Il pagellone della Sambenedettese calcio (2017-18)

Pagellone Samb 2017-18

La stagione rossoblu è stata (al solito) complessa e travagliata, ma tutto sommato positiva. Nonostante i messaggi contrastanti lanciati nel corso della stagione la Sambenedettese è riuscita a raggiungere almeno tre dei cinque obiettivi espressi durante la stagione: i playoff, il miglioramento del settimo posto, l’arrivo tra le prime tre-quattro. Sono mancati il secondo posto e la vittoria del campionato, due risultati che alla vigilia sembravano comunque proibitivi.

La stagione è stata concitata anche a livello tecnico e tattico: la Sambenedettese ha iniziato la stagione con 10 acquisti (Conson, Tomi, Valente, Gelonese, Di Cecco, Ceka, Patti, Esposito, Miracoli, Troianiello, Bove, Di Massimo), e nel mercato invernale ha cambiato 9 giocatori (4 acquisti e 5 cessioni), passando attraverso la guide tecniche di Capuano e Moriero. 

Racchiudere una stagione con dei voti da 1 a 10 è (ovviamente) riduttivo. Le valutazioni del singolo dipendono da tanti fattori, di cui cercheremo di rendere conto: aspettative e circostanze, ma anche lo scarto tra qualità, continuità e rendimento. 


Portieri

Portieri Sambenedettese

Fabio PEGORIN 6

Fa il suo esordio in campionato il 27 novembre, nove minuti dopo l’inizio della partita col Teramo. Siamo in un momento molto delicato. Dopo l’esonero di Moriero (a inizio mese) sono arrivate le prime critiche anche per Capuano, acuite dalla sconfitta in coppa con la Casertana. Una partita influenzata da un errore dello stesso Pegorin, ingannato da un rimbalzo. Il giorno dopo Gianni annuncia l’epurazione di quattro giocatori, e parte il primo ritiro della stagione.

Un ingresso a freddo in una partita del genere rischia di scottarlo, ma Pegorin fa una prestazione perfetta, coronata da un doppio miracolo nel finale del secondo tempo (quando la partita era ancora sull’1 a 0). L’infortunio di Aridità si prolunga, e il portiere rossoblu gioca titolare le 5 partite successive, facendo grandi parate (quelle su Ciurria e Colombi salvano il risultato) e qualche sbavatura. L’arrivo di Perina e un infortunio lo spingono fuori dalle rotazioni, negandogli la possibilità di prendersi qualche soddisfazione in più.

Pietro PERINA 6,5

Il suo arrivo è denso di aspettative: voluto a tutti i costi da Capuano, il portiere toglie subito il posto a Pegorin, esordendo nella partita interna col Gubbio: il battesimo glielo dà Marchi, che da quaranta metri gli segna un gol così bello e così difficile da renderlo complice. L’ex Cosenza viene subito coperto dalle critiche, ma nelle settimane successive si riscatta con una lunga serie di partite positive, che gli valgono l’ingresso nel cuore dei tifosi.

La sua stagione è costellata di parate decisive (quelle sui colpi di testa di Germinale e Sgarbi salvano il risultato, a Trieste para il rigore che vale il terzo posto), ma viene macchiata da alcune imprecisioni fatte nel finale di stagione. A Piacenza è lento sulla (non irresistibile) punizione di Silva, e nella doppia sfida al Cosenza non riesce a restituire la solita sicurezza. Le critiche finali sono eccessive, ma danno il senso di un’esperienza non pienamente compiuta.

Vincenzo ARIDITÀ 6 

È titolare nella prima parte della stagione, dove si conferma una sicurezza. A 32 anni (e con diversi infortuni alle spalle) il portiere non ha l’esuberanza fisica e i “colpi” dei compagni di reparto, ma compensa con esperienza e maturità, limitando al massimo errori e sbavature. Nel complicato inizio di stagione, fatto di saliscendi, lui è uno dei giocatori più continui.

L’infortunio di Teramo (di cui non sappiamo ancora l’esatta entità) ne pregiudica la stagione, allontanandolo dal campo. Con l’infortunio di Pegorin il portiere torna a farsi vedere in panchina: una presenza “nascosta” ma rassicurante, che si fa più  tangibile nella gara di andata col Piacenza. Entrato al posto di Perina all’intervallo il portiere non fa mancare il suo apporto, lasciando la porta inviolata per un’ultima volta.


