Quella di Fermo è stata una prova di maturità

Fermana-Samb 1-1

Nonostante il risultato, la partita del Recchioni è stata positiva. L’analisi tattica di Fermana-Samb


«Ogni settimana Visi mi dice “Questo è un derby”, non ne posso più dei derby».

L’inizio di stagione della Sambenedettese è stato a conti fatti un tour delle marche: nell’ultimo mese i rossoblu sono passati per Fano, Pesaro e Fermo, con tappe intermedie a San Benedetto, dove hanno giocato contro Arzignano e Triestina. La partita del Recchioni era l’ultima trasferta marchigiana, e per molti versi chiudeva anche questa prima fase della stagione dei rossoblu, messi di fronte al test forse più importante di questo scorcio di campionato.

Nelle ultime stagioni le partite giocate a Fermo sono state quasi sempre le più significative: quattro anni fa la squadra di Beoni visse la prima di tante partite pazze, pareggiando 3 a 3 dopo essere andata sul 3 a 1; due anni dopo Montero visse il primo grande trauma del suo campionato, scoprendo i fantasmi del futuro esonero; pochi mesi fa, nell’ultima di campionato, la squadra di Magi regalò l’ultima gioia dell’anno, regalando speranze per l’extra season.

Tra la prima, la seconda e la terza trasferta la Sambenedettese ha cambiato otto allenatori, mentre la Fermana è rimasta più o meno la stessa: Destro è arrivato nel marzo del 2016, al posto di Iaconi, e negli anni è diventato parte integrante dell’identità della sua squadra. Un lavoro che sta intraprendendo anche Montero, sebbene sia all’inizio del suo percorso in rossoblu.

Due filosofie diverse

Sambenedettese e Fermana si presentavano con lo stesso modulo, il 4-3-3, e con una “struttura tecnica” abbastanza  simile: centravanti ben strutturati come Cernigoi e Cognini, esterni capaci di venire dentro al campo e andare in verticale, terzini bravi a spingere; la vera differenza stava nell’impostazione delle due squadre, che era praticamente agli antipodi. La squadra di Montero cerca il controllo della palla, e utilizza il possesso per aprire e allungare il campo; la Fermana di Destro punta invece sul controllo dello spazio, sfruttandolo in fase di transizione e restringendolo in fase di non possesso.

Due interpretazioni diverse, che hanno portato a scelte diverse: da una parte la conferma di Frediani sulla mezzala, per dare più varietà e qualità al possesso; dall’altra l’inserimento di Iotti e Urbinati, giocatori di grande intensità, utili a rinforzare la fase di pressing.

Formazioni Fermana-Samb

L’inizio di partita è stato quello che ci si aspettava: la Fermana ha provato subito a mettere pressione sulla Samb, con Cognini in posizione di schermo su Angiulli, Ricciardi e Urbinati a uomo sulle mezzali, e i due esterni posizionati sugli spazi di mezzo, pronti a coprire la trasmissione verso l’esterno. Stavolta − a differenza della partita di Pesaro − la squadra di Montero è riuscita a mantenere la calma, e dopo alcuni minuti è riuscita a trovare un suo equilibrio.

L’impostazione della Samb

Per liberare spazi la Sambenedettese ha deciso di manipolare la struttura della Fermana, aumentando gli spazi tra il centrocampo e la linea difensiva. Invece di avvicinarsi, come fa di solito, Angiulli si è allontanato dalla difesa, andando a occupare lo spazio liberato dalle due mezzali, che si alzavano fino alla trequarti avversaria allo scopo di portare via l’uomo; i due terzini, invece, restavano larghi ma bassi, per dare un appoggio laterale lontano dalla pressione.

Questa scelta ha dato molto spazio da coprire ai tre attaccanti della Fermana, costretti a lasciare qualche metro di vantaggio ai due difensori centrali, che in questo modo avevano tempo e spazio per allargare il gioco o cercare la palla verso l’esterno. Un’altra soluzione erano gli improvvisi ripiegamenti di Orlando, che sfruttava la posizione alta di Gelonese e Rapisarda per abbassarsi e ricevere libero sullo spazio di mezzo.

Fermana-Samb

Gelonese e Frediani portano via l’uomo, mentre Orlando si abbassa in diagonale, sfruttando l’avanzamento di Rapisarda; Liguori segue il terzino, e Miceli può servire in verticale per l’esterno

Gli avanzamenti di Gemignani o Rapisarda, uniti a quelli di Frediani, permettevano ai rossoblu di mettere quattro o cinque giocatori sulla linea offensiva, in modo da occupare tutto il campo in ampiezza. Questo vantaggio posizionale dava molta libertà a Di Massimo e Orlando, che − a seconda del momento − potevano venire incontro per ricevere, accentrarsi o isolarsi sul’esterno.

