La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Samb-Albinoleffe
«Ma laggiù con questi sambenedettesi si può essere spinti a prendersi per Iddio. C’è un conflitto in ogni cuore umano, tra il razionale e l’irrazionale, tra il bene e il male. Però non sempre il bene trionfa… A volte le cattive tentazioni hanno la meglio su quelli che Lincoln chiamava “i migliori angeli della nostra indole”, i buoni istinti morali. Ogni uomo ha un suo punto di rottura, noi due lo abbiamo. Franco Fedeli ha raggiunto il suo»
Apocalypse Now (più o meno)
Nella Domenica delle Palme il Riviera torna teatro di festa, almeno per 90 minuti. La bella partita degli uomini di Magi regala tre gol e (soprattutto) i tre punti a lungo agognati, mettendo in sicurezza la zona playoff. Tutto bello, tutto positivo, anche se è durato pochissimo…
Angelo A. Pisani: Oh, se ci pensi è incredibile: non riusciamo a goderci niente. Praticamente la felicità per la vittoria è durata il tempo del tragitto di Fedeli dalla tribuna alla sala stampa.
Michele Palmiero: Lo so, Angelo, purtroppo è così. Ma oggi voglio proporti qualcosa di rivoluzionario, qualcosa di così radicale che tanti altri prima di noi hanno tentato e fallito: parliamo di calcio giocato. E qui ti chiedo: miglior partita degli ultimi dieci anni?
Angelo A: Vabbè, non esageriamo… Nel primo tempo l’Albinoleffe ci ha fatto sudare, ma gli episodi stavolta hanno girato dalla nostra parte. Complessivamente è stata una buona prestazione, che fa il paio con quelle (contestatissime) contro Virtus Verona e Sudtirol. Magi è tornato dicendo che aveva delle idee, e in queste tre partite si è visto.
Michele: Ci sono stati diversi episodi che hanno indirizzato la gara, ma secondo me il più clamoroso è stato il gol mancato di Kouko, che con quell’errore poco prima del nostro gol ha tagliato le gambe all’Albinoleffe. Poi è entrato in campo il fattore Russotto, che ha coronato la sua grande prestazione con il primo gol in campionato.
Angelo A: Ad inizio secondo tempo Russotto ha avuto un momento di autentica onnipotenza, iniziata con la prima corsa fatta saltando due uomini sulla fascia sinistra. Per dieci minuti ha tenuto in ostaggio l’Albinoleffe sulla fascia sinistra, e non è un caso che siano arrivati due gol in dieci minuti. Fa piacere il gol, ma per me la misura della sua prestazione sta in quei dieci minuti lì. Se li facesse ogni partita saremmo a cavallo.
Michele: Russotto è quel tipo di giocatore che non vivrà mai nel mezzo: o incanta, o sprofonda. Raramente gli ho visto fare partite da 6 in pagella, ma quando sente la fiducia dell’ambiente (ed è in condizioni fisiche decenti) fa la differenza in Serie C. Quest’anno l’abbiamo visto poco, purtroppo.
Angelo A: Che sia incostante è un dato di fatto, altrimenti sarebbe in tutt’altre categorie. C’è da dire che quest’anno ha avuto anche sfortuna, perché i problemi fisici l’hanno tirato fuori nel momento migliore della squadra. Per me resta un giocatore fortissimo, che va misurato non tanto nelle singole giocate, quanto nella tantissime cose utili che riesce a fare dentro una partita. Secondo me questo aspetto è sottovalutato, ed è il motivo per cui molti non lo capiscono.
Michele: Verso di lui ho una sorta di amore-odio. In campo ha tanti comportamenti sbagliati: spesso si trova a litigare coi compagni, o protestare con gli arbitri, e sbaglia anche nelle dinamiche coi tifosi, nonostante l’esperienza in piazze caldissime. Calcisticamente sono innamorato di lui, e credo che un talento del genere sia ossigeno puro per questa categoria. E poi c’è un’altra cosa che mi piace di lui: è di gran lunga il calciatore più interessante da ascoltare in conferenza. Mai banale, chiaro e diretto.
