Sudtirol-Samb: dolorosa, ma giusta

Analisi: Sudtirol-Samb

L’ultima partita dei rossoblu è anche quella che ne riassume i problemi. L’analisi tattica di Sudtirol-Samb


Nel tragitto da San Benedetto a Bolzano, attraverso il diluvio, molti tifosi avranno forse pensato alle tante bufere della stagione rossoblu, e alle tante risposte che hanno permesso alla squadra di uscirne sempre indenne – malconcia, ma indenne. Sette mesi fa, dopo la desolante sconfitta di Ravenna, i rossoblu riuscirono a battere in rimonta l’Imolese, allontanando immediatamente l’incubo dell’ultimo posto; stesso discorso un mese dopo, quando la pericolosa partita contro la Feralpi si risolse nel primo dei dodici risultati utili consecutivi.

In questa stagione di alti e bassi, l’unico filo rosso era rappresentato proprio dai grandi ritorni della Samb, capace di reagire ogni volta che il campionato la metteva spalle al muro. La rimonta col Teramo alla prima del 2019, la vittoria con la Ternana dopo 6 partite senza vittorie, il pareggio a Salò dopo il poker del Vicenza. È successo anche nel finale di stagione, quando i playoff sono andati in pericolo: tre gol all’Albinoleffe, altri tre gol al Gubbio.

Anche per questo motivo, nell’avvicinamento alla partita i tifosi hanno coltivato le loro aspettative, nella speranza di un’ultima grande sorpresa. Prima della partita Magi aveva dato la carica, ricordando il momento positivo della Samb e quello negativo del Sudtirol, che nell’ultima giornata – mentre i rossoblu vincevano 3 a 1 a Fermo – prendevano 3 gol in casa contro il Monza.

Le conferme di Magi, i cambi di Zanetti

La buona prestazione con la Fermana ha convinto Magi a confermare in blocco la squadra (inserimento di Ilari a parte), senza affrettare il rientro di Gelonese, Rocchi e Cecchini; dall’altra parte Zanetti ha deciso di tornare al 4-3-3, con lo spostamento di Tait a centrocampo (al posto di Fink, infortunato) e Turchetta-Romero-Lunetta nel tridente di attacco.

Nella conferenza stampa prepartita Magi aveva rimarcato l’importanza di tenere in piedi la gara fino all’ultimo, senza farsi prendere dalla frenesia. Sin dai primi minuti i rossoblu hanno provato a controllare il possesso, cercando di non scoprirsi troppo in transizione.

Questo si traduceva in una fase di possesso abbastanza lineare, almeno nelle intenzioni: in fase di uscita i tre centrali – aiutati dai mediani – cercavano di liberare lo spazio per giocare in verticale, dove i rossoblu avevano sempre quattro giocatori pronti a occupare il campo in ampiezza: Rapisarda si alzava sulla fascia destra, Ilari al centro, Stanco e Di Massimo si alternavano a sinistra.

Palla in verticale per Rapisarda, il giocatore più avanzato; Di Massimo, Ilari e Stanco occupano il campo in tutta la sua ampiezza, creando un 4 vs 4 coi difensori del Sudtirol

Nel primo tempo gli ospiti hanno giocato anche a favore di vento, un fattore tutt’altro che trascurabile. I rossoblu avrebbero voluto sfruttarlo a loro favore, ma dopo il tiro di Celjak al settimo minuto (deviato da un difensore) hanno smesso di minacciare la porta di Nardi, che ha passato il resto del primo tempo quasi inoperoso.

L’organizzazione del Sudtirol

Gran parte del merito va ai padroni di casa, autori di un primo tempo difensivamente perfetto. Conscia delle possibili difficoltà della gara, la squadra di Zanetti ha deciso di giocare d’anticipo, pressando gli avversari sin nella loro trequarti, nel tentativo di soffocarne l’azione sul nascere.

In fase di non possesso i due esterni di attacco restavano sulla verticale di Fissore e Rapisarda, a presidio della fascia, mentre Tait e Morosoni prendevano in consegna il centrale in possesso, nel tentativo di schermarne il passaggio verso il centro. L’obiettivo del Sudtirol era chiaro: lasciare meno spazio possibile ai centrali, bloccare il centro, e costringerli al lancio lungo. Una scelta rischiosa, ma efficace.

Morosini e poi Turchetta pressano anche con la postura, coprendo al meglio l’eventuale passaggio verso il centro; se la palla passa arriva Tait, che accorcia dalla fascia opposta

Per tutto il primo tempo la Samb sarà costretta a girare palla da una fascia all’altra, finendo quasi sempre per cercare il lancio lungo verso Stanco o Rapisarda. La partita di Celjak, in questo senso, è sintomatica: il centrale croato è tra i più sollecitati, ma si trova spesso tra la pressione di Morosini e Turchetta, riducendosi a rilanciare alla cieca. Stesso discorso per Signori e Caccetta, che per tutto il primo tempo non riusciranno mai a ricevere e girarsi a campo aperto.

La pressione alta ha permesso ai padroni di casa di recuperare palla agevolmente, tenendo la palla molto lontana dalla porta. Per buona parte del primo tempo i rossoblu fanno molta fatica ad aprirsi il campo, e non a caso l’unica azione pulita arriva solo al 30esimo, quando Rapisarda – spezzata la doppia pressione di De Rose e Fabbri – riesce a servire Ilari a campo aperto. Il centrocampista arriva sulla trequarti e serve il taglio di Di Massimo, ma trova un grande intervento difensivo di Vinetot.

