Vernecchie rossoblu: 6^ puntata (Samb-Imolese e Fano-Samb)

Vernecchie Rossoblu 6

La rubrica in cui la tunica del giornalista scopre la pelle del tifoso, con Angelo A. Pisani e Michele Palmiero. Puntata post Fano-Samb


Alla fine di un mese desolante, culminato con l’ultimo posto in classifica, i rossoblu sono (finalmente) riusciti a reagire: dopo la vittoria sull’Imolese gli uomini di Roselli sono riusciti a strappare un punto al Fano, raccogliendo in cinque giorni più di quanto era stato fatto nelle prime sei partite. Alla fine, nonostante il terremoto societario (le dimissioni di Gianni, l’esonero di Lamazza, l’esilio volontario di Andrea Fedeli) e il nubifragio del “Mancini”, la Samb ne esce più pulita di prima.

Michele Palmiero: Caro Angelo, è fatta. La scintilla è scoccata, il centravanti si è sbloccato e siamo solo a 11 punti dalla vetta.

Angelo A. Pisani: A parte scherzi, forse l’unico aspetto davvero positivo di questo inizio di campionato è che nessuno si è messo a fare discorsi deliranti sul primo posto. Anche se dopo la partita con l’Imolese c’era già chi diceva che bisognava pensare alla rimonta…

Michele: Per almeno un paio di mesi sarà meglio non guardare la classifica, anche perché ora arriva il difficile: Ternana, Pordenone, Vicenza, Feralpisalò e Triestina. Considerando la reazione isterica alle prime 8 giornate, non oso immaginare cosa possa accadere nelle prossime settimane.

Angelo A: Beh, ormai abbiamo dato… Ti dirò, paradossalmente le turbolenze societarie stanno dando più respiro alla squadra, che se non altro ha smesso di avere tutte le attenzioni negative addosso. L’anno scorso a Fano abbiamo fatto una partita simile – stesso andamento della gara, stesse difficoltà, stesso meteo – e si parlava del pareggio come di un delitto. Domenica Roselli ha potuto dire tranquillamente che il punto era un buon risultato.

Michele: Sì, diciamo che c’è meno attenzione del solito. Del resto – tra i disagi societari e le voci di cessione – in questo momento si pensa a tutto tranne che al campo. Stiamo vivendo un periodo talmente particolare che l’allontanamento di Andrea Fedeli – un fatto che ha dell’incredibile – non produce il minimo scalpore. E il presidentissimo che salta la conferenza?

Vernecchie Rossoblu

Chi resterà?

Angelo A: Fedeli se n’è andato per la pioggia, anche perché negli ultimi minuti a Fano c’era un vero e proprio nubifragio. Ne approfitto per fare i complimenti al comune per lo stadio: io ho visto partite dalla seconda categoria in su, sono passato da Portogruaro a Ripatransone a Scoppito, ma una tribuna coperta che prende così tanta acqua non l’avevo mai vista. La struttura era così pietosa che Toninelli ha già dato la colpa alla società Autostrade.

Michele: A proposito di colpe, negli ultimi tempi si è tanto parlato delle responsabilità dei calciatori e della mancanza di attributi. In queste due gare abbiamo visto poca roba a livello di tecnica e tattica, ma tanta, tanta, tanta determinazione. A questa rosa si può dire di tutto: che è stata costruita male, che i giovani non sono buoni, che mancano i leader, però l’impegno non si discute.

Angelo A: Sì, ok, ma sinceramente è sempre stato il resto a preoccuparmi. Nelle ultime settimane Roselli ha detto le stesse cose che diceva Magi, e lo stesso che dicevamo noi a inizio anno: la squadra è corta e costruita male. O sbagliamo tutti noi, o ci sono state valutazioni sbagliate in società. Se non altro, bisogna apprezzare l’autocritica della dirigenza. Non di tutta la dirigenza, però… C’è chi in questi due mesi ha parlato solo due volte: la prima per dire banalità poi smentite, e la seconda per scaricare tutte le colpe su Magi.

Michele: Nel caso di Lamazza è difficile parlare di meriti e colpe, perché non sappiamo neanche quali siano state le sue responsabilità in sede di mercato. Una cosa è certa: ormai l’esonero del direttore sportivo è parte della tradizione autunnale rossoblu. Oggi Fusco l’ha presa con leggerezza: “Non disfo la valigia e dormo in macchina”. Al di là della battuta, un problema c’è: ogni anno 6 mesi vanno via almeno un dirigente e un allenatore. E poi si parla di programmazione…

Pietro Fusco

Al colloquio per il nuovo diesse c’era chi aveva già capito tutto

Angelo A: Vabbè… Io ho detto la mia lo scorso gennaio, sono solo tre parole: gestione-sportiva-fallimentare. E non mi si venga a parlare dei playoff e del terzo posto: prendere i risultati per giustificare le decisioni non ha senso, perché programmare significa preparare in anticipo. Poi, ok, il campo è imprevedibile. Ma dire che la programmazione è vincente perché un giocatore che all’inizio non volevi ha fatto 25 gol, o un ex allenatore che hai rinnegato ti ha fatto fare la stagione della vita, è follia.