Angelo A: Io comunque vorrei parlare di un altro giocatore, che spesso passa in secondo piano: Francesco Stanco. Uno che domenica ha dimostrato ancora una volta di essere due spanne sopra agli altri, nonostante venga ancora considerato pochissimo.
Michele: Su Stanco voglio dire solo una cosa: anche se fosse l’attaccante più scarso del mondo, non potrei non apprezzarlo per l’impegno, il sacrificio e la passione con cui ha vissuta una stagione difficilissima. A inizio anno è stato insultato e messo fuori rosa dalla società…nonostante ciò, si è rivelato da sempre uomo-squadra e un baluardo a cui si sono attaccati tutti nel momento del bisogno.
Angelo A: Sì, ma mettiamo in chiaro una cosa: Stanco è un attaccante fortissimo. Tecnicamente penso sia uno dei migliori centravanti del campionato, basti vedere la qualità che ha quando viene incontro o è spalle alla porta, e l’intelligenza con cui riesce a prepararsi il tiro. Non è un giocatore capace di inventarsi il gol, in questa categoria ce ne sono pochi, ma è raro vedergli sprecare un pallone.
E infatti è arrivato a 10 gol in 29 partite, nonostante giochi in una squadra che segna pochissimo. Che poi se vai a rivedere i gol alcuni sono veri e propri gioielli: quello che ha fatto contro l’Imolese me lo farei tatuare, ma anche contro l’Albinoleffe (nel secondo gol) fa un movimento geniale, colpendo in porta mentre copriva anche l’intervento di Riva. Come si fa a criticare uno così? Bisogna non capire niente di calcio.
Michele: A proposito di capirci… Prima di entrare allo stadio mi ero messo a fare il gradasso: «Tranquilli, oggi schiantiamo l’Albinoleffe, vinciamo facile 4 a 1». Beh, diciamo che ci sono andato parecchio vicino… Una vittoria così ci mancava, e probabilmente è quello che ci voleva per riportare serenità nello spogliatoio (almeno lì). Ora possiamo vivere le ultime 3 giornate di campionato con più tranquillità, pensando a guadagnare la migliore posizione possibile.
Angelo A: In questo momento l’ottavo posto è a due punti, potenzialmente basta una partita. Potrebbe essere utile in chiave playoff, perché se il Monza vincesse la Coppa Italia passerebbe direttamente ai nazionali e noi saremmo praticamente settimi. Sono giri complicati (le regole dei playoff sono più confuse di quelle di Takeshi’s Castle), e non è detto che ce la faremo, e non è detto che serva, ma intanto è qualcosa. Anche se temo che la tranquillità sia bella che finita.
Michele: Vabbè, ma allora vuoi parlare per forza di Fedeli… La conferenza stampa di domenica è stato il punto più basso della gestione di questa squadra, dal punto di vista societario e comunicativo (e ovviamente non è mancato un attacco gratuito alla tifoseria). Secondo me c’è poco da aggiungere, sono cose che diciamo ormai da anni. Il tuo articolo di ieri riassume al meglio anche il mio pensiero a riguardo, per cui mi limito a elencarti le cose che più mi hanno fatto ridere:
- La nonchalance con cui afferma che “la società è allo sbando”. Come se dipendesse da fattori esterni, cataclismi naturali o punizioni divine;
- La costanza con cui storpia i nomi delle cose che lo circondano quando è arrabbiato (il “Tempio del calcio” non è male, anche se nulla batterà il “Coso, là, come cazzo se chiama… ER CAMPO RODI”);
- L’incredulità con cui accusa (non si sa chi) di avergli detto con tre anni di ritardo che sono obbligatorie solo tre squadre giovanili. Che poi è follia pensare di far crescere un settore giovanile solo con tre formazioni nazionali, ma questa è un’altra storia;
- E poi c’è la chicca finale, il suo cavallo di battaglia: «E chi paga? Paga sempre Fedeli!». Altro che Totò.
Uno dei pochi reperti video
La copertina di Madou è ispirata alla locandina di Apocalypse Now, diretto da Francis Ford Coppola. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati!