giocato una partita sottotono, soffocata da un’avversaria organizzata, compatta e brava a gestire il pallone. Il pareggio subito nel recupero ha piccato Montero, che nella conferenza successiva ha posto il focus su due aspetti: la gestione della gara e le transizioni offensive.

Alcune azioni della partita con l’Imolese, dove l’ottimo Alimi è sufficiente ad assorbire gran parte del gioco rossoblu tra le linee

Contro il Gubbio la Samb ha avuto un inizio gara abbastanza sbavato, con diversi errori in fase di verticalizzazione, ma il vantaggio immediato di Di Massimo (su una transizione corta) ha permesso alla squadra di difendersi con più calma, aspettare gli errori degli avversari e ripartire. Al 30esimo Cernigoi ha segnato il raddoppio, chiudendo di fatto la partita. Nel secondo tempo la squadra si è limitata ad amministrare, aiutata da un avversario incapace di impensierirla.

Risultati a parte, l’impressione è che la Sambenedettese abbia iniziato a fare con meno applicazione le cose che sa fare − uscita palla, costruzione della superiorità, apertura spazi − per affidarsi maggiormente ad altri aspetti, finendo per appiattirsi. Queste sensazioni sono state acuite dalla partita di Carpi, dove i rossoblu − pur mostrando un atteggiamento positivo − non sono mai entrati davvero in partita.

La partita col Carpi

Giudicare il momento della squadra con la trasferta del Cabassi è probabilmente ingiusto, ma aiuta a capire meglio la direzione di queste ultime partite. Il Carpi ha giocato una grande partita difensiva, pressando molto bene e molto in alto, ma la Sambenedettese ha dato scarsi segnali di reazione, accontentandosi di giocate più conservative, e non ha mai provato a cambiare il contesto della partita.

I rossoblu si sono trovati in un contesto tattico simile a quello di Imola: di fronte c’era una squadra che aveva due punte e un trequartista, un assetto che proponeva accoppiamenti naturali con i due centrali e il mediano rossoblu. In campo c’era la stessa coppia di centrali, quella formata da Biondi e Carillo, che per tutta la partita hanno subito la pressione di Maurizi e Biasci; davanti a loro, Angiulli veniva marcato a uomo da Jelenic.

La pressione portata dall’Imolese, molto simile a quella portata dal Carpi. In entrambi i casi i rossoblu hanno fatto molta fatica a costruire

L’obiettivo del Carpi era quello di bloccare la trasmissione centrale, ma i due attaccanti restavano sempre in posizioni di mezzo, in modo da rendere più difficile anche l’uscita sugli esterni. La squadra di Montero era scesa in campo con l’intenzione di passare per le catene laterali, sfruttando l’ampiezza del campo, ma la buona pressione del Carpi ha rallentato le giocate dei sambenedettesi, che una volta arrivati sull’esterno trovavano sempre lo spazio chiuso dalle mezzali in uscita.

Le mancate contromisure della Samb

La situazione era complicata, ma è mancato un po’ di coraggio. In passato i rossoblu avevano affrontato la pressione alta con un atteggiamento più intraprendente, ed erano riusciti a portare la situazione a loro vantaggio: contro la Triestina i rossoblu hanno giocato palla a terra sin dall’area piccola, sfruttando l’appoggio di Santurro, hanno creato spazi alla linea di pressione e costretto gli avversari ad abbassarsi; hanno giocato in modo attivo anche con il Piacenza, che aveva impostato un sistema di marcature a uomo, e non ha rinunciato alla palla a terra neanche in casa della Reggiana.

Da questo punto di vista la gara di Carpi è stata un passo indietro: i rossoblu avrebbero potuto provare ad allargare di più i due centrali o spostare Angiulli, per manipolare la struttura avversaria e creare spazi; avrebbero potuto appoggiarsi a Santurro, per coinvolgerlo e creare superiorità; avrebbero potuto far scendere verso il centro le mezzali, o far tagliare dentro esterni o terzini, per avere più opzioni verticali. Avrebbero potuto provare diverse cose, sicuramente difficili e sicuramente complicate, e in questo modo avrebbero potuto provare a contestare il naturale scorrere della partita.

Invece, più o meno volontariamente, hanno finito per accontentarsi, limitandosi a una circolazione laterale e lenta del pallone, con l’obiettivo di consolidare il possesso senza rischi. Santurro è stato costretto spesso al lancio lungo, e così anche centrali e terzini, sempre sotto pressione.

Una delle azioni più viste nel primo tempo: Biondi e Carillo sono troppo stretti e ben pressati, Angiulli è marcato e l’unica soluzione è il lancio lungo

Difficoltà di squadra e di contesto

In questi casi passava tutto da un’esecuzione veloce, che permettesse alla squadra di sfruttare i piccolissimi spazi di manovra che si aprivano sugli scivolamenti dei centrocampisti avversari. Nel primo tempo le opportunità sono state molto rare, e sono arrivate quando la Sambenedettese è riuscita a creare superiorità numerica in una zona di campo, sfruttando delle sovrapposizioni.

