L’esonero di Montero parte da lontano

Paolo Montero

L’esonero del tecnico della Sambenedettese si spiega solo sull’onda lunga della scorsa stagione, che ha influenzato impressioni e giudizi


Una settimana fa la Sambenedettese batteva il Mantova con una delle migliori prestazioni dell’anno, mostrando sprazzi di assoluta brillantezza e lanciandosi verso le zone alte della classifica. Sette giorni e due partite dopo i rossoblu sono usciti dallo stadio accompagnati dai fischi e dalle critiche dei (pochi) tifosi allo stadio, rappresentanti di un’esasperazione forse esagerata, ma abbastanza diffusa nella piazza rossoblu.

Della partita di domenica ci resta solo il risultato, e forse la brutta impressione dell’ultima mezz’ora, in cui la Sambenedettese – una volta andata sotto – non è più riuscita a rendersi pericolosa. O almeno, non abbastanza da riaprire la partita. Col senno di poi è difficile sostenerlo, ma prima dello svantaggio la prestazione dei rossoblu era stata tutt’altro che negativa. Per 45 minuti e più l’andamento della gara ha dato ragione al piano tattico di Montero, che aveva messo in campo una squadra diversa rispetto alle ultime settimane, più fluida, studiata per dare più spazio e libertà possibile a Rubén Botta, il suo giocatore migliore.

L’argentino si è diviso la trequarti con Bacio Terracino, ma in fase di possesso si spostava per tutto il campo: in avanti, per raccogliere le sponde di Maxi Lopez; sulla fascia, per ricevere libero dalla marcatura avversaria; sulla propria trequarti, per offrire un’alternativa ad Angiulli in fase di uscita. Una centralità che ha liberato dai compiti di costruzione i compagni di reparto, e ha permesso alla squadra di portare continuamente tre, quattro giocatori in proiezione offensiva. Nel primo tempo l’ex Inter e Chievo è stato il giocatore più influente dei 22 in campo, e pur sprecando qualche palla è stato fondamentale per i rossoblu: dai suoi piedi sono passate quasi tutte le azioni rilevanti della Samb, comprese le grandi occasioni per Angiulli e Bacio Terracino, due giocatori che grazie all’impianto tattico della squadra erano riusciti ad avere un ottimo impatto sulla partita.

La buona prestazione di alcuni giocatori chiave non aveva nascosto i limiti complessivi della squadra, che ancora una volta si era dimostrata poco efficace nella gestione palla e nel pressing offensivo. Due aspetti fondamentali, nella squadra dello scorso anno, che in questa stagione si sono visti solo a tratti. Tracciare una linea tra le scelte di Montero e i limiti della squadra, individuando dai risultati le sue intenzioni, è difficile. Quello che non è passato inosservato è che nella conferenza prepartita il tecnico uruguaiano aveva posto l’accento sulle caratteristiche dei giocatori, a cui bisognava adattarsi, senza specificare se queste fossero scelte della società o sue. Domenica si sono visti tanti errori tecnici, nella lettura della giocata e del passaggio, e dopo lo svantaggio – come spesso è accaduto, in queste prime giornate – i giocatori sembravano pervasi da un’ottundente frenesia.

Se la squadra fosse andata in vantaggio nel primo tempo staremmo parlando di un’altra prestazione, di un altro risultato, di altre prospettive. Spesso si dimentica dell’importanza della casualità nelle partite. Contro il Modena la Sambenedettese ha tirato 12 volte verso la porta, generando due big chances con il pallonetto di Bacio Terracino (0,27 xG) e la punizione di Rubén Botta (0,43 xG), senza segnare. Contro il Mantova, invece, la Sambenedettese aveva segnato due reti dalle conclusioni di Nocciolini e Rubén Botta, che “valevano” soltanto 0,05 e 0,08 xG. Statisticamente, le due occasioni fallite col Modena sarebbero entrate una volta su tre e una volta su due; quelle col Mantova rispettivamente cinque e otto volte su cento.

Gli expected goals della Samb nella partita contro il Modena

Le partite non si spiegano solo coi numeri, ma in questo caso aiutano a spiegare un momento: col Mantova la Samb ha giocato sulle ali dell’entusiasmo, e nella ripresa ha avuto la forza di compattarsi e fare sua la partita; col Modena, dopo il gol di Spagnoli, arrivato nel momento migliore della Samb, i giocatori sono crollati. Da fuori è evidente la presenza di un problema di fondo, solo in parte tecnico, che si riflette nel modo in cui squadra, società e tifosi hanno vissuto le ultime partite.

Per molti, probabilmente, il problema sta proprio nella figura di Montero, che in questi mesi è arrivato a rappresentare il simbolo dello scorso campionato, iniziato in modo esaltante e terminato con un lento e mortificante stillicidio. I problemi dello scorso anno andavano oltre l’aspetto tattico: la Sambenedettese era una squadra incompleta, dentro e (soprattutto) fuori dal campo, e l’andamento claudicante degli ultimi mesi non aveva fatto altro che rivelarne l’effettivo valore in classifica. Montero era sembrato più vittima che complice della situazione, ma col passare dei mesi il suo atteggiamento conciliante è finito col suonare condiscendete a quei tifosi (e quegli addetti ai lavori) che in fondo – pur subendone il fascino – non l’hanno mai capito.

In questa stagione è cambiato molto: l’arrivo di Serafino ha portato nuove professionalità all’interno della società, nuove strutture e una squadra che sembra avere le carte in regola per lottare ai primi posti della classifica. Gli alibi dello scorso anno sono caduti, e questo ha accorciato di molto la pazienza di una piazza che probabilmente non ha mai perdonato davvero il suo allenatore. In queste settimane Montero non è stato giudicato (solo) per la stagione attuale, ma anche (soprattutto) per quello che c’è stato prima, e nella foga polemica ci si è dimenticati della squadra rivoluzionata, della preparazione fatta in fretta e furia, della mancanza della curva durante le partite. Ci si è dimenticato anche che lo scorso anno, a questo punto della stagione, la Samb aveva soltanto un punto in più in classifica. Ce ne si è dimenticati perché è più semplice vederla in questo modo, senza sforzarsi di riflettere sulle sfumature che forse hanno deciso l’esonero quanto e più dei risultati delle partite.

L’esonero è sorprendente, ma le sue dinamiche – a due giorni dalla partita col Modena, dopo che Serafino aveva confermato il tecnico – lascia pensare che sotto ci sia una spaccatura più profonda, che parte necessariamente dal rapporto con società e squadra, e comunque non spiegabile solo coi risultati o l’insofferenza della tifoseria. La società ha accelerato un finale che a un certo punto sembrava inevitabile, ma non bisogna fare l’errore di pensare che sia solo colpa di Montero. Interrompere un progetto biennale dopo un mese di campionato è un fallimento di tutti, e non solo del tecnico. Ora inizia il difficile, perché con questa decisione la società ha fatto tabula rasa con la stagione passata, togliendo l’ultimo colpevole annunciato a una squadra che ora dovrà dimostrare di valere le alte aspettative della sua tifoseria. Il primo posto è ancora raggiungibile, ma la strada è ancora lunghissima.

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