Difensori centrali

Difensori Sambenedettese

Diego CONSON 7

Torna a San Benedetto dopo la difficile stagione col Forlì, fatta di alti e bassi. Il ritorno in rossoblu sembra ridargli vitalità: si impone subito come titolare, superando la concorrenza di Miceli, e accompagna la squadra nel discreto inizio di stagione. Nonostante il calo della squadra il difensore mantiene un buon livello, guadagnandosi la fascia di capitano durante le assenze di Bacinovic.

Con l’arrivo di Capuano (e il cambio modulo) Conson viene spostato come terzo a destra, e vive il momento migliore della sua stagione: le maggiori responsabilità difensive (nella copertura dello spazio, ma anche in anticipo) ne esaltano qualità fisiche e tecniche, permettendogli di mostrare i suoi lati più positivi. Il finale (come per i compagni) è agrodolce, ma non cancella una stagione comunque positiva, chiusa con la quarta miglior difesa.

Mirko MICELI 7

Inizia la stagione come terza scelta, dietro Patti e Conson, ma ad ottobre i problemi fisici dei compagni gli permettono di trovare più spazio. Dimostra buone qualità nelle letture e nel gioco aereo, al netto di qualche imprecisione (specie in anticipo). Col passaggio alla difesa a tre trova la giusta collocazione, e fa un bel salto di qualità.

La protezione di due marcatori gli permette di giocare qualche metro più indietro, una situazione che gli permette di concentrarsi in una posizione quasi da libero, senza esporsi troppo in avanti. Con le assenze di Bove e Bacinovic Miceli diventa il primo riferimento per la costruzione di gioco, mostrando buonissime qualità palla al piede. A questo si aggiungono i gol segnati con Santarcangelo (all’87esimo, sull’1-1) e Triestina, tasselli importanti della stagione rossoblu.

Matteo PATTI 7

A differenza dei compagni di reparto, Patti mantiene un livello costante, nonostante qualche stop dovuto ai problemi fisici . A San Benedetto viene presentato come un “centrale tosto, cattivo, d’esperienza”, una descrizione che nel corso della stagione si rivelerà abbastanza fedele. Le sue doti tecniche e fisiche completano quelle dei compagni di reparto, rendendolo un giocatore importantissimo per la difesa rossoblu.

A inizio anno è l’unico punto fisso della difesa a quattro di Moriero, e resta tale anche dopo l’arrivo di Capuano. Col passaggio alla difesa a tre Patti viene caricato di responsabilità sempre maggiori, trovandosi a coprire più campo e con l’obbligo di gestire con continuità il possesso. Al netto di qualche (comprensibile) défaillance, il 32enne risponde sempre presente.

Davide DI PASQUALE 6

La scorsa stagione il classe ’96 si era rivelato uno dei giovani di maggior rendimento, mostrando qualità e sicurezza in un ruolo molto delicato. Nell’anno in cui doveva arrivare il salto di qualità Di Pasquale ha trovato pochissimo il campo, “coperto” da compagni di squadra più esperti di lui. Il difensore entra nelle rotazioni solo tra dicembre e febbraio, con Capuano, che decide di dargli spazio dopo l’infortunio di Patti.

Gioca sette partite consecutive da titolare, mettendo insieme buonissime prestazioni e (incredibilmente) una doppietta a spese della Fermana, in una delle migliori partite dell’annata rossoblu. Sembra potersi ritagliare maggiore spazio, ma dopo le partite con Fano e Sudtirol scompare nuovamente dal campo, riassaggiato solo nel finale di Samb-Piacenza.

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Terzini

Terzini Sambenedettese

Francesco RAPISARDA 8

Nel marasma del mercato invernale del 2017 arrivò a San Benedetto un variopinto nugolo di giocatori, composto da sconosciuti, mestieranti, giocatori a effetto e scommesse esotiche. Tra di loro c’era anche Rapisarda, uno di quei giocatori capaci di rivalutare un’intera sessione di mercato. In un anno e mezzo il terzino, da giocatore “di rendimento”, continuo e rassicurante, è passato ad essere un vero e proprio fattore. Il salto di qualità è arrivato con il cambio di modulo, che gli ha lasciato tutta la fascia destra a disposizione e un contesto tattico fatto per esaltare le sue qualità.

