Settembre è il mese più crudele

Giana Erminio-Samb 2-1

La sconfitta con la Giana racchiude le difficoltà, gli equivoci e gli errori di questo inizio di stagione


L’ultima estate è stata una delle lunghe e delle più sfiancanti, per i rossoblu. La stagione era finita coi 10 mila di Samb-Cosenza, un’eredità grande al punto tale da diventare inquinante, specie a fronte della conferenza stampa successiva, quando l’inopinato annuncio della “linea verde” ha finito per raffreddare gli umori di una piazza che poteva sentirsi dire di tutto, tranne di ridurre le aspettative.

Da quel momento, la frattura tra la Sambenedettese e i suoi tifosi non ha fatto che ampliarsi. La società ha fatto i suoi tentativi: dalle correzioni di Andrea Fedeli (“L’obiettivo è migliorare il terzo posto, ce lo impone la storia della Samb”) all’arrivo di Giuseppe Magi (un tecnico lungamente vagheggiato), fino alla campagna acquisti.

L’estate rossoblu, o La mescolanza di memoria e desiderio

Nonostante diversi inciampi (i mancati rinnovi, le lungaggini di mercato, la vicenda Stanco) la Sambenedettese è riuscita a formare una buona squadra. Insieme ai (tanti) giovani sono arrivati anche acquisti di livello, giocatori che un anno fa avrebbero fatto infiammare la piazza, e che stavolta non hanno suscitato altro che diffidenza. Un sentimento ingeneroso, ma comprensibile.

In questi anni la società non ha mai esitato a sconfessare le proprie scelte, allontanate (e demonizzate) quando la deludevano in qualche modo. Nell’ultima stagione il trattamento ha interessato anche quanti avevano portato la squadra fino al terzo posto, lasciati andare come ingrati dopo non aver accettato rinnovi al risparmio. In un contesto dove gli ex beniamini diventano spesso colpevoli, i nuovi arrivi non possono che generare indifferenza.

In questa estate esageratamente lunga, sono mancati anche gli eventi per avvicinare i tifosi alla nuova squadra: nessuna amichevole di grido, nessuna presentazione delle magliette, né della campagna abbonamenti. Oltre alla presentazione (organizzata in fretta e furia, col rischio pioggia) l’unico evento di cartello è stata l’amichevole col Rimini, unico avversario di categoria prima dell’inizio del campionato.

Il 4-3-3, o Le molli radici eccitate da uno scroscio di pioggia

La scelta di avversari sotto categoria ha permesso ai rossoblu un approccio morbido, forse troppo. La squadra di Magi ha giocato molte partite poco allenanti, e non a caso – alla vigilia del campionato, dopo due mesi di lavoro – il tecnico parlava ancora di “curiosità per vedere il livello della squadra”.

L’assenza di avversari probanti ha contribuito al dilungarsi di alcuni equivoci, trascinatisi fino alle prime partite di campionato. Su tutte, le alternative: giocatori come Minnozzi, Islamaj, Panaioli e De Paoli hanno giocato tutta l’estate contro avversari sotto-categoria, mascherando gli ovvi problemi di adattamento alla Serie C.

Problema simile nell’adattamento al 4-3-3: giocando a ritmi bassi la Samb ha giocato con discreto agio (ma non senza problemi), mascherando – almeno in parte – le difficoltà della squadra in copertura e nella gestione del possesso. In questo senso è stata rivelatrice la partita col Rimini, a inizio settembre.

Contro i romagnoli si sono iniziati a intravedere due problemi che caratterizzeranno l’inizio di stagione: la scarsa gestione palla sotto pressione, e la non ottimale copertura delle catene esterne. Due situazioni migliorabili con la preparazione (tecnica e fisica), ragion per cui si deciderà di fermare le amichevoli per preparare la partita col Renate.

Una gara che i rossoblu iniziano bene, con organizzazione, ritmo e aggressività, almeno per i primi 30 minuti. Al primo errore in copertura (sull’azione di Simonetti) la Samb subisce il gol che fa crollare tutto il castello. Da lì in poi, la squadra non utilizzerà più il 4-3-3. Prima della gara con la Giana, Magi avrà modo di spiegare che il problema principale sta proprio nei tempi di gioco: “Siamo molto frenetici, la squadra tende ad allungarsi troppo in fretta, e il terzino non riesce ad accorciare quando si deve creare superiorità numerica in fascia”.

Il 3-5-2, o I lillà generati dalla terra morta

A Teramo Magi sceglie il 3-5-2, ma il modulo trova una sua completezza solo nella gara successiva, con la Vis Pesaro. Dietro Biondi trova spazio al fianco di Miceli e Zaffagnini, in mediana viene inserito Ilari, con Bove spostato sulla mezzala; davanti Stanco è affiancato da una seconda punta (in questo caso, Calderini).

La scelta della difesa a tre ha diverse ragioni. L’aggiunta di un terzo centrale permette alla Sambenedettese di migliora la copertura dell’ampiezza, dando anche più solidità in fase di transizione. In fase di possesso, l’uomo in più permette di dare più libertà ai due esterni, facilitando la fase di uscita.