Michele: Sono cose dette e ridette, chi segue questa rubrica le sa a memoria. Purtroppo si fa sempre più fatica a portare avanti una riflessione che non sia dipendente dai risultati o dagli umori del momento. Ora è fin troppo facile attaccare la società, mi verrebbe quasi voglia di difenderla a priori, ma fino a pochi mesi fa chi osava muovere una critica era etichettato come un anti-Fedeli.

Angelo A: Sì, e probabilmente ce lo ridiranno dopo questo pezzo. Ma io non mi voglio più sentir dire che parlo contro la società. In quattro anni abbiamo cambiato otto allenatori, quattro direttori sportivi e non so quante dozzine di giocatori. Queste non sono opinioni, sono dati di fatto. I sicofanti che infestano San Benedetto possono dire e pensare ciò che vogliono, ma se ogni anno cambi tutto significa che hai sbagliato prima. Questo è semplice logica.

Michele: A San Benedetto i giornali (e non solo) vanno dove tira il vento. Finché i risultati vanno bene fanno finta di non vedere – o peggio, minimizzano – le pecche di comunicazione e programmazione della società. Ora che la Samb è in difficoltà escono fuori gli agitatori delle folle, quelli che “così non si va da nessuna parte”. La realtà è che questi problemi ci sono da sempre, ma sono cresciuti nel silenzio quasi generale. Ora sono più grandi di quanto ci aspettassimo.

Angelo A: Sì, il bello è spuntano tutti fuori adesso, da perfetti profeti del senno di poi. Chissà dov’erano prima, e chissà dove andranno quando la Samb tornerà a far bene.

Michele: Da diverse settimane a San Benedetto non si parla più di “progetto giovani”. Per mesi si è ripetuto questo mantra allo sfinimento, oggi sembra un taboo. Mister Roselli ha spiegato in tutte le lingue del mondo che “quelli affidabili sono 12, massimo 13 giocatori”, e gli altri non sono pronti; il nuovo direttore Fusco – ad una mia domanda sul settore giovanile – ha detto candidamente che “la priorità è la prima squadra”. Signori miei, l’abbandono di minori è punito dalla legge con una reclusione da 6 mesi a 5 anni.

Angelo A: Sei davvero sorpreso? Negli ultimi anni si è sempre detto di puntare sui giovani, e si è sempre finito a far finta di niente. In società i giovani (parlo del settore giovanile, ma non solo) sono così trascurati che inizio a temere facciano così pure coi figli.

Samb e i giovani

Michele: Resto dell’idea che questa squadra può fare molto meglio, anche se per far venire fuori il valore di questa squadra è necessario alzare l’asticella. Contro l’Imolese abbiamo giocato 20 minuti infernali (pressando anche i guardalinee) e portato a casa tre punti, e probabilmente sarebbe bastato anche contro il Fano, dove però è entrato in gioco il fattore meteo. Il problema è che riusciamo ad essere aggressivi solo in pochi momenti: sarebbe impossibile chiedere 90 minuti da scrofe assatanate (sigh, nostalgia canaglia) però non si può nemmeno regalare ogni volta il primo tempo.

Angelo A: Il pressing offensivo è stato un fattore in entrambe le partite, ma secondo me si sta facendo un errore di prospettiva. le difficoltà di questa squadra non nascono tanto nella tenuta dell’intensità – anche perché spesso siamo i primi a non cercarla – ma nelle mancanze che abbiamo nel controllo del gioco. In questo momento non riusciamo a gestire il possesso, subiamo troppo il pressing avversarie e non riusciamo a verticalizzare con la qualità giusta.

Questo è un problema in fase offensiva (finora siamo riusciti a segnare su piazzati e contropiedi), ma anche in fase difensiva, perché se attacchi male gli altri hanno il tempo di risistemarsi, e per creare situazioni di vantaggio sei tu a scoprirti. Insomma, finora il nostro migliore (e unico?) regista è il recupero alto del pallone, ma sarebbe utile trovare anche altre soluzioni.

Michele: Vabbè, tanto c’è Francesco Stanco che segna pure con mezzo pallone. Questo attaccante è davvero un 9 atipico: vuole partecipare (anche troppo) all’azione, spende energie fisiche e nervose per pressare gli avversari, è fragile fisicamente, segna poco e spesso dà l’idea di essere senza malizia. Però ha anche dei difetti.

Angelo A: Ma che dici? Stanco ha sia visione di gioco che malizia. Basti vedere gli ultimi due gol: sul cambio di gioco verso Russotto sembra avere gli occhi dietro la testa, contro il Fano aveva una palla complicata e ha risolto con un tocco di testa geniale. Non sarà un giocatore da 20 gol a stagione, ma intanto ci ha fatto fare 5 punti su 7. Non male per uno troppo stanco per giocare…


Ps. Queste Vernecchie sono dedicate al direttore Andrea Gianni, assiduo lettore, non sempre soddisfatto da quel che dicevamo. Forse ci sta leggendo anche ora, quindi ne approfittiamo per salutarlo così:

Video di Durim Ramadani, che difenderemo nelle sedi processuali


La copertina di Madou è ispirata a “Iron Fist”, la serie targata Marvel cancellata questa settimana. Potete partecipare alle Vernecchie commentando i post, scrivendo sulla pagina facebook o inviando una mail. E se vi va potete iscrivervi anche al nostro canale Telegram. Accettiamo consigli, domande, critiche e persino insulti velati! 

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