La scelta è vincente: Rapisarda diventa un dominatore della fascia destra, mostrando qualità tecniche e realizzative che non sembravano essere nelle sue corde. Segna 4 gol, tutti decisivi, tutti al Riviera: i pareggi con Pordenone e Gubbio, il vantaggio sul Teramo e il gol della sicurezza contro il Piacenza, in una delle gare più esaltanti della stagione rossoblu. La sua annata merita un racconto più esteso, che arriverà presto. Con la speranza di godercelo almeno un altro anno.

Simone MATTIA 6

Dopo la difficile esperienza dello scorso anno (la prima da professionista) il difensore inizia la stagione incassando la fiducia di società e tecnico, che decidono di spostarlo nel ruolo di terzino. L’inizio non è dei più semplici: le prime da titolare coincidono con le sconfitte contro Fermana e Padova, due macchie che perseguiteranno tutta la stagione dei rossoblu. Scomparso dal campo (gioca 57′ in tre mesi), il difensore torna titolare proprio contro la Fermana, da terzo centrale a destra, facendo una buonissima prestazione.

La concorrenza gli toglie la possibilità di confermarsi: troverà continuità solo tra aprile e marzo, dove alternerà ottime prestazioni (il rigore guadagnato col Vicenza, il gol a Bolzano) a partite meno positive (su tutte, quella di Pordenone). Nel finale di stagione non vede più il campo (troppo poco per dare mezzo voto in più).

Giovanni TOMI 6

Il ruolo di terzino sinistro è stato spesso una croce, per i rossoblu. Lo scorso anno la Sambenedettese ha alternato quattro giocatori: Di Pasquale (centrale), Pezzotti (esterno offensivo), Grillo (impalpabile) e N’Tow (perennemente infortunato). Quest’anno la società ha puntato su Tomi, presentatosi al Riviera con una punizione strepitosa. Sembrava l’inizio di una storia a lieto fine, ma la stagione ha preso velocemente una piega diversa.

Poche settimane dopo il terzino (lasciato in balia di Petrucci) ha finito per diventare il capro espiatorio della sconfitta con la Fermana, una situazione replicatasi con Renate e Vicenza (dove due rimpalli hanno finito per “giustificare” due gare gestite malissimo). Con l’arrivo di Capuano Tomi ha trovato un contesto tattico più congeniale, mettendo insieme prestazioni solide, assist e gol decisivi (con Ravenna e Triestina). L’errore di Bassano ha riportato il giocatore nella lista dei colpevoli, mettendo le premesse per la sua “dismissione” dalla fascia sinistra.

Irlian CEKA SV

Il suo arrivo dalla primavera della Lazio viene accompagnato da tantissime aspettative, rinfocolate dalle continue convocazioni nell’U21 albanese. Il classe ’98 non si vede mai, però: tolte le due presenze in Coppa, l’esterno sinistro gioca solo 82 minuti, quasi tutti racchiusi nelle partite con Padova (sostituzione al 55esimo) e Pordenone (17 minuti, chiusi con un’espulsione). Col senno di poi, sarebbe stato meglio trovare una vera alternativa sulla fascia sinistra.


Centrocampisti / 1

Centrocampisti Sambenedettese

Armin BACINOVIC 5.5

Nei suoi primi sei mesi a San Benedetto il centrocampista – pure se fuori forma – aveva mostrato sprazzi di qualità elevatissima, favorendo le aspettative per la stagione successiva. Nonostante alcune incognite la società gli dà le chiavi del centrocampo in mano e la fascia di capitano al braccio, chiedendogli di guidare la squadra.

La stagione è subito altalenante: alterna buone prestazioni (Feralpi, Reggiana) a partite molto opache (Renate, Fano), gare in cui vengono a galla le difficoltà tattiche dei rossoblu. Marcato spesso a uomo, con molto campo da coprire, lo sloveno si trova spesso in apnea. Con Capuano il centrocampista ritrova centralità, tornando decisivo. Nel finale dell’anno si intrecciano problemi tecnici e ambientali, che segnano la rottura con la società. Da capitano a “mercenario” il passo è stato breve, e forse un po’ eccessivo. Una delusione.

