La Rifinitura: Piacenza-Sambenedettese

Piacenza-Sambenedettese

L’analisi, i momenti e le prospettive alla vigilia di Piacenza-Samb, primo turno nazionale dei playoff di Serie C


I complessi (e variegati, e folli) playoff di Serie C regalano sempre storie e incroci incredibili. La penultima partita a Piacenza della Sambenedettese è stata quasi esattamente 30 anni fa, il 15 maggio del 1988, e finì con un pareggio utile per la permanenza di entrambe in Serie B. L’ultimo scontro diretto fu l’anno dopo, sempre a Piacenza, e sempre con un pareggio finale, prima della diaspora dei rossoblu nelle serie minori. Una storia che, negli ultimi anni, ha accumunato sambenedettesi e piacentini.

In questo momento la cadetteria è un obiettivo distante ma raggiungibile per entrambe, una luce fioca in fondo a un tunnel di sette partite in quattro settimane. Dopo l’uscita amara dello scorso anno (per mano del Lecce, dopo due pareggi), i rossoblu possono contare sullo status di testa di serie, che offre due risultati su tre al termine della doppia sfida. Dall’altra parte, i biancorossi possono fare affidamento su quello che a Piacenza chiamano “il Mago di Varnasca”.

L’eroe delle due Piacenze

Negli ultimi anni, a Piacenza si vince con una sola persona: Arnaldo Franzini. Dopo aver portato il Pro Piacenza dalla Promozione alla Serie C in quattro anni, salvando la squadra l’anno successivo (partendo da -8), nel 2015 il tecnico piacentino è passato alla squadra storica della città, reduce dal fallimento del 2012.

Al primo anno l’allenatore biancorosso ha riportato il lupi tra i professionisti in grande stile, stravincendo la Serie D con 96 punti in 38 partite, 16 in più del Lecco (poi vincitore dei playoff). Risultati eccezionali, seguiti da due qualificazioni consecutive ai playoff. In questo campionato i piacentini hanno giocato una stagione con alti e bassi, riscattata da un finale di stagione molto positivo. Nelle ultime 11 di campionato i biancorossi hanno perso solo una partita, mettendo insieme i 20 punti utili a guadagnare i playoff.

Una stagione complicata

La squadra di Franzini ha iniziato la stagione col 3-5-2, un modulo che – nelle intenzioni – doveva appoggiarsi all’esperienza di Pederzoli in cabina di regia, la forza fisica di Scaccabarozzi e Morosini a centrocampo, e la qualità del duo Nobile-Romero in attacco. Un collettivo forte sulla carta, ma che ha stentato. Nei primi mesi la squadra ha subito particolarmente la mancanza di Anthony Taugourdeau, appesantita dallo scarso rendimento dei giocatori chiave presi in estate.

Dopo 16 punti in 9 partite molto altalenanti, il tecnico piacentino decide di passare ad un 4-3-3 più quadrato e reattivo, con l’inserimento di Segre a metà campo e l’utilizzo di Scaccabarozzi e Nobile sulle fasce. La mossa ha dato maggiore continuità alla squadra, ma non ha permesso di alzare il livello del proprio rendimento. A gennaio la squadra ha ritrovato la quadratura giusta: a centrocampo è tornato Taugourdeau, insieme a Corradi e Di Molfetta, davanti Ferri e Nobile hanno lasciato il posto a Pesenti.

I nuovi arrivi hanno dato al tecnico più libertà di manovra, permettendogli di alternare 3-5-2 e 4-3-3, anche a partita in corso. Pesenti, Corradi e Di Molfetta (esterno nel tridente, mezzala nel centrocampo a cinque) sono diventati rapidamente punti fermi, mentre Segre e Della Latta hanno trovato la definitiva consacrazione nell’undici titolare. Il ritorno di Taugourdeau è stato il tocco finale, il totem (tattico e psicologico) a cui affidarsi nei momenti di difficoltà.

Il Piacenza è sotto di un gol contro il Giana Erminio, e c’è punizione dal limite. Franzini accelera l’ingresso di Taugourdeau, che ovviamente segna.

Le soluzioni viste ai playoff

Nelle due partite giocate ai playoff la squadra di Franzini ha alternato due moduli, che poi rispondevano a due modi diversi di interpretare la partita. Con il Giana Erminio, in una partita che offriva due risultati su tre, i piacentini sono scesi in campo col classico 3-5-2, con il duo Pesenti-Corrazza in attacco.

La squadra è scesa in campo con l’intenzione di giocare in modo reattivo, sfruttando i lanci di Della Latta per cercare i due attaccanti tra le linee, o trovare sullo spazio gli inserimenti di esterni e mezzali. Un piano gara già visto in diverse partite di campionato, e che mette in risalto le qualità dinamiche delle due mezzali, Segre e e Corradi, e la qualità dei due attaccanti – pronti a svariare sulle due fasce, e bravi nel gioco aereo.

Lancio per le punte, che si allargano o fanno da sponda per gli inserimenti delle mezzali

Sotto di un gol la squadra biancorossa ha mostrato le sue qualità anche nel possesso palla, alternando le solite sfuriate a possessi più continuativi, dimostrando di saper interpretare anche partite più bloccate. Il 4 a 2 finale (aperto dalla giocata di Taugourdeau) dimostra le tante soluzioni del Piacenza, oltre alla grande varietà del reparto offensivo.

Nella partita col Monza, al secondo turno, i piacentini hanno cambiato assetto e organizzazione di gioco, schierando la difesa a quattro col rombo a centrocampo. Una scelta fatta per dare più filtro davanti alla difesa, lasciando meno responsabilità difensive a Taugourdeau e liberando al meglio Corradi (schierato trequartista). Nella nuova posizione il centrocampista biancorosso ha dato molta varietà e imprevedibilità all’attacco, dando soluzioni di gioco sulla trequarti e appoggiando la manovra su tutto il fronte offensivo.

Corradi accorcia tra le linee e riceve la verticalizzazione

Verso Piacenza-Sambenedettese

Nella partita di Trieste la Sambenedettese è stata messa in difficoltà proprio dalla verticalità dei loro avversari, specie tra le linee. Anche per questo motivo Moriero ha provato anche il 3-5-2, una soluzione che garantisce più protezione sulla trequarti difensiva (coperta da un mediano davanti a tre centrali). Sulle fasce dovrebbero Rapisarda e Valente, due giocatori utilissimi a gestire le transizioni positive.

Una scelta che indica una Samb dall’atteggiamento più attendista, pronta a giocare sugli spazi concessi da una squadra con un buon equilibrio, ma non imperforabile. Il problema sarà nella gestione delle transizioni, specie negli spazi alle spalle dei due esterni rossoblu. Nelle partite dei playoff i lupi hanno giocato sempre con due punte, alternando Corazza (più rapido) e Romero (di maggior peso) al fianco di Pesenti.

In entrambi i casi le due punte hanno giocato spesso in ampiezza, cercando di togliere riferimenti alla difesa, e aprire spazi per i compagni sulla trequarti. Con la conferma del 4-3-1-2 gli spazi verranno impegnati da Corradi, ma non è da escludersi il 4-3-3 – che darebbe spazio a Di Molfetta, un giocatore che in queste gare può essere sempre decisivo. Con le assenze di Taugourdeau e Della Latta, inoltre, è probabile che Franzini sposti la qualità in avanti.

Per la squadra di Moriero (con l’incognita del cambio modulo) sarà difficile, ma con la tifoseria rossoblu al seguito nulla è impossibile.

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