Rapisarda spezza la pressione, Stanco apre la difesa, Di Massimo si inserisce dopo uno scatto di 80 metri: tre grandi azioni individuali. Ilari ha l’intuizione giusta, ma Vinetot blocca tutto

Pressione e contropressione

Le difficoltà convincono la squadra di Magi a concentrarsi sulla fase di non possesso, alzando gradualmente la linea di pressione. Inizialmente la squadra di Magi aveva scelto un atteggiamento abbastanza codificato: Caccetta, Signori e Ilari cercavano di isolare il centrocampo, con il trequartista rossoblu a uomo sul mediano De Rose, mentre Stanco e Di Massimo schermavano il passaggio verso i terzini, prendendo come riferimento i due centrali.

L’idea era quella di bloccare la costruzione bassa dei tirolesi, per costringerli a rallentare l’azione e magari ripartire da posizione avanzata. Un atteggiamento per alcuni versi anticipato dalla squadra di Zanetti, che già dai primi minuti decide di giocare più in verticale possibile, cercando direttamente i tre attaccanti. In questo modo i padroni di casa saltavano la prima pressione, e una volta persa palla potevano attaccare ancora una volta in pressing, ancora più pericolosamente, sfruttando la superiorità numerica in zona palla.

Appena possibile il Sudtirol gioca palla avanti, e appena persa palla va in pressing

Per superare l’impasse i rossoblu decidono di aumentare il ritmo alzando ancora più giocatori in pressione, nel tentativo di non concedere al Sudtirol la possibilità di giocare palloni puliti in avanti. Dopo la prima mezz’ora i rossoblu riescono a recuperare un paio di palloni alti, e altri ne fanno sprecare agli avversari, ma alla lunga viene fuori la migliore qualità individuale dei padroni di casa, che nel finale del primo tempo – grazie alle fiammate di Turchetta, Morosini e Lunetta – sfiora più volte l’uno a zero.

I cambi di Magi

Ad inizio ripresa, con il risultato ancora fermo sullo 0 a 0, Di Massimo e Caccetta lasciano il posto a Russotto e Bove, due giocatori “di possesso” che anticipano il nuovo atteggiamento della Sambenedettese. Da lì in poi la squadra di Magi decide di alzare il baricentro, avvicinando Ilari al fianco di Stanco, e alzando entrambi gli esterni sulla linea offensiva. A legare il possesso c’era Russotto, che partiva largo e basso sulla sinistra per ricevere e smistare il gioco, cercando di pescare i quattro giocatori sulla linea offensiva.

Una soluzione particolare, che già in passato si era dimostrata uno dei migliori grimaldelli offensivi della Samb, sia con Magi che con Roselli. Stavolta non basta: il Sudtirol non si fa trovare impreparato, e già dai primi minuti alza forte la pressione su Russotto, isolandolo dal resto della squadra. Senza l’apporto dell’ex Catania la Samb fa molto fatica, e le distanze tra difesa e attacco diventano improvvisamente enormi.

I giocatori del Sudtirol isolano Russotto, spezzando in due la Sambenedettese

Il cinismo del Sudtirol

I rossoblu riescono comunque ad alzare il baricentro, ma “senza” Russotto – e con un Bove molto opaco – il possesso è quasi esclusivamente orizzontale, con il Sudtirol ben coperto a difesa della propria area di rigore. Col passare dei minuti il bisogno di un gol diventa sempre più impellente, e i rossoblu fanno l’errore di sbilanciarsi.

Il Sudtirol non chiedeva altro, e alla prima occasione utile guadagna il rigore che decide la partita. Nella grande azione di Morosini (che corre 70 metri in contropiede, saltando tre avversari come birilli) sta tutta la differenza tra le difficoltà della Samb e la freschezza – mentale, oltre che fisica – del Sudtirol, che dopo 72 minuti di attesa si fa trovare pronta nel momento giusto.

L’azione che decide i playoff, pochi secondi prima dell’ingresso di Calderini

Senza lieto fine

Dopo tante speranze, più o meno fondate, la stagione dei rossoblu si è chiusa secondo pronostico, e non c’è neanche troppo da recriminare. Alla fine non restano che le solite sciocche polemiche del post-partita, le stesse che hanno accompagnato Magi e Roselli per tutto il corso dell’anno. Critiche spesso ingenue, e altre volte meschine, da parte di persone che ancora oggi – dopo un campionato di dimostrazioni – continuano a credere alle fantasie di una squadra superiore alla realtà dei fatti.

Una sopravvalutazione ingiusta e deleteria, che non rende merito alle difficoltà e al lavoro di una squadra che – nonostante le tante difficoltà, interne ed esterne – ha provato fino all’ultimo a rispettare le aspettative. A Bolzano la Samb ci ha provato in tutti i modi, con le lacune e le difficoltà che tanto spesso le abbiamo riconosciuto. Alla fine è passata la squadra migliore. Accusare questo o quel giocatore, o il tecnico, è semplicemente una violenza.

La stagione è conclusa, e a questo punto le valutazioni campate per aria e i “potrebbe essere” dovrebbero lasciare il posto a un po’ di autocritica.

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