Kevin CANDELLORI SV

Per il classe ’96 è stata un’annata avara, con poco campo e tanta panchina. Nei primi mesi del 2017 gioca solo due partite, a metà ottobre (quella di coppa a Gubbio, dove è titolare e segna un gol) e fine dicembre (con la Fermana, a risultato già acquisito). Nella fase finale della stagione le assenze gli danno l’opportunità di vedere con più continuità il campo: gioca titolare due partite complicatissime, con Pordenone e Albinoleffe, dove mostra limiti (comprensibili, data la poca esperienza), e tanta voglia di fare.

Luca GELONESE 7

Arriva nell’indifferenza generale, viene preso di mira da alcuni tifosi che gli riservano tante critiche e pochi complimenti, ma alla fine – nella concitata stagione dei rossoblu, con due allenatori e quattro moduli diversi – Luca Gelonese è l’unico giocatore rimasto sempre insostituibile. A fine anno il centrocampista classe ’95 conta 38 presenze (34 da titolare) e una lunga serie di prestazioni positive.

Il suo è spesso un lavoro oscuro, a supporto di quei compagni che dovrebbero decidere le partite al posto suo. Quando è lui, ad affacciarsi sotto i riflettori, è sempre decisivo: inizia la stagione con il gol vittoria sulla Feralpi, segna il vantaggio a Reggio (innescando il secondo gol) e riequilibra le partite con Renate e Fano. Tasselli unici e decisivi, importantissimi per la stagione rossoblu.

Alessandro MARCHI 7.5

Come per Gelonese, il suo contributo alla squadra è spesso nascosto, e sempre decisivo. Arrivato a gennaio il centrocampista entra subito nei meccanismi, dando il la ad una grande stagione. La sua annata è una lunga maratona tra le due aree di rigore, dove contrasti, anticipi percussioni e recuperi assumono un valore speciale.

Gioca tutte le partite in cui è a disposizione, quasi sempre fino agli ultimi minuti, dando una sensazione di solidità e completezza a un centrocampo che (prima del suo arrivo) sembrava molto più fragile. Non a caso, con la sua assenza arrivano le due sconfitte più “dure” dell’esperienza Capuano, lo 0-4 subito dal Pordenone e la sconfitta interna con l’Albinoleffe. Nei playoff torna a pieno regime, dando nuova linfa a tutta la squadra. Protagonista nella vittoria sul Piacenza, tra i più vivi della doppia sfida coi cosentini. L’ultima rete stagionale porta la sua firma: un gol sofferto e caparbio, simbolo di un giocatore che non ha mollato mai.

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Centrocampisti / 2

Centrocampisti Sambenedettese

Gabriele BOVE 6.5

Il classe ’98 arriva a San Benedetto circondato da aspettative altissime, ma ci mette poco per convincere tutti: alla prima da titolare segna un gol spettacolare alla Feralpisalò, proprio sotto la Nord. Un biglietto da visita non male. Nella prima parte della stagione il centrocampista ha molto spazio: entra spesso a partita in corso, quando la pressione degli avversari si abbassa e c’è più libertà per giocare il pallone.

Quando viene “promosso” come titolare trova meno spazi, e mostra qualche difficoltà nelle ricezioni e nelle letture difensive. Per questo motivo, con Capuano cambia ruolo, giocando mezzala o interno nel centrocampo a due: protagonista nelle vittorie di Bergamo e Teramo, il giocatore scivola gradualmente nelle gerarchie, chiudendo in anticipo la stagione per infortunio. Torna titolare ai playoff, ma non riesce a confermare quanto fatto vedere a inizio anno. Per l’anno prossimo sarà una certezza da cui partire.

Nicola BELLOMO 7

Il suo è l’arrivo copertina del mercato invernale, un colpo tecnico e mediatico capace di colmare il vuoto lasciato dal fallimento di Troianiello. Il trequartista arrivava da un anno e mezzo difficile: dopo la retrocessione col Vicenza il giocatore aveva avuto un brutto impatto all’Alessandria, e aveva bisogno di ritrovare centralità e fiducia in una nuova piazza. San Benedetto gli dà tutto questo, e alla fine viene ricompensata.