La squadra di Magi muove i primi passi in avanti, facendo una prestazione tutto sommato positiva. A centrocampo le rotazioni di Ilari, Bove e Signori permettono alla squadra di risalire il campo senza eccessive difficoltà, e in attacco la squadra riesce a coinvolgere in maniera più attiva i due esterni. Migliora anche la fase di non possesso, con una pressione più alta ed organizzata che permette ai rossoblu di tenere alto il baricentro.

Proprio su una pressione alta arriva il primo gol stagionale dei sambenedettesi, con Zaffagnini che recupera palla alto, scambia con Calderini e innesca l’autogol di Boccioletti. Da un’azione simile arriverà anche il gol di vantaggio sulla Giana Erminio, a dimostrazione di una situazione di gioco tutt’altro che improvvisata. I rossoblu pressano alto sulla rimessa dei biancazzurri e li inducono all’errore: Signori recupera, scambia con Calderini e segna a tu per tu col portiere.

Due gol casuali solo all’apparenza

In entrambe le gare, una volta raggiunto il vantaggio, la Sambenedettese non è riuscita a controllare la gara come avrebbe voluto. Entrambe le avversarie hanno cercato di imporre grande pressione sulle catene esterne: la Vis ha impostato un 4-2-4 molto aggressivo, con le due ali che tagliavano alle spalle della mediana e i terzini a dare ampiezza; la Giana Erminio ha cercato di creare situazioni di superiorità numerica sulla sinistra, dove Lunetta ha fatto il bello e il cattivo tempo.

Magi l’aveva detto “Hanno visto le nostre partite, e sono certo che proveranno a sfruttare l’ampiezza”. Il difetto strutturale dei rossoblu era sotto gli occhi di tutti: per evitare di schiacciare troppo la squadra Magi aveva lasciato a Rapisarda molta più libertà di manovra, per alzare il pressing e restare alto in caso di ripartenza. Una scelta che aveva migliorato la fase di transizione, ma aveva lasciato una potenziale criticità sulla fascia destra.

Per dare più supporto difensivo, Magi ha inserito Gelonese al posto di Bove, l’unico cambio di formazione oltre a quello, obbligato, di Stanco (ci torneremo). Dall’altra parte la Giana aveva scelto il 4-3-3 con Dalla Bona mediano, Chiarello e Pinto mezzali, Iovine e Lunetta esterni, Perna prima punta.

Xi Giana Erminio e Sambenedettese

Magi perde il suo unico centravanti, Stanco, sostituito da Di Massimo

Sin dai primi minuti i biancazzurri hanno cercato con insistenza la fascia sinistra, con gli scambi tra Lanini, Pinto e Lunetta. La Sambenedettese si trova spesso in inferiorità numerica, ma accetta il rischio per poter tenere l’arma Rapisarda in ripartenza.

Il vantaggio dei rossoblu arriva in seguito a una rimessa guadagnata proprio da Rapisarda, servito lungo da Miceli. Nonostante le difficoltà, il rapporto tra costo e opportunità sembra pagare, almeno fino al 42esimo, quando Lunetta si libera sulla sinistra, crossa due volte e trova Perna solo in mezzo a cinque avversari.

A forza di spingere sulla sinistra, la Giana riesce a bucare

È il quarto gol subito in campionato dai rossoblu, e a ben vedere non ce n’è uno normale: l’azione flipper di Simonetti, la dormita di Sala su Piscopo, la svirgolata per Tessiore, i cinque fermi sulla zampata di Perna (dopo un altro rimpallo). A chiudere il cerchio c’è il raddoppio di Chiarello, con la Samb sbilanciata in avanti per raggiungere quella vittoria che non arriverà più.

Una squadra guasta

La sconfitta ha innescato il de profundis della piazza rossoblu, passata dai vagheggiamenti di promozione ai timori della zona retrocessione. Magi, dal canto suo, ha mantenuto la solita allure aziendalista, nonostante risposte sempre più corte e una voce sempre più acidula. Dopo mesi di segnali, il tecnico rossoblu ha detto le cose con una chiarezza inoffensiva solo in apparenza.

Poche ore più tardi il presidente Fedeli ammetterà che i giocatori presi non hanno riscontrato il favore del tecnico, che non a caso, a proposito della sua squadra, dirà che “Siamo questi”, lasciando intendere un fastidio sempre crescente. Stesso silenzio sulla non convocazione di Stanco, unico centravanti di ruolo, cassato dalla dirigenza che prima ha provato a venderlo, e poi aveva provato a dargli la sua investitura.

L’esonero di Magi è una liberazione più per il tecnico che per la sua dirigenza, che ha candidamente ammesso sia più facile cambiare chi non è soddisfatto dalla squadra che la squadra stessa. Ora tocca a Roselli, allenatore esperto e navigato, come Sanderra e Capuano prima di lui. Nella solita ricorsività di promesse, delusioni ed esoneri, una piccola coerenza resta comunque.

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