La rubrica in cui la tunica del giornalista e la toga del giudice scoprono la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Immagini di Pisani, video di Ramadani, copertine di Madou. Puntata post Triestina-Samb
Il ritorno di Moriero alla Samb regala il sapore dei vecchi tempi: vertiginosi attacchi e vertiginosi errori, cambi di fronte e tiri da fuori, dribbling sulla fascia e buchi difensivi. I rossoblu sbattono sulla traversa, vanno sotto, rischiano, segnano, salvano un rigore e colpiscono un’altra traversa, tanto per non farsi mancare nulla. I giocatori tornano a casa con un terzo posto deludente e festeggiato, grazie a un pareggio utile quanto la vittoria.
Edoardo Tarullo: Diamo il primo bilancio. Magliette sudate: sì; pagnotta riportata: boh.
Angelo A. Pisani: L’impegno c’è stato sicuramente, ma in un contesto abbastanza deludente. Nel post partita due giornalisti di Trieste parlavano di bella gara, come si vedeva ai vecchi tempi: un modo come un altro per dire che si è giocato male. O almeno: con poca organizzazione. Tra due squadre che si sono affidate soprattutto ai singoli.
Michele Palmiero: È stata una partita strana dal primo all’ultimo minuto. Per molti versi mi è sembrata la classica partita di fine stagione, con due squadre che non avevano più nulla da chiedere al campionato: zero tatticismi, ribaltamenti di fronte ad ogni azione, errori clamorosi… Ci stava andando male, ma nel secondo tempo l’amico Boccanera ha deciso di aiutarci piazzando l’assist per Miceli.
Edoardo: Un grazie a Boccanera, ma soprattutto un grazie a Perina (alias “il portiere”, come lo chiama svogliatamente il Pres) per aver parato il rigore e averci evitato il quarto posto. Alla fine della fiera meglio terzi che quarti, ma non capisco i festeggiamenti per un secondo posto perso.
Angelo A: Secondo me l’esultanza era più per il mancato crollo che altro. Anche perché alla fine – nonostante il primo rigore, e le due traverse – quelli fortunati siamo stati noi. Per il regalo di Boccanera, per il rigore parato da Perina all’80esimo e per l’assurda partita del Teramo (che ha rimontato la Reggiana tre volte, facendo il 3 a 3 all’86esimo).
Ringraziamo la Reggiana per l’aiuto. E lunga vita agli scontri diretti a favore
Michele: Può anche essere, ma bisogna ricordare che tutto questo casino è successo proprio perché stavamo perdendo il secondo posto, esultare quando siamo terzi mi sembra un controsenso. Meglio così, comunque: significa che la squadra è contenta e fiduciosa per i playoff.
Edoardo: Infatti va benissimo, è un ottimo risultato. Secondo me, con una comunicazione coerente e oculata, questo terzo posto sarebbe stato festeggiato ancora di più. Dai giocatori ma anche dai tifosi, che probabilmente sarebbero arrivati a Trieste in 500. La mia non vuole essere una polemica, sia chiaro, ma un consiglio per la gestione futura. Non facciamoci sedurre dalla presunzione.
Angelo A: Queste cose le diciamo già dalla Serie D… La comunicazione per una società deve essere fondamentale, perché dà la misura con cui vengono valorizzati tutti gli altri aspetti. Si dà sempre la colpa ai giornali, ma i giornali sono una cassa di risonanza: è la Società che propone la narrativa della sua stagione. Se cambi obiettivo ogni due mesi, alzando sempre più l’asticella, finisci col rendere ogni risultato insoddisfacente. E poi ti ritrovi con un esonero alla penultima giornata, con tutto ancora da giocarsi.
Michele: Vero. L’unico rimpianto di quest’anno sono le tante polemiche dentro e fuori la squadra, che hanno distolto l’attenzione dai meriti della squadra creando aspettative senza senso. Il fatto è che non vedo come possa cambiare la situazione. Le prospettive sono due: o ci rassegniamo a tutte queste tensioni – che ci saranno sempre, a prescindere dai risultati – o cambiamo il nostro modo di accoglierle. Questo, o facciamo il silenzio stampa perenne.
Edoardo: Io sono d’accordo con voi, ma adesso bisogna pensare soprattutto a divertirci nei playoff, che sono sempre un evento elettrizzante. E vediamo di svegliarci anche noi tifosi, che 3,500 presenze di media allo stadio (in una stagione chiusa col miglior piazzamento degli ultimi 30 anni) sono inaccettabili.
Angelo A: L’importante è arrivarci con l’atteggiamento giusto, cioè quello di divertirsi e andare più avanti possibile. Se ci mettiamo a fare gli stessi discorsi degli ultimi mesi (comportandoci come se la vittoria fosse una cosa dovuta) rischiamo di abbatterci alla prima difficoltà.
Michele: Però è anche giusto crederci. I playoff sono quel luogo magico dove un Agodirin può fare tremare un Caturano. L’anno scorso, con una squadra di scappati di casa (più Mancuso), stavamo per buttare fuori il Lecce, adesso stiamo molto meglio. Abbiamo una squadra più forte, un turno in meno da giocare e la possibilità che Di Massimo si degni di segnare, una volta ogni tanto.
Edoardo: Dai Michè, stai sereno che il tuo pupillo a Trieste è entrato grintosissimo. Sì, è vero, si è mangiato il gol appena entrato e ha ritardato l’assist per Valente, ma nel finale – quando gli è riuscito quell’uno contro uno – quasi segnava. Anche se poi ha mandato fuori di un metro. Ahhh, cheggiocatore!
Angelo A: Di Massimo è un giocatore “limitato”, nel senso che ha pregi e difetti molto specifici. Detto questo, con certi compiti – buttarsi sulla fascia, andare in profondità e cercare l’uno contro uno – può essere utile,e anche decisivo. A Trieste ha sbagliato due gol fatti ma ha fatto vedere cosa può dare come esterno alto, un ruolo in cui (e ci tengo a precisarlo) è follia far giocare Rapisarda.
Il rant della settimana: Pisani vs Rapisarda esterno alto nel 4-2-3-1
Io capisco tutte le semplificazioni del mondo – c’è il silenzio stampa, c’è il nuovo allenatore, qualcosa va pur detto – ma proporre e sostenere l’idea di un Rapisarda esterno alto mi fa impazzire! Non è che se un giocatore fa bene in una certa zona ci deve giocare fisso, altrimenti mettiamo Miceli prima punta.
La sua crescita di quest’anno non è stata nell’alzargli di 10 metri la posizione, ma nel contesto di gioco in cui l’ha messo Capuano (uno che studia bene le caratteristiche dei suoi). La Samb sovraccaricava il gioco a sinistra e poi cambiava per Rapisarda verso destra, dove poteva attaccare l’avversario in situazione dinamica, partendo da dietro e con molto spazio avanti a sé.
Se tu lo metti già alto, gli fai ricevere palla in posizione statica e gli chiedi di tagliare dentro annulli tutte le sue qualità migliori, e lo metti solo in difficoltà. Magari alla prossima fa tripletta, ma questo resta un ruolo non suo.
Michele: Troppo lungo, non ho letto. Secondo me il vero dramma di farlo giocare alto a destra è che poi i terzini sono Candellori e Mattia (non vi arrabbiate, amo Rapisarda da quando giocava al Lumezzane).
Edoardo: Ai playoff rivedremo il Rapisarda che ci ha fatto tutti ingrifare, sono sicuro. Per il resto, spero che non siano le sue ultime partite in maglia rossoblu.
Michele: Dici che se lo compra il Gubbio?
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