Al 19esimo minuto Volpicelli e Cernigoi si sono stretti verso il centro per una rimessa laterale, e hanno liberato l’appoggio per Gelonese e poi Gemignani, che hanno mandato Orlando a campo aperto; al 30esimo minuto una combinazione laterale tra Gemignani, Frediani e Gelonese ha liberato il cambio gioco per Cernigoi, isolato in fascia. Sono state le due azioni migliori dei rossoblu, da cui sono arrivate il colpo di testa di Frediani e il tiro da fuori di Volpicelli.

Per il resto la Samb ha fatto tantissima fatica a giocare, ed è riuscita a minacciare la porta di Nobile solo sugli sviluppi di calci piazzati o transizioni. Nella conferenza post-gara Montero ha detto di aver apprezzato l’atteggiamento della squadra, che non ha mai smesso di provarci, ma da fuori è stata una partita frustrante, dove ai rossoblu è mancato spesso il respiro.

È stato ancora più frustrante vedere la leggerezza del Carpi, una squadra giovane ma matura, piena di freschezza e qualità tecnica. Nonostante le assenze di Pezzi e Vano la squadra di Riolfi ha fatto vedere un ottimo calcio, capace di esaltare le abilità individuali nel contesto. Come al solito i rossoblu avevano deciso di difendersi con un blocco medio alto e compatto, con un 4-1-4-1 che si sbottonava per le pressioni individuali di mezzali ed esterni. I carpigiani partivano col 4-3-1-2, ma in fase di possesso i due terzini si alzavano sulle fasce, occupando l’ampiezza, mentre Fofana restava in supporto ai due centrali, permettendo agli altri tre di centrocampo di muoversi con grande libertà al centro.

Jelenic e Hraiech (trequartista e mezzala destra) si muovevano spesso alle spalle del centrocampo, per dare più opzioni possibili in verticale, mentre Saric (mezzala sinistra) accorciava anche verso la difesa, per ricevere palla e portarla avanti in conduzione. In fase di possesso i padroni di casa hanno provato a giocare sempre e comunque in verticale, cercando i giocatori tra le linee, provando a costruire triangoli e accettando l’uno contro uno. Se lo spazio non c’era, tornavano indietro e reimpostavano il possesso.

I rossoblu sono stati costretti a inseguire, ma non hanno mai perso le distanze, e sono riusciti a difendersi con ordine; Biondi, Carillo e poi Di Pasquale hanno fatto ottime prestazioni difensive, e così anche Santurro, autore di un autentico miracolo al 24esimo. L’equilibrio si è rotto solo al 71esimo minuto, quando il Carpi ha pescato un jolly su calcio piazzato con Maurizi.

Una Samb più normale?

Nel terzo film di Rocky, Mickey prende da parte il pugile e gli dice che è semplicemente finito: «Vedi, tre anni fa tu eri soprannaturale, eri un duro e avevi grinta e avevi una mascella di ferro. Poi è capitata la cosa peggiore che possa capitare a qualsiasi pugile: ti sei civilizzato». Viene da chiedersi se la Samb non stia facendo lo stesso errore.

In questo girone di andata la squadra di Montero ha attraversato diversi momenti delicati, ma è sempre rimasta attaccata alla sua idea di calcio, e questa forza le ha permesso di superare anche i momenti più difficili. I veri problemi sono arrivati più avanti, quando sembrava essere tutto superato, ma la squadra ha fatto un po’ di fatica a riprendersi. Da qui le sempre più pressanti discussioni sui risultati, sulla gestione dei vantaggi e più in generale sulla classifica.

Nel momento di scarsa brillantezza ci sono tante giustificazioni, dalla forza degli avversari all’inevitabile logorio fisico e mentale di una rosa troppo ristretta. Uno dei simbolo di questa squadra era la coppia formata da Miceli e Di Pasquale, due centrali imperfetti, ma fondamentali per la fase di uscita; a Bolzano sono stati sostituiti entrambi dopo 50 minuti, e da quel momento non hanno più giocato insieme. Le motivazioni dietro alcune scelte possono andare oltre l’aspetto tattico, ma l’impressione è che questi discorsi abbiano finito per inficiare la tranquillità della squadra, venuta a patti con se stessa per la paura di non riuscire. La tensione degli ultimi giorni è largamente accettata, nonostante la Sambenedettese sia solamente a due punti dal settimo posto, una posizione che per questo organico resta il miglior risultato possibile.

Davanti ci sono squadre come Vicenza, Padova, Sudtirol, Feralpisalò e Piacenza, che hanno iniziato con budget molto superiori e sono partite con un diverso tipo di obiettivi. Alzare oltre l’asticella può anche essere un’ambizione, ma non deve essere un obiettivo da inseguire.

Qualsiasi discussione sui risultati rischia di essere deleteria, perché in questo momento la Samb dovrebbe concentrarsi soprattutto su se stessa, e capire se seguire la strada dell’identità o quella della concretezza. Come ha ricordato Montero, la Samb ha superato le prime difficoltà della stagione spostando un attaccante sulla mezzala, e da lì ha costruito la striscia di tre vittorie consecutive. Ora che stanno tornando delle difficoltà viene da pensare che la soluzione non sia quella di rinunciare a se stessa, ma insistere.

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