La Fermana va presto in difficoltà, e dopo alcuni minuti − per non perdere le distanze − decide di abbassare il baricentro, affidandosi alle ripartenze. In questo campionato le transizioni erano state uno dei punti dolenti della squadra, ma a Fermo gli uomini di Montero giocano una partita molto pulita, limitando il pericolo Petrucci con l’aiuto di Di Massimo e l’ottimo contributo di Gemignani sulla sinistra (tre recuperi nel primo tempo, importantissimi).

Al 12esimo gli sforzi della Sambenedettese vengono premiati: anticipo di Miceli a metà campo e palla in direzione di Frediani, alto vicino a Di Massimo e Cernigoi; la sua spizzata finisce sui piedi del numero 7, che lancia il centravanti verso l’uno a zero.

Il gol sembra mettere la partita in discesa: pochi secondi dopo il vantaggio i rossoblu sfiorano il raddoppio con Frediani, servito al limite dell’area dopo il recupero alto di Orlando, e nei minuti successivi ci provano anche Angiulli, Di Massimo e Cernigoi, troppo imprecisi.

La risposta della Fermana

La Sambenedettese sembra poter sfondare da un momento all’altro, ma nel momento più delicato la Fermana ha la forza di reagire. Al 26esimo una deviazione permette a Liguori di ricevere dentro l’area di rigore, e un’altra deviazione trasforma la traiettoria del suo sinistro in un tiro imparabile per Santurro.

Il pareggio improvviso spinge la Fermana ad alzare i ritmi, ma i rossoblu non si scompongono. Nella seconda parte del primo tempo la squadra di Montero continua a creare occasioni, sfruttando i maggiori spazi concessi dai padroni di casa: al 28esimo Frediani si allarga sulla fascia e serve Orlando sul secondo palo, che appoggia per Di Massimo, scivolato al momento del tap-in; due minuti dopo lo stesso Orlando scende sulla destra e mette una gran palla per Cernigoi, che stoppa male; nell’ultimo minuto prima dell’intervallo ha un’occasione anche Frediani, che manda appena alto sull’appoggio di Di Massimo.

La ripresa e il calo della Samb

La Sambenedettese inizia sulla falsariga anche il secondo tempo, sfiorando il 2 a 1 con Orlando e Cernigoi, ma col passare dei minuti il campo − sotto la pioggia da un’ora − si fa sempre più pesante, cambiando le dinamiche della partita. Montero l’aveva detto in conferenza, «L’unica cosa che può cambiare il nostro gioco è il clima», e tanto accade: nella ripresa il tecnico decide di aggiungere centimetri e dinamismo, togliendo Di Massimo e Orlando per Rocchi e Volpicelli (con Frediani alto a sinistra), ma nella seconda parte della ripresa viene fuori la freschezza fisica della Fermana, che non a caso aveva cambiato tre giocatori a inizio secondo tempo.

Il calo della Samb apre spazio alla risposta della squadra di Destro, che nella seconda parte della ripresa inizia ad alzare la pressione, sfruttando al meglio la velocità della coppia Bacio Terracino-D’Angelo, e la forza fisica di Maistrello. Per diversi minuti sono costretti nella propria metà campo, senza grandi possibilità di alleggerire la pressione, ma nonostante le difficoltà non perdono le distanze, concludendo la partita senza patemi.

Tirando le somme

L’uno a uno è un risultato deludente, vista la partita, ma nel finale è sembrato quasi inevitabile: troppo stanca la Samb, apparsa molto sulle gambe, troppo fresca la Fermana, che nella ripresa ha cambiato la gara anche grazie all’ingresso di giocatori di qualità come Persia, D’Angelo e Bacio Terracino.

I cambi continuano ad essere l’incognita più grande della Sambenedettese, che nella partita del Recchioni − quando Gelonese non ha più avuto la forza di pressare, e Cernigoi ha smesso di essere un fattore nei palloni alti − si è trovata improvvisamente senza grandi alternative. Alla base ci sono fattori tecnici e fisici, ma anche numerici: questa è una squadra che ha un solo centravanti e un solo terzino destro, a patto di cambi di ruolo che andrebbero comunque a toccare l’undici di partenza.

La partita di Fermo è stata solo un assaggio di quello che accadrà questo inverno, dove i rossoblu troveranno campi sempre più pesanti, in situazioni sempre più complicate. Questa stagione non avrà tutti gli infrasettimanali della scorsa, ma quella che aspetta la Sambenedettese è una stagione molto lunga, dove i cambi (e i ricambi) saranno sicuramente un fattore. Lo scorso anno la miopia di alcune scelte societarie hanno lasciato la squadra corta, impreparata a superare le difficoltà  della seconda parte della stagione; quest’anno si parla molto del cambio di mentalità della squadra, ma il rischio è che − ancora una volta − il fattore fisico e numerico potrebbero inficiare il fattore tecnico.

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