Bellomo ci mette un po’, a carburare, ma fa valere l’attesa. La coppia formata da lui ed Esposito, sulla trequarti, è il segreto del momento migliore dell’annata, che però non dura abbastanza. Nel finale di stagione il giocatore torna in cattedra, e nella partita di ritorno col Piacenza mostra una delle prestazioni individuali migliori da qualche anno a questa parte.

Vittorio ESPOSITO 7

Arriva a San Benedetto accompagnato da aspettative incredibili: nei suoi anni da avversario il fantasista aveva stregato il Riviera con partite eccezionali e indistricabili, piene di chiaroscuri. Alla sua prima esperienza da professionista (nonostante i 28 anni) Esposito rappresentava un’incognita, ma i dubbi sono durati poco. Alla prima partita “vera” della stagione, con la Lucchese, il trequartista entra e decide la partita. È il primo passo della sua stagione forse migliore, quella della maturità.

Nella prima parte della stagione Esposito raccoglie il peso della manovra offensiva, rivelandosi fondamentale in un gioco altrimenti zoppicante. Con l’arrivo di Capuano il molisano perde centralità, ma ne guadagna come giocatore: migliora le sue letture di gioco e cresce a livello difensivo, influenzando il gioco sia in fase di costruzione che nella rifinitura. I problemi fisici ne compromettono il finale di stagione, togliendolo dal campo nel momento in cui contava di più.

Nicola VALENTE 7

L’esterno zeviano arriva a San Benedetto dopo un’ottima stagione a Siracusa, e conferma sin da subito le sue spiccatissime qualità. L’inizio è clamoroso: segna in coppa contro il Cesena, fa un altro gol all’esordio in campionato e mette a referto due assist contro la Feralpisalò, mettendo la firma in tutte le partite dei rossoblu. Nelle settimane successive scivola in panchina, ma non smette di essere decisivo.

Valente è il passepartout di molte partite, anche a gara in corso. Da subentrante risolverà quattro partite fondamentali, mettendo gli assist decisivi contro Mestre, Renate, Ravenna e Sudtirol. Moriero lo tiene spesso in panchina, ma non vi rinuncia mai (7 presenze su 13 da subentrante). Con Capuano trova più spesso la titolarietà, confermando qualità e spirito di sacrificio. Lo stesso che lo spinge a chiudere la stagione come quinto di centrocampo, in un 3-5-2 che ne snatura la posizione, ma non riesce a soffocarne le qualità.


Attaccanti

Attaccanti Sambenedettese

Alessio DI MASSIMO 6+

La sua seconda vita a San Benedetto è iniziata in modo diverso, più distante dai riflettori e con molto meno peso sulle spalle. Inizia la stagione con una doppietta in amichevole, un gol in coppa sulla Lucchese e il 2 a 0 al Gubbio, dando l’impressione di un giocatore più maturo e decisivo. Le promesse, però, non verranno mantenute.

Dopo l’ottimo inizio l’attaccante finisce in panchina in favore di Troianiello, giocando titolare solo nelle sconfitte con Fermana, Padova, Vicenza e Sudtirol. Con Capuano il rendimento migliora, ma non convince: l’attaccante ha qualche squillo (Pordenone, Renate, Santarcangelo), ma troppi passaggi a vuoto, facendo qualche passo indietro. L’ultima da titolare è la partita con l’Albinoleffe: sbaglia tantissimo, viene sommerso dai fischi ed esce dal campo fingendo un infortunio. Da lì in poi gioca solo il secondo tempo di Trieste, e una manciata di minuti ai playoff.

Francesco STANCO 6.5

Le aspettative erano probabilmente eccessive: dopo 5 mesi senza partite l’attaccante ha avuto bisogno di tempo, per ritrovare il ritmo, e non è riuscito a dare il giusto apporto. Era chiamato a dare il salto di qualità, ci riesce solo a tratti: alla prima da titolare guadagna il rigore della vittoria col Santarcangelo, la settimana dopo segna il gol decisivo sul Renate, ma poi ha un calo fisiologico.

Dopo qualche partita sottotono si fa risentire con Ravenna e Teramo (due gol fondamentali), ma non riesce a rallentare il calo della sua squadra, chiudendo la stagione con alcune partite deludenti. Dopo il pessimo esperimento di Piacenza (doppio centravanti) l’attaccante lascia il posto a Bellomo, tornando in campo solo per pochi minuti (e a risultato già compromesso).

Luca MIRACOLI 7.5

Negli ultimi anni il ruolo di “centravanti della Sambendettese calcio” è entrato a pieno titolo nella lista dei lavori usuranti, un gradino sotto quelli di “asportatore di amianto”“sindaco di Roma Capitale”. Dopo aver maciullato Fioretti, Bernardo e Sorrentino nel giro di un anno l’onere è passato a Luca Miracoli, che ha avuto le spalle abbastanza larghe da sostenere sia il peso dell’attacco che quello delle critiche.

La sua stagione è sotto gli occhi di tutti: in una squadra senza particolare vocazione offensiva l’attaccante è riuscito a mettere insieme 13 gol e 2 assist, mostrando qualità e sacrificio anche nel gioco spalle alla porta. Le partite fondamentali della stagione portano tutte la sua firma: dalle storiche vittorie di Reggio e Bergamo al pareggio di Padova, passando per i “derby” con Teramo e Fermana. Chiude la stagione (e la sua esperienza a San Benedetto) segnando 3 gol (su 5) ai playoff: e se ne va a testa altissima.


Allenatori

Allenatori Sambenedettese

Francesco MORIERO 5

Alla presentazione annuncia di voler imparare una squadra dal gioco offensivo, che faccia sempre e comunque la partita. Una dichiarazione d’intenti che infiamma i tifosi, ma non riesce a essere tradotta sul campo di gioco. La sua Sambenedettese è una squadra intensa e incostante, ambiziosa e immatura, incapace di andare oltre la forza delle sue individualità.

L’inizio di campionato si è vissuto su questi saliscendi: dalla convincente vittoria col Modena al “trauma” di Fermo, dall’immeritata vittoria sulla Feralpi all’immeritata sconfitta con il Padova. La Samb domina a Reggio e soffre in casa con Fano e Santarcangelo (le ultime della classe). Dopo la sconfitta di Vicenza i rossoblu fanno una prestazione desolante col Sudtirol, in una partita che il tecnico sembra aver già dato per persa (resterà seduto per tutto il secondo tempo, facendo un solo cambio).

Dopo l’assurdo allontanamento dalla panchina (prima dimissioni, poi esonero) il tecnico sembrava ormai lontano, ma viene chiamato a riprendere la squadra in un momento complicatissimo. La sua ultima Samb ha gli stessi tratti di quella vista a inizio anno: le prime due partite (a Trieste e Piacenza) sono sconfortanti, la spettacolare vittoria al Riviera riaccende gli animi, la doppia sconfitta col Cosenza – anche sul piano tattico – segna il tramonto della stagione.

Ezio CAPUANO 7.5

Il tecnico campano arriva in una squadra che sembrava alla deriva e la rivolta come un calzino, dando un’impronta nuova e riconoscibile già nella partita d’esordio (tre giorni dopo il suo arrivo). Il carattere e i principi visti in quel posticipo invernale sono rimasti per tutta la sua esperienza a San Benedetto del Tronto. Un’esperienza folle ed esaltante, passata tra incensamenti, processi, riabilitazioni e damnatio memoriae.

La valutazione va fatta sul campo, l’unico elemento neutrale: e lì Capuano (al di là di certe, fantasiose, statistiche) ha fatto benissimo. Con lui la squadra è riuscita ad andare oltre le proprie qualità e i propri limiti, trasformandosi in un gruppo forte, capace di esaltare le capacità dei singoli (e non viceversa).

L’ha fatto mostrando un gioco non esaltante, ma solido e definito, impreziosito da un’organizzazione maniacale, che non ha mai lasciato la squadra impreparata. Alcune partite sono stati capolavori tattici, e aiutano a relativizzare i passaggi a vuoto con Mestre, Bassano e Pordenone (partite influenzate anche da fattori esterni). Il deterioramento del rapporto con la società ha portato ad un esonero comprensibile, ma che sarebbe stato più giusto a gennaio che ad aprile.

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